Le “coniceddre” votive, testimonianze di fede

  • Postato il 14 aprile 2025
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Il Quotidiano del Sud
Le “coniceddre” votive, testimonianze di fede

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Coniceddre votive e le tracce del sacro fuori dai tradizionali luoghi di culto. Nel territorio petilino abbondano questa sorta di tempietti occasione per incontrare santi, Madonne e reliquie anche fuori dalle chiese


PETILIA POLICASTRO – Madonne, santi, ma anche strane figure ispirate a forze malefiche e ombre ignote. A Petilia Policastro e dintorni è facile imbattersi in icone votive più o meno antiche e più o meno “decifrabili”. L’elemento religioso ha da sempre segnato profondamente il territorio di Petilia, in provincia di Crotone. La sua importanza ha spesso trasceso lo stesso ambito prettamente sacrale, per invadere l’universo del lavoro e del vivere quotidiano

L’ELEMENTO RELIGIOSO

Questo forte senso religioso, non è stato contenuto, come altrove, nelle sole strutture delle chiese. Ma ha finito per manifestarsi anche per le strade, nelle case, nell’intera civitas.

CONICEDDRE VOTIVE A PETILIA POLICASTRO


Del grande patrimonio delle icone votive non va guardato solo l’aspetto della sostanza dell’arte, quanto quello più prettamente iconografico. La qualità artistica, infatti, non è sempre eccelsa, ma assume una valenza importante proprio perché espressione del sentimento religioso.


La loro massiccia presenza su tutto il territorio deriva dall’esistenza di molti elementi esoterici, di credenze e superstizioni, che portano le persone a non affidarsi solo agli aspetti religiosi ma anche queste altre forme di protezione.

LA MARANNA


La più importante delle icone del luogo è quella, ora completamente restaurata con facciata in marmo, della Maranna (Madre grande), ospitata in una cupola interna stellata.

Si tratta della più antica statua presente nelle edicole petiline, raffigurante una Madonna Greca, seduta su sedia di legno, col Bambino in braccio, che benedice con la mano destra.

Conicella della Maranna (Grande madre) nell’omonimo quartiere

COMMISTIONE TRA FEDE E CREDENZE


La commistione tra elementi religiosi con quelli d’origine pagana infatti, porta ad una visione particolare della realtà, in cui trovano spazio anche zone d’ombra, l’ignoto. Tali zone oscure, sono abitate da quelle forze malefiche che, non a caso, nell’idioma locale vengono identificate come “umpre” (ombre).

Da tali forze bisogna difendersi; per far ciò occorre invocare la protezione di quelle forze soprannaturali, questa volta benefiche, che possono, in qualche modo, neutralizzare i loro influssi negativi.

LE EDICOLETTE

Le edicolette, nella loro conformazione più elementari, sono semplici nicchie, abbellite in seguito da fregi ornamentali, di gesso o legno, e colonnine in bassorilievo. Sono generalmente sormontate da croci, e protette da ante in legno a tutto vetro, fino a quelle in alluminio.
Anche la posizione di tali edicole votive, il luogo, cioè, dove sono sistemate, ha un significato. Innanzitutto, sono poste in zone critiche del paese, come incroci, crocicchi e ponti; altre, invece, sono propriamente poste a protezione della case.

Nella realtà locale, tali edicole votive sono sistemate nei luoghi in cui è avvenuta una “mala morte”, per effetto della quale lo spirito dell’ucciso vaga senza meta, e può nuocere a coloro che si trovano a passare.

COSA SONO LE CONICEDDRE


Nella realtà petilina, invece, tali strutture vengono chiamate “coniceddre”, uno dei termini di origine greca che ancora resistono nel dialetto locale, con il quale si intende un tempietto o un semplice pilastro, che contiene immagini sacre.


Le “coniceddre” proteggono e servono a esorcizzare pluoghi a cui la credenza popolare attribuisce peculiarità negative, come, ad esempio, il punto dove è avvenuta una morte non naturale.


Da sempre, nella cultura popolare, i crocevia sono stati un punto critico, proprio a causa delle diverse direzioni che essi propongono e che spesso inducono confusione ed inquietudini, e che erano considerate, così come le fontane, luogo dove sostavano spiriti e presenze malefiche, che potevano attaccare i passanti. Proprio per la loro pluridirezionalità, si attribuisce a questi luoghi i caratteri dell’indecisione, in cui si corre il rischio di smarrirsi, di disorientarsi.


In questo senso, infatti, proprio la presenza di figure sacre, induce le persone a farsi il segno della croce, da sempre confine invalicabile per le presenze malefiche.

GLI ESEMPI SUL TERRITORIO


Diversi sono gli esempi delle icone di tale genere, le coniceddrre, presenti nel territorio petilino. Una di queste, ripristinata, è la “coniceddra” sita all’incrocio che immette sulla strada che porta alla chiesa della Madonna delle Pianette, a Foresta.

Quello sito nei pressi di Foresta, è certamente uno dei tempietti più noti del circondario, anche perché è collegato alla chiesetta dedicata alla Madonna delle Pianette, che un tempo aveva un larghissimo seguito di devoti.


Come detto, sorgono icone, coniceceddre, anche nei luoghi di mala morte, perché l’anima del morto possa riposare in pace e non infastidisca nessuno. Tali strutture, poi, svolgono anche una funzione di socializzazione e protezione del territorio ed è nello stesso tempo uno spazio ritagliato per i morti ed interdetto ai vivi. Essenziali erano anche le icone poste a protezione delle case, site in tutto il perimetro urbano del paese.

RITI E PRATICHE DALLA NOTTE DEI TEMPI


Accanto alla religione ufficiale perduravano alcuni riti, residui di pratiche, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Fuori, specialmente di sera, c’erano le “umpre”. Le ombre rappresentano forze invisibili ed incontrollabili, sicuramente del male, ed il popolo aveva paura di chiamarli con il nome appropriato. Quasi che nominarli, potesse suscitarli, evocarli.
C’erano “i spirdi”, i morti di mala morte o quelli che avevano le messe legate, cioè, quelli ai quali non erano venivano celebrate le messe che erano state loro promesse.

Le immagini sacre custodite nelle coniceddre, quindi, non possono essere viste come qualcosa di sterile. Ma erano essenziali per la vita di paese, perché cadenzavano il vivere quotidiano ed il lavoro.

Spesso, infatti, la religione cammina di pari passo con riti ormai scomparsi, così il sentimento religioso spontaneo e sentito, si univa la vivacità celebrativa, derivante dal desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita, allora assai grame. A testimonianza di ciò, gli ex voto.

LA PETULANTE RIPETIZIONE DELLE PRATICHE


In questo contesto socio culturale si inserisce il fenomeno della continua e petulante ripetizione di formule, che spesso si ritrovano scritte sulle scultore o nelle pitture delle chiese ed anche delle icone, che rappresentano “la bibbia dei poveri e degli analfabeti”.

Il bisogno di protezione si sentiva perché, soprattutto in passato, gli uomini avvertivano, anche con l’interpretazione di piccoli segni quotidiani, che oggi sfuggono come il tempo, i pericoli derivanti da presenze oscure.
Spesso, la gente non era ben vestita, un unico abito per tutte le stagioni: trovavano persino difficoltà ad andare in chiesa, per il loro aspetto. Con le icone hanno trovato una dimensione personale della fede; non mancano, però, i momenti di socialità, di quella socialità spontanea che solo la “ruga” consentiva. Condivisione totale di gioie e dolori, con gli altri e con le stesse “iconografie”. Gioie che nascono proprio dalle preghiere. Dolori a cui si cerca riparo nella fede, speranzosi nell’aiuto divino, non confidando più negli uomini.

CONICEDDRE E LE EDICOLE VOTIVE


In tutta l’arte cristiana vi sono infiniti esempi di Edicole, per accogliervi statue di Santi, pissidi, reliquie sugli altari, sulle facciate delle case, ai crocicchi delle strade, nei cimiteri, lungo le vie di campagne con piloni votivi, erette dalla pietà popolare per ricordare qualche avvenimento sacro, una grazia ricevuta o una semplice devozione.
Queste grandi o piccole opere scultoree o pittoriche, siano esse nate dalle abili mani di grandi artisti o da quelle di ignoti, hanno sempre avuto la funzione di conservare la presenza confortante del Dio e dei suoi insegnamenti fra gli uomini.

“Coniceddra” situata nel quartiere Rupa nel centro storico a protezione di una casa

ESPRESSIONE ARTISTICA

Le “Edicole votive” rappresentano l’espressione artistica più popolare del nostro territorio, forse ingenue, ma ugualmente capaci di esprimere profondi sentimenti religiosi. La tradizione relativa alla loro costruzione è profondamente radicata nella religiosità popolare. Ed è proprio in base a queste riflessioni che noi abbiamo voluto soffermare la nostra attenzione su queste espressioni artistiche tanto popolari nel paese.

I VOLTI DIPINTI


Così venivano poste statuette o immagini, dipinte su lastre di pietra o in affresco, su muri, della Vergine. o, il più delle volte di Santi locali, che poteva essere il patrono del luogo o il Santo invocato in circostanze di bisogno: guerra, peste, carestia o terremoti, o per invocare protezione.
In particolare la veneratissima Reliquia della Sacra Spina, la Vergine Santissima, nei suoi molteplici titoli, la Sacra Famiglia ed i Patroni del paese, San Francesco e San Sebastiano, il patrono poi affiancato da San Francesco da Paola. Alcune figure in particolare, come la Sacra Spina e la “Madonna da Maranna” venivano invocate dal popolo a protezione delle ricorrenti carestie che funestavano con ricorrenza il territorio.

DEVOZIONE DEI SANTI TRA EDICOLE E CONICEDDRE

Altarini, affreschi ed edicole sono immagini legate alla devozione dei santi. Si trattava, in origine, di oggetti di venerazione legati, soprattutto, al popolino che spinto spesso dal bisogno era alla ricerca di un dialogo col divino e il soprannaturale.

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