Le code che sembrano nascere dal nulla, come si verifica questo fenomeno “misterioso”
- Postato il 23 agosto 2025
- Curiosità
- Di Virgilio.it
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Chiunque abbia affrontato un viaggio in autostrada sa che, a un certo punto, il traffico potrebbe improvvisamente rallentare, fino a fermarsi. La classica coda che nasce senza apparente motivo, per poi ripartire. All’orizzonte non ci sono incidenti, cantieri o restringimenti di corsia. Solo chilometri di vetture incasellate l’una dietro l’altra, inghiottite in una pausa forzata e frustrante. È in questi momenti che si materializza un fenomeno bizzarro, eppure, diffusissimo: la coda fantasma. Un rallentamento che non ha un colpevole visibile, ma che affonda le radici nella natura stessa della guida su strada. Vediamo di cosa si tratta.
Un’onda invisibile che viaggia all’indietro
Immagina una strada affollata, dove le auto viaggiano fitte ma ordinate, ognuna con la propria distanza di sicurezza. Poi succede qualcosa di quasi impercettibile: un conducente tocca appena il freno. Forse è distratto, magari ha visto qualcosa di sospetto davanti, o sta solo cercando la stazione radio giusta. Niente di grave, ma chi lo segue frena un po’ più forte, e chi viene dopo ancora di più. Si innesca così un effetto domino che scivola all’indietro come un’onda d’urto silenziosa, rallentando il traffico per chilometri.
È un meccanismo perfido e subdolo: ogni veicolo amplifica il comportamento di quello davanti. E così, senza che nessuno abbia fatto davvero qualcosa di sbagliato, la coda si forma, cresce, rallenta e, infine, si ferma. Poi, dopo qualche minuto, si dissolve come se non fosse mai esistita. Questo è ciò che rende il fenomeno così frustrante: non ha un inizio chiaro, né una fine logica.
L’esperimento che ha svelato l’inganno
Un esperimento condotto in Giappone ha chiarito le dinamiche di questo enigma: 22 veicoli su un circuito chiuso, con l’istruzione di mantenere una velocità costante di 30 km/h. Eppure, dopo appena dieci minuti, si era già formata una coda a tratti. Nessuno aveva frenato bruscamente o aveva accelerato a caso. Dunque, il problema dove risiede? La risposta è semplice: l’essere umano non è progettato per guidare come un metronomo. Ognuno di noi possiede dei riflessi imperfetti, tempi di reazione differenti, nonché percezioni soggettive della distanza. Chiedergli di guidare senza mai perturbare il flusso del traffico è come chiedergli di diventare un automa. Dunque, impossibile.
La guida autonoma come soluzione?
Alla luce di quanto detto, esiste una soluzione a questo fenomeno stradale? Gli scienziati sembrano convergere, quasi all’unanimità, sull’unica – al momento – strada percorribile: i veicoli a guida autonoma. Non sentono la fatica, non si distraggono e non hanno delle reazioni in ritardo. Inoltre, mantengono una distanza perfetta, comunicano tra loro in tempo reale, e sanno esattamente quando frenare e accelerare. In un esperimento simile a quello precedentemente accennato, ma stavolta svolto con auto autonome, non si è formata alcuna coda. La differenza, dunque, risiede nella natura della macchina che, a differenza di quella umana, non è imperfetta. Quando la tecnologia funziona e ha l’input giusto, esegue in modo impeccabile.
Le cattive abitudini che aggravano il problema
Se le perturbazioni minime bastano a creare un’onda di rallentamento, alcune abitudini dei conducenti funzionano da moltiplicatori del caos. Una su tutte: l’abuso della corsia di sorpasso. In molti, una volta raggiunta la corsia di sinistra, non tornano più indietro. Restano lì, ignorando il fatto che così facendo bloccano la fluidità delle corsie centrali e di destra. È un imbuto invisibile che comprime il traffico e ne ostacola la dispersione. Una semplice regola — rientrare dopo il sorpasso — basterebbe a evitare tanti di questi rallentamenti “spontanei”.
A differenza dell’acqua che scorre in un tubo, il traffico è composto da milioni di decisioni individuali. E quando la densità di veicoli supera una certa soglia, basta poco per trasformare una strada scorrevole in una distesa di luci di stop accese rossi. È il punto critico, la soglia di saturazione, il momento in cui anche senza errori evidenti, il sistema crolla su sé stesso.
Le code a tratti non sono malfunzionamenti del sistema, sono lo specchio dei nostri limiti. Non c’è bisogno di incidenti o ostacoli reali per fermare il traffico: basta l’imprecisione di chi lo guida. In tutto questo, però, c’è anche un lato positivo: se il problema siamo noi, allora la soluzione potrebbe essere proprio dentro noi stessi. In attesa che la guida autonoma diventi la norma, possiamo iniziare da qualcosa di molto semplice: guida fluida, distanza di sicurezza, e corsie usate con criterio.