Le Olimpiadi bloccheranno buona parte degli impianti di Cortina per metà della stagione invernale

  • Postato il 14 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Per metà della prossima stagione invernale una buona parte degli impianti sciistici di Cortina non saranno praticabili a causa delle Olimpiadi. Il Consorzio Esercenti Impianti a Fune di Cortina d’Ampezzo, Auronzo/Misurina e San Vito di Cadore ha diffuso un comunicato in cui fa il punto della situazione, anche per placare le preoccupazioni di esercenti e operatori turistici. Nonostante lo sforzo di convincere che il bicchiere sarà mezzo pieno e non mezzo vuoto e che quindi durante le Olimpiadi e le Paralimpiadi “A Cortina sciare si può”, il calendario dice che l’occupazione per i Giochi coincide con l’alta stagione, che va da inizio febbraio a fine marzo.

Le limitazioni per gli appassionati degli sci saranno pesanti. La stagione comincia abitualmente all’inizio di dicembre, ha un primo periodo di altissima affluenza durante le due settimane tra Natale e l’Epifania. Fino al 12 gennaio non ci saranno limitazioni sul versante delle Tofane (mentre la zona del Cristallo e del Faloria non è interessata alle gare). Dal 12 gennaio comincerà la preparazione delle piste per le gare di sci alpino femminile, che avvengono sulla Olympia e sulla Labirinti delle Tofane. I titolari degli impianti assicurano che nelle tre settimane di gennaio “è prevista solo la chiusura graduale delle due piste per gli allestimenti di gara e tutte le altre piste della ski area resteranno pienamente fruibili”. Verso la fine di gennaio, con la creazione dei “perimetri di sicurezza olimpici” non saranno invece più disponibili al pubblico sia gli impianti che le piste dell’area delle Tofane, servite da sette impianti, in particolare tutta la zona Ra Valles (con la “freccia del cielo”), l’area di Socrepes, Col Drusciè, Duca D’Aosta e Piè Tofana. Metà del comprensorio sarà così fuori gioco fino all’ultima settimana di marzo visto che le Paralimipiadi si concludono il giorno 15, ma servirà ancora del tempo per riportare la situazione alla normalità. Per tre settimane a gennaio e per altre settimane fino a fine marzo, quindi, l’agibilità delle Tofane sarà ridotta o interdetta. Praticamente la stagione per gli appassionati degli sci risulterà dimezzata nella conca cortinese. Si potranno consolare con le piste del Cristallo-Faloria o con il comprensorio delle Cinque Torri, del Falzarego e del Lagazzuoi.

Anche qui però si pongono alcuni interrogativi che riguardano l’accessibilità con mezzi propri, visto che la viabilità privata dovrebbe essere limitata o interdetta da metà gennaio a fine marzo. Non c’è ancora chiarezza sulle modalità per consentire gli spostamenti in auto o pullman. “Per agevolare la mobilità durante i Giochi, sarà predisposto un sistema di pass auto (in via di definizione) e potenziato il servizio skibus e trasporto pubblico locale”, annunciano gli esercenti degli impianti a fune. Ma non sono state ancora chiarite le modalità e i permessi per residenti, proprietari di casa o turisti.

Quello che invece è già stato deciso è il nome del commissario per le Paralimpiadi. Andrea Abodi, ministro per lo sport, in accordo con il ministro per le disabilità Alessandra Locatelli, ha scelto per Milano Cortina 2026 una figura uscita come un coniglio dal cappello del consiglio dei ministri alla fine di giugno. Per giustificare un finanziamento pubblico di 328 milioni di euro a Fondazione Milano Cortina, ente organizzatore dei Giochi, è stato istituito il commissario che si occuperà di gestire l’organizzazione delle gare paralimpiche. La partita economica servirà, in realtà, per ripianare i buchi di bilancio che già si sono manifestati nel complesso della macchina olimpica. Fondazione avrebbe dovuto finanziare la propria attività solo con i soldi del Cio, dei diritti televisivi, degli sponsor e della vendita di biglietti o gadget. La spesa inizialmente fissata in 1,5 miliardi di euro e cresciuta fino a 2 miliardi di euro, non coperta dalle fonti di incasso previste. Il governo ha così deciso di intervenire con un cospicuo innesto di fondi.

La scelta è caduta sull’ex capo area Infrastrutture, trasporti, lavori pubblici e demanio della Regione Veneto, da poco in pensione. Si tratta dell’ingegnere Giuseppe Fasiol che una decina di anni fa ha vissuto la spiacevole esperienza di finire in carcere a seguito della retata per lo scandalo del Mose, chiesta e ottenuta dai pubblici ministeri di Venezia, tra cui il procuratore aggiunto Carlo Nordio, oggi ministro della Giustizia nel governo Meloni. L’inchiesta aveva poi accertato che le accuse nei confronti del manager pubblico era infondate. Una volta scagionato, ha fatto causa e ottenuto un risarcimento dei danni per l’ingiusta detenzione subita: 20mila euro, per 20 giorni trascorsi in carcere.

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Il Fatto Quotidiano

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