Le promesse mancate del Giubileo 2025

  • Postato il 15 agosto 2025
  • Di Panorama
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La promessa non è stata mantenuta. O almeno non del tutto. Il 2025 doveva essere l’anno delle grandi opportunità, della ricchezza pronta a inondare le strade della Capitale. Lo aveva detto, a novembre, anche l’Osservatorio sull’economia del turismo delle Camere di commercio: il Giubileo avrebbe portato circa 35 milioni di «arrivi» a Roma (con una media di quasi 3 milioni al mese). Il tutto con una spesa stimata di circa 17 miliardi di euro. E a dividersi la fetta più grande della torta sarebbero state le strutture ricettive disseminate nella Città eterna.

Pellegrini sì, ma low cost

Così per mesi i giornali hanno raccontato di una corsa dei romani a ristrutturare per riadibire gli appartamenti sfitti in case vacanza e bed and breakfast. I primi otto mesi dell’Anno Santo hanno però raccontato una storia molto diversa. Secondo i dati raccolti dall’Università del Sacro Cuore, da gennaio a maggio sono arrivati 5,5 milioni di pellegrini (quando per il ministero del Turismo ne erano previsti circa 15 milioni). In pratica un terzo.

La falsa equivalenza tra pellegrino e turista di lusso

Ma c’è anche un altro punto. Perché in un eccesso di ottimismo si è finito per far coincidere la figura del viaggiatore religioso con quella del turista heavy spender, ossia quello pronto a spendere e a spandere pur di avere comfort e trattamenti esclusivi. I soggiorni dei pellegrini sono stati invece brevi (per lo più due o tre notti) e frugali. In molti hanno cercato accoglienza nelle strutture religiose o addirittura fuori dai confini della città, in modo da pagare il meno possibile.

Il Giubileo dei Giovani non salva la stagione

Uno scenario ripetuto anche con il Giubileo dei Giovani che, fra il 28 luglio e il 4 agosto, ha portato a Roma un milione di ragazzi, circa il doppio di quelli previsti inizialmente. E anche in questo caso i pellegrini hanno trovato ospitalità altrove: nelle parrocchie, nelle scuole, nelle strutture sportive e in alcune case private dove le famiglie si erano offerte di accoglierli in forma gratuita o quasi. Così, se l’offerta è cresciuta a dismisura, la domanda è rimasta stabile rispetto al 2024. Il risultato è facilmente comprensibile: molti appartamenti sono rimasti vuoti, mentre quasi tutti gli host sono stati costretti ad abbassare i prezzi per attrarre gli ospiti.

I numeri che raccontano il calo

Già a febbraio gli annunci attivi sui siti per gli affitti brevi erano 19.988, ossia l’8,7 per cento in meno rispetto a gennaio. In più, secondo i dati raccolti dall’ufficio studi di Locare, in collaborazione con l’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab), nel primo trimestre dell’anno il tasso di occupazione degli alloggi adibiti a case vacanza o bnb è crollato dall’81 per cento al 72.

Tariffe in picchiata anche in centro

La tendenza negativa, tuttavia, è stata ignorata da chi non aveva ancora finito le ristrutturazioni e voleva comunque confrontarsi con quella che era stata descritta come una vera gallina dalle uova d’oro. Così a maggio del 2025 AirDna ha contato circa 22.939 annunci online (che riguardavano l’1,6 per cento di tutte le case presenti a Roma), con una tariffa media di 159 euro a notte nel quartiere di San Giovanni. Il problema è contenuto proprio in quelle due parole: «tariffa media». Il calo dei prezzi ha riguardato tutti, non solo gli annunci per le strutture situate più in periferia e quindi meno attrattive per i turisti.

Roma tra le capitali più economiche d’Europa

A Ferragosto il tasso di occupazione su Booking.com per Roma è del 77 per cento. Per una casa da sessanta metri quadrati a Porta Pia, quindi esattamente al ridosso del centro, una coppia può spendere appena 80 euro. Nella zona compresa fra il Vaticano e Prati, invece, qualcuno si è spinto ancora oltre, arrivando a chiedere solo 50 euro a notte. La parola d’ordine è ribassare, scontare, dare l’idea ai potenziali clienti di poter trovare un affare. Proprio per questo Roma potrebbe diventare una delle capitali europee con i soggiorni più economici. Nello stesso periodo di riferimento, per una sistemazione a Londra situata a due chilometri dal centro non bastano 250 euro a notte. A Parigi e Berlino non si scende sotto i 150, a Madrid si è sopra i 130. Mentre per alloggiare due notti a quasi quattro chilometri dal centro di Copenaghen bisogna sborsare più di 700 euro.

Margini ridotti all’osso

«Il Giubileo ha impattato pochissimo sul numero delle nostre prenotazioni», ci dice Carlo, host di una struttura situata all’Esquilino, «il giro d’affari è rimasto invariato. In più non abbiamo ospitato neanche un pellegrino». Le tinte del quadro sono piuttosto cupe. Anche perché il problema non è solo attrarre gli ospiti. Le spese che sono chiamati a sostenere gli host sono così pesanti da ridurre all’osso i ricavi.

Commissioni e tasse che divorano i ricavi

Per prima cosa su ogni prenotazione va pagata la cedolare secca (21 per cento per la prima struttura) allo Stato. Poi ci sono le commissioni. Nelle città d’arte Booking.com applica una tariffa al padrone di casa del 18 per cento. A cui si deve aggiungere l’1,5 per cento di «gestione» solo per inviare il denaro al proprietario. In pratica il 40,5 per cento del ricavo è già andato bruciato. Airbnb permette invece di «condividere» la commissione fra host (4 per cento) e ospite (10 per cento) consentendo così al titolare dell’annuncio di applicare prezzi leggermente più bassi. In più su questi siti non è possibile spendere denaro per pubblicizzare l’annuncio. Per «smuovere» le acque bisogna dar vita sempre a nuove promozioni. Oppure, come nel caso di Booking, si può comprare visibilità aumentando fino al 30 per cento le commissioni per la piattaforma.

Spese fisse e sorprese amare

Un’altra spesa corposa riguarda le pulizie, il lavaggio e la stiratura delle lenzuola e della biancheria. Molti proprietari hanno iniziato a farsele da soli pur di risparmiare, ma chi deve affidarsi a società apposite può arrivare a pagare anche 20 euro. In più ogni host si trova a pagare wi-fi, luce, gas, spese di condominio, assicurazione (obbligatoria), Imu e Tari. Senza dimenticare la manutenzione e i danni all’appartamento. Non tutti gli ospiti sono educati e spesso ci si ritrova a fare i conti con «sorprese» spiacevoli o semplicemente disgustose. «Ho affittato la casa per tre notti a quattro tedeschi» dice Fabrizio, host in zona piazza Fiume, «hanno pagato un appartamento da 80 metri quadri in una villetta stile Liberty quanto un ostello. Quando sono andati via ho notato che si sono soffiati il naso su almeno tre pareti e hanno appiccicato cinque gomme da masticare sui muri. Non solo ci ho rimesso, ma mi hanno anche lasciato una recensione negativa dicendo che avevano pagato troppo».

Dal sogno all’incubo

È un calvario dal quale molti stanno scappando. Solo ad aprile, secondo i dati di Locare, i contratti di affitto a lungo termine sono aumentati del 16 per cento. Segno che il sogno di arricchirsi grazie al Giubileo si sta trasformando in incubo.

Autore
Panorama

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