Le emozioni adolescenziali fanno di “Inside Out 2” un film finalmente degno della Pixar

  • Postato il 2 luglio 2024
  • Di Il Foglio
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Le emozioni adolescenziali fanno di “Inside Out 2” un film finalmente degno della Pixar

Partiamo da vicino. Dai quasi 30 milioni di euro incassati in Italia, due settimane di programmazione (finora, facilmente aumenteranno: all’orizzonte non vediamo rivali). Incassi mondiali: un miliardo e 14 milioni. Se avete visto “Inside Out 2”, o avete amato il primo film, capirete perché. Se non lo avete visto sarebbe una buona idea andarci, perché è bellissimo. Unica deroga consentita: andare prima a vedere “Hit Man - Killer per caso” di Richard Linklater: non troverete facilmente un film altrettanto divertente, intelligente, fantasioso.    

Torniamo a “Inside Out 2”. Alla ragazzina Riley che compie 13 anni. Nel vecchio quadro comandi c’era un pulsante rosso: Pubertà. Ora il quadro comandi viene rifatto nuovo, perché Gioia possa governare – o illudersi di farlo – le emozioni adolescenziali. Nuove, si presentano assieme ad Ansia, i capelli color carota dritti in testa e sei o sette valigie. Un’intervista collettiva sul New York Times – presenti il regista del film Kelsey Mann, la character designer Deanna Marsigliese, i supervisori  all’animazione Evan Bonifacio e Dovi Anderson – racconta come si fabbrica un personaggio di successo. Disegnato, ma dopo tre minuti nessuno se lo ricorda più. Come nessuno pensava più alla matita, o al programma, che avevano disegnato il ratto Rémi di “Ratatouille”. Quando il medesimo, prigioniero nella boccia di vetro, implorava pietà.      

L’Ansia è una brutta bestia. Anzi, lo era. I disegnatori e il regista in prima battuta avevano pensato a un mostriciattolo grigiastro capace di cambiare forma e dimensioni. Cresce quando lo temiamo, si fa piccolo piccolo quando riusciamo a dominarlo. Avevano anche fatto qualche schizzo, riprodotto sul New York Times. Idea bocciata, era troppo sinistra e attaccabrighe. Bisognava addolcire la creatura. Per esempio, dargli la forma e il colore di una carota. Lo stesso ragionamento aveva condotto nel primo film al personaggio di Tristezza, azzurra e a forma di grossa lacrima. Vestita con un maglione azzurro a collo alto, dove nascondersi nei momenti brutti. Un maglione soffice, si direbbe cachemire – i materiali con cui sono fatti i personaggi e i loro vestiti sono accuratissimi, meglio vederli al cinema. Ansia ha un maglione, pure lei. Con il collo alto – troppo stretto – e le maniche lunghe. Fatto di lana ruvida che prude e mette voglia di grattarsi. Scomodi pantaloni a vita alta e stivaletti con stringhe.

   

Una pentola in ebollizione, sempre in movimento – in contrasto con Ennui, la noia con l’accento francese, adagiata sul divano. Doppiata in italiano da Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel. Mentre Ansia in originale è doppiata da Maya Thurman-Hawke, figlia di Uma Thurman e Ethan Hawke; in italiano provvede Pilar Fogliati. Ansia è parente di Paura, uno spilungone con gli occhi fuori dalle orbite. Gli occhi sporgenti restano, a esplorare ogni angolo – Ansia è più bassa, e teme le cose che verranno, mentre Paura teme i pericoli in presenza. La raffinatezza distingue l’Ansia che paralizza e quella che rende iper-cinetici. Fino all’attacco di panico: un vortice di ansiette, sempre più numerose, che circondano la ragazzina Riley: oltre a vincere le partite di hockey deve farsi accettare dalle nuove amiche, l’anno prossimo cambierà scuola. È il primo film degno della tradizione Pixar (ora fusa con Disney) dopo l’allontanamento di John Lasseter. Gli alti standard della ditta erano iniziati con una lampada grande, una lampada piccola, un pallone. Uno spettatore chiese: “La lampada grande è il papà o la mamma della lampada piccola?”. Lasseter capì che aveva fatto centro.

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Autore
Il Foglio

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