Le banche: “Sì a un maggior contributo allo Stato”. Ma scrivono loro le condizioni: “Temporaneo e senza danni alla competitività”

  • Postato il 25 settembre 2024
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Continua il balletto sulla tassa o “contributo volontario” sugli extraprofitti bancari. Dopo il niet di Forza Italia a un nuovo tentativo di colpire gli utili realizzati dagli istituti – 12 miliardi per i primi cinque nei primi sei mesi dell’anno – solo grazie al rialzo dei tassi di interesse, la maggioranza sembra essersi convinta che l’unica strada possibile per evitare strappi e nuovi flop è concordare l’intervento con le banche stesse. E sperare che siano disponibili a concedere qualcosa. Mercoledì dall’Associazione bancaria italiana è arrivata una mezza apertura, dai contorni però molto fumosi.

“Il Comitato Esecutivo dell’ABI, presieduto da Antonio Patuelli, ha deliberato all’unanimità di incaricare il Direttore Generale Marco Elio Rottigni di approfondire eventuali misure che possano mettere a disposizione una maggiore liquidità per il bilancio dello Stato“, si legge in un comunicato. “Tali misure dovranno essere di natura temporanea e predeterminata, con effetti esclusivamente finanziari, salvaguardando il patrimonio e i bilanci delle banche e senza effetti retroattivi, per non penalizzare la competitività delle banche operanti in Italia rispetto alle banche degli altri mercati bancari europei e quindi consentire di continuare a fornire il pieno sostegno a famiglie e imprese“. Sarebbero dunque le banche stesse a dover decidere come e quanto vogliono mettere a disposizione.

Da notare che un contributo del genere, in quanto temporaneo, non potrà in alcun modo aiutare il governo a trovare le sospirate coperture per interventi che si vorrebbero rendere strutturali, come la decontribuzione per i redditi medio bassi e la riduzione delle aliquote Irpef. Con quei soldi, se mai arriveranno, si potranno solo finanziare delle una tantum.

Le opposizioni fanno notare che l’iter del “contributo” è molto singolare. “Con l’evidente complicità del Governo oggi l’Abi, l’associazione delle banche, prova a gonfiare il petto dicendo che studierà una misura da proporre al Governo per mettere a disposizione del bilancio dello Stato più liquidità”, commenta Emiliano Fenu, capogruppo M5S in Commissione finanze della Camera. “Il bello è che l’Abi detta pure le condizioni, facendo l’elenco di quello che a quel punto non sarebbe un prelievo sugli extraprofitti, non sarebbe un contributo, ma sarebbe una specie di ‘cadeau’ delle banche a Meloni e Giorgetti, scritto però a immagine e somiglianza dei desiderata bancari. Ormai siamo alla deriva, perché non soltanto l’Esecutivo, peraltro tutto preso dall’esigenza di tutelare le banche amiche, non ha gli attributi di varare una vera tassa sugli extraprofitti, ma addirittura avalla una sorta di privatizzazione delle tasse e delle misure di redistribuzione, appaltate all’esterno dal Governo neanche fossero un servizio qualsiasi da esternalizzare”.

Antonio Misiani, responsabile economico della segreteria del Partito Democratico, intervistato da Affaritaliani.it ricorda che sul tema la credibilità dell’esecutivo “è pari a zero. L’anno scorso strombazzarono la volontà di tassare gli extraprofitti delle banche. È finito tutto a tarallucci e vino e dalle banche non è arrivato un euro. Adesso si stanno nuovamente agitando perché non sanno come coprire la Legge di Bilancio. Ma difficilmente andranno a disturbare i grandi interessi economici. Abbaiano ma non mordono”.

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