Le cover più ardite degli Who: David Bowie, Ali Campbell, Richie Havens…

  • Postato il 9 novembre 2025
  • Lifestyle
  • Di Blitz
  • 1 Visualizzazioni

Oggi parliamo degli Who, o meglio, delle cover più ardite degli Who. Ma anche un po’ della band, visto che ci troviamo…

Gli Who sono una vera e propria leggenda nella storia della musica moderna. Attivi fin dal 1964, hanno da poco annunciato il tour di addio alle scene. Già il loro primo album, My Generation del 1965, arrivò come un fulmine a ciel sereno, ispirando una moltitudine di musicisti provenienti da ogni genere e ambito musicale. A quella prima produzione fecero seguito negli anni ben dodici album in studio, senza contare i numerosi live, le riedizioni e le compilation. Molti di questi album hanno fatto storia e sono ancora oggi utilizzati, ad esempio, per le sigle di serie tv. Famosi per gli atteggiamenti dissacratori, imprevedibili e a volte distruttivi, gli Who sono anche stati dei pionieri e dei visionari nel mondo del rock.

Nel 1969 pubblicarono Tommy, una delle primissime opere rock, a cui fece seguito nel 1973 un’altra storica opera rock, Quadrophenia. Tommy venne in seguito trasformato in un balletto nel 1970, in un’opera nel 1971 e in un celebre film nel 1975, prima di diventare anche un musical teatrale. Anche Quadrophenia venne trasposto in un film, nel 1979, con la partecipazione di Sting in qualità di attore.

Insomma, non c’è da meravigliarsi che tantissimi artisti, famosi e non, abbiano reso omaggio agli Who registrando almeno un loro brano, né che in questa messe di reinterpretazioni ci siano diversi casi che non esiterei a definire arditi. Già dai primi album, fioccavano cover degli Who a pochi mesi di distanza dalla pubblicazione dei brani originali.

In molti hanno anche pubblicato rivisitazioni di interi album della band. Tra questi, nella nostra ottica delle cover ardite, spiccano The Smithereens Play Tommy, pubblicato dagli Smithereens nel 2009 e due album che incontreremo più avanti in questo articolo: Tommy: A Bluegrass Opry, pubblicato dagli Hillbenders nel 2015, e Petra Haden Sings: The Who Sell Out del 2005, in cui l’album degli Who viene eseguito per intero con la sola voce di Petra Haden.

Ovviamente, ci sono in giro anche una enorme quantità di album tributo agli Who. Tra quelli che contengono versioni più originali, vi segnalo: Who Sings The Who? By 60s Garage Bands del 2021, dove si fa notare la cover di Magic Bus registrata dai Pudding; Who’s Not Forgotten, FDR’s Tribute to The Who del 2004, che contiene una interessante cover di My Generation ad opera dei Contractions; e Hard Rock Superstars del 2015, con una versione di Who Are You incisa da Gretchen Wilson e Randy Bachman.

Tra i tantissimi grandi nomi che hanno reinterpretato grandi successi degli Who, troviamo artisti storici e moderni. Gli Alarm hanno rivisitato A Legal Matter dal vivo, pubblicandola nel 1988. Baba O’Riley è stata scelta dai Mr. Big, dai Dropkick Murphys, dai Pearl Jam. I Pearl Jam, in particolare, hanno ripreso anche Love Reing O’er Me e The Kids are Alright. John Wetton, insieme a Derek Sherinian e K.K. Downing, ha inciso una versione interessante di Eminence Front. I Flaming Lips hanno ripreso Anyway, Anyhow, Anywhere registrando una cover piuttosto originale. E poi ancora i Claypool Lennon Delirium con Boris the Spider, i Vanilla Fudge con I Can See for Miles, i Damned con Circles, Fish e i Rush con The Seeker.

Alcuni brani hanno riscosso un particolare interesse da parte di altri artisti. Behind Blue Eyes, ad esempio, conta numerose versioni, anche più ardite rispetto a quella celebre dei Limp Bizkit: Sheryl Crow, Suzanne Vega, Bruce Dickinson sono tra gli artisti famosi che ne hanno registrato una versione interessante. Anche di I Can’t Explain si trovano interessanti reinterpretazioni da parte degli Scorpions e di Iggy Pop. Il punk, d’altra parte, è sempre stato molto vicino alle produzioni degli Who: brani come Substitute hanno visto rivisitazioni interessanti da parte dei Sex Pistols e dei Ramones. Ma anche dei Marillion e dei Blur.

Non c’è che dire, gli Who hanno davvero attraversato tutti i generi musicali. My Generation, ad esempio, vanta cover abbastanza ardite da parte dei Phish, ma anche degli Iron Maiden. E anche di Pinball Wizard troviamo una interessante versione ad opera di Michael Hedges, oltre a quella famosa registrata nel 1974 da Elton John, che ben si accosta a The Acid Queen registrata da Tina Turner nel 1975, dal momento che entrambi facevano parte del cast del film Tommy del 1975.

Menzioni speciali

Tra i successi più rivisitati degli Who c’è, come abbiamo accennato, My Generation, pubblicata originariamente nel 1965. Alcune reinterpretazioni meritano quanto meno una menzione d’onore in un articolo dedicato alle cover più ardite. I Gorky Park, una delle prime band rock russe esportate anche in Occidente, ne hanno registrato una versione piuttosto curiosa nel loro album eponimo del 1989. La cover incisa dai Manfred Mann nel 1967 per l’album Soul of a Mann spicca per arditezza, con il suo andamento quasi jazz-rock. E che dire poi della meravigliosa versione che Patti Smith ha incluso nel suo album del 1975 Horses?

Ma non è l’unico brano di cui si contano diverse reinterpretazioni ardite. Won’t Get Fooled Again, traccia di chiusura di Who’s Next del 1971, è stata reinterpretata nel 2004 dai Queensryche insieme ai Dream Theater e pubblicata nell’album The Art of Live. Vi segnalo anche la versione delle Pussy Riot. Di Baba O’Riley, tratta sempre dallo stesso album degli Who, troviamo una interessante versione di Lisa Mychols con i Super 8, inclusa nell’album tributo Jem Records Celebrates Pete Townshend del 2022, ma anche la versione strumentale per violino elettrico di Ed Alleyne-Johnson inclusa nell’album del 2011 Arpeggio.

Tra le mille reinterpretazioni di Behind Blue Eyes, altro brano incluso in Who’s Next, spicca quella a cappella registrata nel 2017 dai Duke’s Men per il loro album Golden Hour. Allo stesso modo, tra le moltissime cover di Pinball Wizard, tratta da Tommy, si fa notare quella di Mary McCaslin, caratterizzata dal banjo. Squeeze Box, invece, brano del 1975 incluso in The Who by Numbers, è stata rivisitata in maniera ardita da The Irish Rovers con il titolo Mama’s Got a Squeezebox per l’album Hardstuff del 1989, e in versione rock and roll da Graham Fenton nel suo album Graham Fenton and Friends del 2022.

Ma passiamo alle mie personali scelte di cover più ardite, e meglio riuscite, dei brani degli Who.

The Bernie Tomé Band, Anyway, Anyhow, Anywhere

Inclusa nell’album retrospettivo Punk or What, pubblicato nel 1999, questa versione di Anyway, Anyhow, Anywhere era stata registrata nel 1978, quando il chitarrista irlandese Bernie Tomé si era trasferito a Londra e aveva dato vita alla sua band punk. La band si sciolse presto e Tomé si ritrovò a suonare con Ian Gillan, con gli Atomic Rooster e con Ozzy Osbourne all’inizio degli anni Ottanta. L’originale degli Who era stata pubblicata come singolo nel 1965, il secondo della band.

Blue Man Group, Baba O’Riley

Traccia di apertura dell’album Who’s Next pubblicato dagli Who nel 1971, Baba O’ Riley è senza dubbio una delle canzoni più famose della band. Nei decenni successivi, sono stati moltissimi gli artisti che l’hanno reinterpretata. Fra le versioni più ardite, vi segnalo quella dei Picketts, pubblicata nel 1996 all’interno dell’album Euphorium e quella dei Dread Zeppelin, sui quali si può sempre fare affidamento quando si parla di cover ardite, pubblicata nell’album The Fun Sessions – Tortelvis Sings the Classics del 1996. La cover ardita che ho scelto per voi è invece quella dei Blue Man Group, un trio di funambolici percussionisti che si presentano con i volti verniciati di blu e suonano strumenti autocostruiti e a volte strampalati.

In realtà, si tratta di un gruppo di arti performative di New York, composto da diversi performers, tutti di corporatura simile e percussionisti e, ovviamente, tutti dipinti di blu. Compaiono in scena sempre in gruppi di tre. Qui sono accompagnati da tre batteristi, due chitarristi, un bassista e una cantante. Il brano è stato pubblicato in una versione live nell’album The Complex Rock Tour Live del 2003. Il video è invece tratto dallo spettacolo live How to be a Megastar del 2008.

Petra Haden, I Can See for Miles

I Can See for Miles è un brano degli Who pubblicato nel 1967 all’interno del loro album The Who Sell Out. La versione registrata nel 1975 da Tina Turner per il suo album Acid Queen sarebbe certamente degna di comparire in questa selezione delle cover più ardite e ben riuscite degli Who. Ma in questo caso ho scelto di proporvi la versione a cappella contenuta in una pubblicazione interamente vocale che ripercorre l’intero album originale degli Who. In Petra Haden Sings: The Who Sell Out, uscito nel 2005, è la stessa Petra Haden a eseguire tutte le parti vocali. Nel video, invece, vi propongo una esecuzione dal vivo con un coro di voci femminili.

David Bowie, I Can’t Explain

Nel 1973, David Bowie dà alle stampe Pin Ups, un album di cover di brani degli anni Sessanta reinterpretati in chiave glam rock. Pur essendo un album di cover, è pieno zeppo di originalità, come dimostrano le due canzoni degli Who che Bowie rivisita in maniera piuttosto ardita: I Can’t Explain e Anyway, Anyhow, Anywhere. La versione di I Can’t Explain, in particolare, viene notevolmente rallentata e personalizzata. Un trattamento simile le verrà riservato nel 2004 dai Glowfriends, che ne ne registrano un’altra interessante cover ardita per l’album tributo Who’s Not Forgotten, FDR’s Tribute to The Who. La traccia originale degli Who era il loro primo singolo ufficiale, pubblicato nel 1965.

The Hillbenders, We’re Not Gonna Take It / See Me, Feel Me

Come suonerebbero gli Who se fossero nati nelle montagne isolate del sud degli Stati Uniti? Una discreta approssimazione ce la forniscono gli Hillbenders, band bluegrass che negli anni si è specializzata nella reinterpretazione in chiave “americana” di grandi successi internazionali. Nel 2015 hanno pubblicato Tommy: A Bluegrass Opry, album in cui ripercorrono l’intera opera rock del 1969 degli Who, con gli strumenti rigorosamente acustici e i tratti musicali tipici della tradizione bluegrass più autentica. Il risultato è di ottima qualità per tutti i brani, ma qui ho scelto di proporvi We’re Not Gonna Take It, seguita da See Me, Feel Me, che nel video sono eseguite dal vivo.

Bettye LaVette, Love Reign O’er Me

Love Reign O’er Me è la traccia conclusiva del doppio album Quadrophenia, che è anche la seconda opera rock degli Who, uscita nel 1973. Un brano che chiunque riterrebbe difficile da reinterpretare in maniera originale, finché non ci si imbatte nella versione di Bettye LaVette, incisa per l’album Interpretations: The British Rock Songbook del 2010. Un album di esecuzioni dal vivo, come quella proposta nel video: una performance alla presenza di Roger Daltrey e Pete Townshend. Le loro espressioni mentre ascoltano l’interpretazione di Bettye LaVette sono assolutamente impagabili!

Roger Ruskin Spear, Pinball Wizard

Pinball Wizard è uno dei brani di punta di quella fantastica opera rock che gli Who pubblicarono nel 1969 sotto il titolo Tommy. Come tutti gli altri brani dell’opera, negli anni ha visto rivisitazioni e reinterpretazioni da parte di artisti di fama mondiale come di artisti minori, anche all’interno di musical teatrali o di interi album che riproponevano Tommy dall’inizio alla fine. Fra i tentativi più arditi e più riusciti, vi segnalo quello di Petula Clark, che nel 1998 ha registrato una sua versione di Pinball Wizard per l’album Here For You. Quella di Roger Ruskin Spear, contenuta nell’album Unusual del 1973, è però probabilmente la più ardita di tutte.

Spear è uno scultore, artista multimediale e polistrumentista, già membro della band avanguardistica, umoristica e vagamente psichedelica Bonzo Dog Doo-Dah Band. Con questa formazione era anche apparso nel 1967 nel film dei Beatles Magical Mystery Tour. Non stupisce quindi il grado di sana follia creativa con cui ha affrontato questa cover degli Who.

Ali Campbell, Squeeze Box

Squeeze Box è un brano contenuto originariamente nell’album The Who by Numbers, pubblicato dagli Who nel 1975. Caratterizzato da un testo ricco di doppi sensi sessuali, il brano è stato ripreso molte volte da altri artisti, con diversi esempi di cover che non esiterei a definire piuttosto ardite: i Poison ne hanno inserito una loro versione nell’album Holleyweird del 2002 e, sempre nel 2002, Sherie René ne ha registrato una interessante reinterpretazione nell’album Men I Had. Molto interessante è anche la cover blues incisa da Taj Mahal e Keb Mo’ nel loro primo album insieme, TajMo del 2017.

La cover che vi propongo qui è però quella realizzata da Ali Campbell. Campbell è stato cantante e fondatore degli UB40, una band molto importante per la scena reggae britannica. Uscito dal gruppo nel 2008, ha prodotto una serie di album da solista, sempre nella tradizione reggae. Nel 2010 ha inserito la sua versione reggae di Squeeze Box nell’album Great English Songs.

Richie Havens, Won’t Get Fooled Again

Ve lo ricordate Richie Havens, uno degli eroi di Woodstock, dove venne inaspettatamente lanciato sul palco ad aprire l’interminabile serie di concerti, improvvisando per quasi un’ora per coprire i ritardi delle prime band previste in scaletta che non riuscivano ad arrivare sul palco a causa del traffico, e stregando tutti con la sua ipnotica esecuzione di Freedom? Ebbene, anche lui si iscrive all’affollato club degli artisti che hanno inciso una cover ardita degli Who. Si tratta della famosissima Won’t Get Fooled Again, traccia di chiusura di Who’s Next del 1971. Vi segnalo anche la versione bluegrass degli Hayseed, uscita nel 2010 nel loro album Killer Grass. Havens inserì la sua reinterpretazione con chitarra acustica e violoncello nell’ultimo album inciso prima della morte, Nobody Left to Crown, uscito nel 2008. Nel video il brano è eseguito dal vivo.

Joy Oladokun, Who Are You

Joy Oladokun è una cantante folk americana nata nel 1992 e fortemente ispirata alla carriera di Tracy Chapman. Nel 2021 ha pubblicato la sua originale versione di Who Are You come singolo, senza inserirla in un album. Who Are You era originariamente la title track dell’album che gli Who pubblicarono nel 1978. Tra le altre cover ardite del brano, vi consiglio di ascoltare la versione a cappella dei Tufts Beelzebubs, uscita nel 2005 all’interno dell’album Play the Game.

 

Clicca qui per leggere gli altri articoli della rubrica musicale di Blitzquotidiano!

L'articolo Le cover più ardite degli Who: David Bowie, Ali Campbell, Richie Havens… proviene da Blitz quotidiano.

Autore
Blitz

Potrebbero anche piacerti