Le mail di Epstein portano (anche) a Mosca: nel 2018 il miliardario voleva parlare di Trump a Lavrov

  • Postato il 14 novembre 2025
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È il 2018: Trump e Putin stanno per incontrarsi a Helsinki, in Finlandia. Meno di un mese prima, Jeffrey Epstein prova a far recapitare un messaggio al capo della diplomazia russa, Sergey Lavrov: gli fa sapere che vuole parlare con lui, ha delle informazioni sul presidente americano. Il milionario pedofilo newyorkese scrive una mail il 24 giugno 2018 a Thorbjorn Jagland – l’ex primo ministro norvegese che all’epoca era a capo del Consiglio d’Europa: “Penso che potresti suggerire a Putin che Lavrov potrebbe ottenere informazioni parlando con me”. Lavrov non può essere che Sergey, il ministro degli Esteri russo. Jagland incontra l’assistente di Lavrov il giorno successivo: le informazioni però finiscono qui, tutto il resto è mistero, non è noto se l’offerta di contatto sia stata accettata e qualche incontro o scambio di informazioni sia avvenuto. Un anno prima del summit però è stato Jagland a chiedere al miliardario Usa un incontro a Strasburgo per “capire meglio Trump e cosa sta succedendo nella società americana”.

Qualche giornale la chiama già “la resurrezione del Russiagate” questa bufera fatta di scandali e connessioni globali, scoperti come un vaso di Pandora, quando mercoledì scorso gli investigatori del Congresso americano hanno pubblicato centinaia di mail collegate al caso Epstein. In altri documenti, ora pubblici, si evince anche che quel cardinale grigio che è stato il misterioso uomo d’affari americano aveva già parlato di Trump con Vitaly Churkin, l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, prima che morisse nel 2017. Nei messaggi l’evidenza è in chiaro: “Churkin è stato fantastico. Ha capito Trump dopo le nostre conversazioni. Non è una cosa complessa” scrive Epstein.

“Do the Russians have stuff on Trump?”, i russi possiedono informazioni sconvenienti su Trump? Se lo chiede Larry Summers, ex segretario al Tesoro dell’amministrazione Clinton e consigliere economico dell’amministrazione Obama, in un’e-mail che invia al condannato per reati sessuali il giorno del vertice Trump-Putin, un giorno che giudica “spaventoso” persino per “gli standard” del tycoon repubblicano. Epstein replica prendendo in giro Trump: “Sono sicuro che la sua opinione sia che sia andata benissimo. Pensa di aver ammaliato il suo avversario. Non ha idea della maggior parte delle cose”. Ora che è stato raggiunto dai giornalisti, Summers li ha respinti con un no comment, proprio come ha fatto l’ambasciata russa a Washington e come hanno fatto i sauditi – che compaiono nella corrispondenza in cui c’è pure Steve Bannon.

Alla Casa Bianca non sono felici dei risvolti del caso che ha già messo in difficoltà il presidente con la sua base. La portavoce Karoline Leavitt ha dichiarato che quelle mail e i dati che contengono “non dimostrano assolutamente nulla, se non che il presidente Trump non ha fatto nulla di sbagliato”. Trump su Truth si è scagliato contro gli avversari: “I democratici stanno cercando di tirare di nuovo in ballo la bufala di Jeffrey Epstein perché farebbero qualsiasi cosa per distogliere l’attenzione da quanto male abbiano fatto con lo shutdown”.

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