Le colonie di gatti nei parchi archeologici italiani. Ecco quali sono gli spazi dei custodi felini
- Postato il 9 agosto 2025
- Archeologia & Arte Antica
- Di Artribune
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Si muovono delicatamente tra i terrapieni, e anche se non sono guide ufficiali conoscono ogni centimetro del sito e passano qui tutto il proprio tempo. È questa la vita dei gatti-abitanti dei parchi archeologici italiani, che con le loro colonie – delle comunità sì randagie ma stabili e protette – stanno diventando sempre di più parte integrante dell’esperienza di visita di alcuni grandi siti del Centro e Sud Italia. Aprendo a una cooperazione con tutti i tratti di un’alleanza antispecista.

I gatti dei Parchi Archeologici di Paestum e Velia
“La colonia felina che abbiamo istituito nel 2023 nasce dalla volontà di ascoltare i ritmi e le esigenze della natura”, spiegava lo scorso aprile all’AGI la direttrice dei Parchi archeologici di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo. Qui sono presenti circa dieci felini, ciascuno ben noto agli operatori dello spazio: “Zeno, Hyele e gli altri gatti ci stanno accompagnando in un percorso importante, in cui la cultura diviene motore di sostenibilità, biodiversità e libertà”.

I gatti del Parco Archeologico del Colosseo
“I gatti sono piccoli numi tutelari dei nostri monumenti, non sempre si fanno vedere dai visitatori, mentre alcuni di loro sono indubbiamente delle star, degli accompagnatori, delle creature vanitose che si lasciano ammirare a distanza di sicurezza. Sono i veri residenti dei palazzi imperiali e dei templi, noi siamo i loro custodi, come lo siamo delle vestigia archeologiche”, raccontava per la Giornata del Gatto 2023 l’architetta Barbara Nazzaro, responsabile tecnica del Colosseo. Delle cinquemila colonie presenti nella capitale, Università della Sapienza inclusa, nel Parco Archeologico più famoso d’Italia ne vive una fiorente e ben integrata con gli altri animali del parco. Che includono fagiani e germani reali, conigli e istrici, ricci, volpi e gli onnipresenti pappagallini verdi (oltre alle api introdotte per la produzione di miele, come anche a Pompei).

I gatti del Parco Archeologico di Ercolano
Ultimi arrivati nel riconoscimento delle loro colonia felina – con tanto di registrazione ufficiale all’ASL di Napoli – i gatti di Ercolano non sono semplici presenze ma un elemento distintivo del parco: “Da tempo accogliamo i cani al guinzaglio, promuovendo un’idea di visita rispettosa e inclusiva. La registrazione ufficiale della colonia felina è un passo ulteriore in questa direzione: riconosciamo nei gatti non solo una presenza affettuosa e discreta, ma anche parte del genius loci, capaci di rendere l’esperienza degli ospiti ancora più autentica e memorabile”, ha sottolineato Francesco Sirano, già funzionario delegato alla direzione del parco archeologico, da poco nominato direttore del MANN. “Il nostro Parco ha sempre mostrato grande attenzione all’accoglienza, non solo delle persone ma anche degli animali che fanno parte del nostro contesto”, ha aggiunto, indicando con questo tutta la fauna presente sul sito, di cui viene promossa una convivenza armoniosa con il patrimonio storico e naturale.
Giulia Giaume
L’articolo "Le colonie di gatti nei parchi archeologici italiani. Ecco quali sono gli spazi dei custodi felini" è apparso per la prima volta su Artribune®.