Le Pen non si arrende e attacca i giudici: "Pratiche da regimi autoritari"
- Postato il 31 marzo 2025
- Di Agi.it
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Le Pen non si arrende e attacca i giudici: "Pratiche da regimi autoritari"
AGI - Marine Le Pen non intende arrendersi e definisce una "sentenza politica" la condanna per appropriazione indebita che le impedirebbe, al momento, di correre alle elezioni presidenziali francesi del 2027. Intervenuta a Tf1, la leader del Rassemblement National ha accusato il tribunale penale di Parigi di aver commesso una "violazione completa dello Stato di diritto" con un verdetto che "priva milioni di francesi del candidato che oggi è considerato favorito" e assicura che non si ritirerà "in alcun modo" dall'attività politica.
La cinquantaseienne è stata condannata a quattro anni di carcere (in concreto, rischia due anni di arresti domiciliari) e, con efficacia immediata, a cinque anni di ineleggibilità per aver retribuito con fondi del Parlamento europeo i dipendenti del suo partito tra il 2004 e il 2016. Sono stati condannati anche gli altri 24 imputati coinvolti nel processo.
"Oltre al rischio di recidiva, la corte ha tenuto conto della grave minaccia all'ordine pubblico, in questo caso il fatto che una persona condannata in primo grado sia candidata alle elezioni presidenziali", ha spiegato la presidente della corte, Bènèdicte de Perthuis. Il magistrato, secondo Le Pen, ha però applicato di proposito la pena più dura per impedirle di presentarsi a un appuntamento con le urne dove, stavolta, non avrebbe incontrato Emmanuel Macron, che non può ricandidarsi. "Si tratta di pratiche che pensavamo fossero riservate ai regimi autoritari", ha aggiunto la donna che ha normalizzato l'estrema destra francese dopo averne ereditato la guida dal padre Jean-Marie.
Le Pen ha ricevuto un importante assist dal Dipartimento di Stato degli Usa, la cui portavoce, Tammy Bruce, ha definito "preoccupante" la sua "esclusione dal processo politico" e ha accostato la vicenda alla "guerra legale" mossa contro il presidente americano Donald Trump. Elon Musk, da parte sua, ha parlato di un abuso del "sistema legale" da parte della "sinistra radicale". "Io sono Marine!", ha scritto il primo ministro ungherese Viktor Orbàn sulle reti sociali. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha invece osservato che "sempre più capitali europee stanno imboccando la strada della violazione delle norme democratiche".
La sentenza ha suscitato vive reazioni nell'opinione pubblica e il Consiglio superiore della magistratura francese ha espresso la sua "preoccupazione" per "minacce" che, secondo il ministro della Giustizia, Gerald Darmanin, sono "inaccettabili" in una democrazia. L'inchiesta ha stabilito che la formazione di Le Pen, allora ancora denominata Front National, aveva attuato "in modo concertato e deliberato" un "sistema di appropriazione indebita" dei 21.000 euro al mese che ciascun deputato europeo riceve per pagare i propri assistenti parlamentari. Il tribunale ha pero' appurato che gli assistenti "in realtà" lavoravano per il partito, il quale avrebbe cosi' risparmiato notevoli somme.
Le Pen ha annunciato che farà subito appello ma lei stessa ha espresso scarsa fiducia in una decisione abbastanza tempestiva da consentirle, se favorevole, di candidarsi. Un eventuale ricorso ritarderebbe, poi, ulteriormente la sentenza definitiva. La presidente dei parlamentari del Rn potrà conservare il suo seggio all'Assemblea nazionale ma rischia di perderlo se Macron dovesse indire elezioni legislative anticipate, come nel 2024, a causa della mancanza di una maggioranza parlamentare.
Secondo i sondaggi, Le Pen oggi otterrebbe al primo turno delle presidenziali tra il 34% e il 37% dei voti e, se candidata, nel 2027 potrebbe finalmente coronare il sogno di sedere all'Eliseo. L'alternativa sarebbe una candidatura del presidente del Rn, il ventinovenne Jordan Bardella, che Le Pen ritiene una "risorsa straordinaria" da non spendere però "prima del necessario". "Oggi non è solo Marine Le Pen ad essere stata ingiustamente condannata: è la democrazia francese a essere stata giustiziata", ha scritto Bardella sui social, invitando i sostenitori a una "mobilitazione pacifica".
Nel frattempo, tutti gli altri partiti francesi hanno invitato al rispetto della sentenza, con la significativa eccezione di Jean-Luc Melenchon. "La decisione di rimuovere un funzionario eletto dovrebbe essere lasciata al popolo", ha dichiarato il capo della sinistra radicale di La France Insoumise.
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