Le rinnovabili volano, ma la domanda di elettricità sale vertiginosamente nelle economie avanzate a causa di data center e intelligenza artificiale

  • Postato il 12 novembre 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo più di un anno di pressioni da parte dell’amministrazione Usa guidata da Donald Trump, affinché pubblichi scenari più favorevoli ai combustibili fossili, l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) presenta l’edizione 2025 del World energy outlook (Web), la più autorevole fonte globale di analisi e proiezioni sull’energia. E per la prima volta dopo cinque anni, reintroduce il Current policies scenario (Cps), basato su politiche e normative attuali e, quindi, meno ambizioso sul fronte della transizione energetica. Questa proiezione si aggiunge allo Scenario sulle politiche dichiarate (Steps), che considera anche l’applicazione di politiche presentate ma non ancora adottate e quello delle Emissioni Nette Zero entro il 2050 (Nze), che adotta un approccio diverso, descrivendo un percorso per ridurre le emissioni. Nessuno dei tre scenari, sottolineano gli autori, è una previsione. In tutti e tre, però, anche quello in cui l’azione globale per il clima si ferma (Cps), le rinnovabili crescono più rapidamente di qualsiasi altra fonte energetica principale, guidate da un’impennata di energia solare a basso costo in diverse regioni, tra cui il Medio Oriente e l’Asia, rendendo “inevitabile” la transizione dai combustibili fossili, un impegno preso alla Cop di Dubai del 2023, ma che molti Paesi oggi vorrebbero dimenticare.

Come cambia il futuro dei combustibili fossili (e quello delle emissioni)

Nello scenario Cps, quindi, la domanda di petrolio e gas naturale continua a crescere fino al 2050, anche se il declino del carbone inizia prima della fine di questo decennio. Nello scenario Steps, invece, l’uso del carbone raggiunge il picco prima e la domanda di petrolio si appiattisce entro la fine del decennio, mentre quella di gas naturale – a differenza di quanto riportato nel report dello scorso anno – continua a crescere nel prossimo decennio, principalmente a causa dei cambiamenti nelle politiche Usa e dei prezzi più bassi del gas. Ma sarà comunque destinata ad aumentare solo del 10% rispetto ai livelli attuali. Nello scenario Nze, infine, un’implementazione molto più rapida di una gamma di tecnologie a basse emissioni porta cali della domanda di tutti i combustibili fossili. Sebbene la domanda di servizi energetici sia simile in tutti gli scenari, a variare è la quantità di energia necessaria per soddisfarla. Nello scenario Cps aumenta nel 2035 del 15% rispetto ad oggi, nello scenario Steps sale dell’8%, mentre nel terzo scenario diminuisce. Queste variazioni riflettono le differenze nel mix energetico: i percorsi più elettrificati e ricchi di rinnovabili utilizzano anche meno energia evitando il calore di scarto dalla combustione delle fonti fossili. Di fatto, la traiettoria delle emissioni nel primo scenario è coerente con un riscaldamento di quasi 3 °C entro il 2100, mentre livelli più bassi di emissioni nello scenario Steps lo mantengono a circa 2,5 °C, leggermente più alto di quello dello scenario Nze, dove il riscaldamento raggiunge il picco intorno al 2050 a circa 1,65 °C e diminuisce lentamente dopo, in gran parte – va sottolineato – attraverso la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera.

Gas: i dubbi sulla destinazione del Gnl. Entro il 2030 l’offerta salirà del 50%

Tutti gli scenari indicano un’ampia disponibilità di petrolio e gas a livello mondiale nel breve termine. I mercati petroliferi riflettono già questa situazione, con l’attuale fragilità geopolitica e i prezzi del petrolio tra i 60-65 dollari al barile. “Un analogo allentamento degli equilibri di mercato per il gas naturale sembra imminente – spiega il report – con l’entrata in funzione di nuovi progetti di esportazione di gas naturale liquefatto”. Le decisioni di investimento per i nuovi progetti di Gnl hanno subito un’impennata nel 2025, aggiungendosi all’ondata di offerta di gas naturale prevista per i prossimi anni. Entro il 2030 è prevista l’entrata in funzione di circa 300 miliardi di metri cubi di nuova capacità annuale di esportazione di Gnl, con un aumento del 50% dell’offerta globale. Circa la metà della nuova capacità sarà costruita negli Stati Uniti e un altro 20% in Qatar. La domanda di gas naturale è stata rivista al rialzo nel report di quest’anno “ma rimangono ancora dubbi – scrivono gli autori – sulla destinazione di tutto il nuovo Gnl”. E nell’analisi si sottolinea che “l’allentamento degli equilibri di mercato a breve termine per petrolio e gas non è motivo di compiacimento”. Entrambi i mercati rimangono esposti ai rischi geopolitici “e una crescita più rapida della domanda – in risposta a politiche di transizione energetica più deboli o a prezzi più bassi – potrebbe erodere rapidamente le riserve”. L’offerta di petrolio e gas provenienti dai progetti esistenti, inoltre, è più che in grado di soddisfare la domanda in uno scenario in cui il riscaldamento è limitato a 1,5°C. Non sarebbero necessari nuovi progetti.

Il nodo della sicurezza energetica

Non è un caso se l’Agenzia internazionale per l’energia lancia un monito riguardo alle minacce sempre più pressanti per la sicurezza energetica e i rischi crescenti su una gamma di combustibili e tecnologie senza precedenti. Tutti elementi che portano l’energia al centro delle tensioni geopolitiche. L’ultima edizione del World Energy Outlook sottolinea la necessità per i governi di lavorare per una maggiore diversificazione delle forniture e una maggiore cooperazione reciproca. “Se guardiamo alla storia del mondo dell’energia negli ultimi decenni, non c’è un altro momento in cui le tensioni sulla sicurezza energetica hanno riguardato così tanti combustibili e tecnologie contemporaneamente – ha dichiarato il direttore esecutivo dell’agenzia, Fatih Birol – una situazione che richiede lo stesso spirito e la stessa attenzione che i governi hanno dimostrato quando hanno creato l’Agenzia internazionale dell’Energia dopo lo shock petrolifero del 1973”. Nel frattempo, circa 730 milioni di persone vivono ancora senza elettricità e quasi 2 miliardi utilizzano metodi di cottura dannosi per la salute umana. Vivono in aree critiche, dove è più difficile accedere all’energia e fare fronte ai problemi legati al cambiamento climatico. E l’analisi mostra che il mondo supererà 1,5°C di riscaldamento in qualsiasi scenario, compresi quelli con riduzioni molto rapide delle emissioni.

I paesi emergenti plasmeranno il mercato dell’energia

In tutti gli scenari è evidente il crescente bisogno di servizi energetici nei prossimi decenni, con una domanda in aumento per mobilità, riscaldamento, raffreddamento, illuminazione e altri usi domestici e industriali, e sempre più per i servizi legati ai dati e all’intelligenza artificiale. Un gruppo di economie emergenti – guidato dall’India e dal Sud-est asiatico e affiancato da Paesi del Medio Oriente, dell’Africa e dell’America Latina – è destinato a plasmare le dinamiche del mercato energetico. Insieme, queste aree, raccolgono il testimone dalla Cina, che ha rappresentato la metà della crescita della domanda globale di petrolio e gas e il 60% della crescita della domanda di elettricità dal 2010, anche se nessun Paese o gruppo di Paesi si avvicina a replicare l’ascesa ad alta intensità energetica di Pechino. Non solo: entro il 2035, l’80% della crescita del consumo di energia si verifica in regioni con irradiazione solare di alta qualità. Questo è in netto contrasto con l’ultimo decennio, quando le regioni solari medio-basse hanno guidato la metà della crescita e spiega la rapida adozione delle tecnologie solari negli scenari.

Le rinnovabili: più progetti nei prossimi 5 anni che negli ultimi 40

Sebbene il ritmo vari tra i diversi scenari, in tutti le energie rinnovabili crescono più velocemente di qualsiasi altra fonte energetica principale, guidate dal solare fotovoltaico. Si prevede che verranno realizzati in tutto il mondo più progetti nei prossimi cinque anni di quanti ne sia stati lanciati negli ultimi 40 anni. Un aumento che “potrebbe soddisfare quasi tutto il crescente appetito del mondo per l’elettricità”. Come influirà la politica di Trump, che ha tolto il sostegno alle energie rinnovabili degli Stati Uniti? “Nello scenario Steps, gli Stati Uniti avranno circa il 30% in meno di energia solare entro il 2035 rispetto a quanto previsto lo scorso anno”. Un altro elemento comune a tutti gli scenari è la rinascita dell’energia nucleare, con investimenti in aumento sia nei tradizionali impianti su larga scala che nei nuovi progetti, compresi i piccoli reattori modulari. Dopo oltre due decenni di stagnazione, la capacità nucleare globale è destinata ad aumentare di almeno un terzo entro il 2035.

La domanda di elettricità vola: “I dati sono il nuovo petrolio”

La domanda di elettricità cresce molto più rapidamente del consumo energetico complessivo. Sale di circa il 40% al 2035 negli scenari Cps e Steps e di oltre il 50% nello scenario Nze. La spesa per la fornitura di elettricità e l’elettrificazione degli usi finali rappresenta già la metà degli attuali investimenti energetici globali. Oggi l’elettricità rappresenta circa il 20% del consumo finale di energia a livello globale, ma è la fonte principale di energia per la maggior parte delle famiglie e per settori che rappresentano oltre il 40% dell’economia globale. Ma, in controtendenza rispetto all’ultimo decennio “l’aumento del consumo di elettricità non è più limitato alle economie emergenti e in via di sviluppo”. La crescita vertiginosa della domanda da parte dei data center e dell’intelligenza artificiale sta contribuendo ad aumentare il consumo di elettricità anche nelle economie avanzate: gli investimenti globali nei data center raggiungeranno i 580 miliardi di dollari nel 2025, più dei 540 miliardi spesi per l’approvvigionamento globale di petrolio. Una questione cruciale per la sicurezza energetica nell’era dell’elettricità, però, è la velocità di realizzazione di nuove reti, stoccaggio e altre fonti di flessibilità del sistema elettrico. Gli investimenti nella generazione di energia elettrica sono aumentati di quasi il 70% dal 2015, ma la spesa annuale per le reti è cresciuta a meno della metà di questo ritmo.

Vecchi e nuovi approvvigionamenti. La Cina e i minerali strategici

In un contesto di sicurezza energetica sempre più complesso, che abbraccia un’ampia gamma di combustibili e tecnologie, i rischi energetici tradizionali che riguardano la sicurezza dell’approvvigionamento di petrolio e gas sono ora accompagnati da vulnerabilità in altri settori, in particolare nelle catene di approvvigionamento dei minerali strategici. Il nodo principale è rappresentato dal fatto che un singolo Paese, la Cina, è il principale raffinatore per 19 dei 20 minerali strategici legati all’energia, con una quota di mercato media di circa il 70%. E i minerali in questione sono fondamentali per reti elettriche, batterie e veicoli elettrici, oltre a svolgere un ruolo cruciale nei chip AI, nei motori a reazione, nei sistemi di difesa e in altre industrie strategiche. La concentrazione geografica nella raffinazione è aumentata per quasi tutti i minerali energetici chiave dal 2020, in particolare per nichel e cobalto. L’inversione di questo processo sarà lenta e richiede un’azione più decisa da parte dei governi.

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