Lavoro: cresce l’occupazione stabile, crolla il precariato. E ora chi lo dice a Landini?
- Postato il 3 giugno 2025
- Di Panorama
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C’è una volta tanto una notizia buona, anzi ottima, che non può essere archiviata con leggerezza: il mercato del lavoro italiano continua a dare segnali incoraggianti. Ad aprile 2025, gli occupati sono 24 milioni e 200mila, in linea con il mese precedente ma in aumento significativo rispetto all’anno scorso: +1,2%, pari a 282mila persone in più al lavoro. Ma non è solo una questione di numeri: è la qualità del lavoro che cambia. Un elemento che deve essere tenuto presente mentre la sinistra, a cominciare dalla Cgil, impone un referendum per cambiare le regole sul lavoro che dimostrano di funzionare benissimo.
L’Istat lo spiega chiaramente. Il confronto annuo mostra una crescita dei contratti a tempo indeterminato di 345mila unità (+2,2%) e degli autonomi di 110mila (+2,2%), a fronte di un crollo dei contratti a termine (-173mila, -6,1%). In altre parole: cala il precariato, aumentano i contratti stabili. E adesso chi lo dice a Landini?
Anche il tasso di disoccupazione scende al 5,9%, e quella giovanile – da sempre una delle più dolorose piaghe italiane – cala al 19,2%, con un netto -1,2% in un solo anno. Non è il migliore dei mondi possibili ma è il segnale che qualcosa si muove nella giusta direzione.
Non mancano però le ombre. Sempre secondo l’Istat, dietro la stabilità mensile del numero degli occupati si nasconde un quadro più sfumato: crescono gli uomini occupati, i lavoratori tra i 25 e i 34 anni e gli over 50; aumentano gli autonomi (+1%) e i dipendenti a termine (+0,8%). Ma calano le donne occupate, i giovani sotto i 25 anni e i dipendenti permanenti (-0,5%). Inoltre, si registra un aumento degli inattivi, ovvero coloro che non lavorano e non cercano più lavoro: un fenomeno da monitorare con attenzione.
Gabriele Fava, presidente dell’INPS, ha colto nel segno: “Oggi i giovani sono la vera priorità. Soltanto aumentando la base occupazionale arriveremo a un sistema sostenibile. Dobbiamo accompagnare i ragazzi nel mondo del lavoro, dando loro strumenti concreti per costruire il proprio futuro previdenziale e sociale”. Fava ha ricordato anche il lancio di un nuovo spazio INPS dedicato ai giovani, inclusa un’app pensata con il loro linguaggio, per facilitare l’accesso ai servizi dell’istituto.
Il messaggio è chiaro: più occupazione significa più contributi, e quindi più sostenibilità per il sistema previdenziale. Ma il lavoro dei giovani – quello vero, non precario, non fittizio – va costruito con politiche di lungo periodo e strumenti adeguati.
Soddisfatto anche Andrea Delmastro di Fratelli d’Italia, che rivendica i risultati: “L’Istat certifica dati che ci rendono orgogliosi: il calo della disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è un segnale chiaro che le politiche del Governo Meloni stanno funzionando. Dopo anni di immobilismo, oggi grazie a un piano coraggioso di sostegno alle imprese e riforme strutturali, stiamo costruendo un’Italia che guarda al futuro con ottimismo”.
Al di là della retorica di parte, un fatto è innegabile: il mercato del lavoro italiano sta cambiando. Il lavoro cresce e lo fa, per una volta, nella direzione giusta. Meno precarietà, più occupazione stabile. Una pessima notizia per i promotori del referendum di domenica prossima.