Le accuse di Israele a Francesca Albanese in cima alle ricerche di Google. Ecco la pagina sponsorizzata

  • Postato il 10 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un’indagine di Fanpage.it ha rivelato una campagna pubblicitaria sponsorizzata dal governo israeliano su Google, per dare visibilità alle accuse contro Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. L’azione si inserisce in un contesto di crescenti tensioni, con gli Stati Uniti che hanno annunciato sanzioni contro la giurista italiana, e ne chiedono la rimozione dall’incarico, dopo il suo dettagliato rapporto sulle aziende, molte statunitensi, coinvolte in quello che la relatrice ha definito il “business del genocidio”.

Albanese, giurista e docente italiana, ricopre dal 2022 il ruolo di relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, un mandato che le è stato rinnovato per altri tre anni lo scorso aprile. La sua posizione le attribuisce il compito di monitorare e riportare sulla situazione dei diritti umani nella regione. L’inchiesta di Fanpage.it ha ricostruito la campagna attraverso l’analisi delle sponsorizzazioni su Google Ads, evidenziando come il governo israeliano stia utilizzando strumenti propri della comunicazione commerciale per spingere la propria narrazione del conflitto a Gaza. Un precedente del 2024 riguardava l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA), che allora il governo israeliano accusava di infiltrazione di Hamas. In questi giorni, invece, ricercando il nome di Francesca Albanese sul motore di ricerca, il primo risultato che compariva, ancora ieri, non era più la sua pagina Wikipedia, ma una pagina sponsorizzata dal dominio govextra.gov.il, un sottodominio del governo israeliano. Il contenuto online, che sarebbe stato sponsorizzato per la prima volta il cinque luglio e aggiornato l’otto luglio con l’annuncio delle sanzioni da parte degli Stati Uniti, accusa la relatrice di gravi violazioni.

Il documento, intitolato “Francesca Albanese: A Comprehensive Review of Misconduct as a UN Special Rapporteur”, è ancora online all’indirizzo govextra.gov.il/mda/francescaalbanese/un-misconduct-review/. Un’analisi della condotta di Albanese in cui si sostiene che sia “fondamentalmente incompatibile con le responsabilità e gli standard etici del suo mandato”. Secondo la pagina, Albanese avrebbe “ripetutamente violato le norme di imparzialità, universalità e integrità professionale che sono fondamentali per il suo mandato ONU”. Le accuse riguardano dichiarazioni pubbliche che includerebbero “la distorsione dell’Olocausto, la negazione del diritto di Israele ad esistere e una retorica che minimizza o giustifica la violenza terroristica”. E fino alle accuse di associazioni dirette con entità “legate al terrorismo”, come Al-Haq e il Palestinian Return Centre, “organizzazioni ufficialmente designate da Israele come affiliate a gruppi terroristici”. Il rapporto la accusa inoltre di essersi rifiutata di condannare “inequivocabilmente il massacro del 7 ottobre da parte di Hamas”, inquadrando invece l’attacco come una “risposta all’oppressione”.

La campagna contro Albanese si è intensificata dopo la presentazione, da parte della relatrice, di un dettagliato rapporto al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU il 30 giugno. Rapporto che indaga i meccanismi aziendali che, a suo dire, “sostengono il progetto coloniale israeliano di sfollamento e sostituzione dei palestinesi nei territori occupati” e sostiene che “troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall’economia israeliana di occupazione illegale, apartheid e ora genocidio”. Il documento tira in ballo nomi come Amazon, Alphabet, Microsoft, Palantir, Lockheed Martin, denuncia complicità che sarebbero “solo la punta dell’iceberg” e invoca la necessità di chiamare a rispondere il settore privato per porre fine al “genocidio” e smantellare il sistema globale che lo avrebbe permesso. In risposta, gli Stati Uniti hanno espresso “gravi preoccupazioni”. Il Dipartimento di Stato americano, per voce del segretario Marco Rubio, ha annunciato sanzioni contro di lei, riferendosi a quelli che ha definito “illegittimi e vergognosi sforzi per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani”. La Missione statunitense presso le Nazioni Unite aveva già chiesto l’espulsione di Albanese e esortato il Segretario Generale Antonio Guterres a condannare le sue attività. Gli Stati Uniti hanno inoltre definito “false e offensive” le accuse di genocidio e apartheid mosse da Albanese contro Israele, accusandola invece di avere “una storia di commenti antisemiti”, inclusi commenti che sembravano giustificare gli attacchi del 7 ottobre.

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Il Fatto Quotidiano

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