Lavori part time nel dark web, così la nuova criminalità giapponese assolda i ragazzini per furti o rapine

  • Postato il 16 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Tattoo, yubitsume (falangi amputate) ricci da permanente, occhiali da sole, sguardi freddi e perentori: questo il tipico ritratto dei membri della yakuza, la storica criminalità organizzata nipponica. Eppure, secondo i dati forniti dall’Agenzia Nazionale di Polizia, gli appartenenti ai gruppi principali stanno diminuendo senza sosta, e alla fine dello scorso anno ammontavano a soli 8.800 membri, ben al di sotto dei 184.000 affiliati degli anni Sessanta. Cosa sta succedendo ai vecchi gruppi che nacquero alla fine del periodo Edo (17mo secolo), e che caratteristiche ha la criminalità contemporanea giapponese?

Dopo la Seconda guerra mondiale la yakuza venne lasciata agire in quanto male minore, perché aiutava a controllare la piccola criminalità, e agiva velocemente in alcuni settori. I gruppi non sono formalmente illegali – il governo giapponese ha tuttavia attuato leggi e ordinamenti tesi a regolare le loro attività – e si riuniscono nelle proprie sedi controllando il mercato della droga, del mizu shōbai -ovvero i locali dell’intrattenimento notturno e della prostituzione – così come sono coinvolti in reati economici e finanziari. Sono però anche attivi in “opere positive” come l’aiuto economico alle vittime di terremoti e tsunami. Tuttavia i suoi e le sue appartenenti non sono mai stati del tutto ben accetti dalla società giapponese, come si evince dagli hotel, ristoranti, bagni pubblici e gli onsen (terme) dove si legge che i boryokudan (persone che appartengono a gruppi di violenti) non sono i benvenuti, insieme ai loro vistosi e colorati tatuaggi. La decadenza della yakuza è iniziata già da alcuni anni, sia a causa di più rigide restrizioni governative, sia per dissidi e sparatorie interne, tutti fatti che hanno portato nel 2015 alla frantumazione della Yamaguchi-gumi (la più grande organizzazione), e a seguire la Sumiyoshi-kai (la seconda più influente) ha di recente venduto la propria sede. I membri di questi sempre più sparuti gruppi sono sottoposti a tanti divieti, come la difficoltà ad aprire un conto bancario, affittare un appartamento, e perfino a comprare un cellulare.

Il problema principale, comunque, deriva dalla stagnazione economica del Paese, che ha reso difficile ai rappresentanti della criminalità, il continuare a fare affari con le attività tradizionali. Non solo, ci sono yakuza in prigione, mentre altri sono anziani e si ritrovano senza pensione, senza lavoro, costretti a spendere i risparmi accumulati per sopravvivere. E la reputazione? Non essendo delle migliori si ritrovano emarginati, con pochissime possibilità di assunzioni regolari. Per ovviare all’isolamento sociale sta diventando popolare – tra chi di loro ha il dito mignolo tagliato – ricorrere alla chirurgia protesica, per riparare a quell’atto grottesco e doloroso, che voleva dimostrare totale lealtà in un passato ormai remoto.

Ed esiste un volto contemporaneo della criminalità organizzata, la nuova generazione che non crede nei valori dei nonni, né nelle famiglie di anni fa. I gruppi di oggi si chiamano Tokuryu e agiscono nell’ombra, ovvero nel dark web.

Sono questi ad avere dato il via al fenomeno yamibaito (lavori part-time dark), sempre più in crescita. Sui social media o comunque su qualche sito online, vengono postate delle offerte di lavoro da parte di anonimi datori, che offrono paghe molto alte. Alcuni ragazzi e ragazzi abboccano all’offerta e, una volta accettato il lavoro, scoprono che si tratta di compiere un furto o una truffa, ma a quel punto non possono più tirarsi indietro. Se provano a rifiutare i compiti offerti, vengono minacciati pesantemente e pertanto si ritrovano coinvolti in furti con tanto di rottura alle vetrine delle gioiellerie, ruberie nelle case, o con risvolti pop gli viene chiesto di rubare preziose carte Pokemon da collezione. Tuttavia, essendo spesso senza alcuna esperienza, vengono velocemente catturati dalla Polizia.

I cittadini giapponesi poco abituati a rapine per strada e negli appartamenti, reagiscono sia con paura che con stupore.

La Polizia sta tentando di combattere il yamibaito con campagne tese all’aumento della consapevolezza, in cui si spiega che certi tipi di richieste di lavoro facile e super pagato, sono in realtà delle trappole.

E a chiudere il cerchio, a dare una mano alla polizia pare si sia unita anche il grande network della vecchia yakuza che non ci sta a essere confusa con questa moderna forma di criminalità che peggiora l’ordine pubblico per un minimo di guadagno, tutte cose che non rientrano nello stile delle antiche famiglie.

Così lo scorso mese l’undicesima generazione della famiglia Himonya della Inagawa-kai ha esposto una cartello all’entrata della sua sede: “La nostra famiglia agirà duramente contro i gruppi e le persone coinvolte in yamibaito. Noi lavoriamo per creare una comunità in sicurezza”. E così anche la sesta generazione della Yamaguchi-gumi che ha ripetutamente proibito ai propri membri di avere rapporti o coinvolgimenti con gruppi che organizzano crimini dark.

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Il Fatto Quotidiano

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