“L’autotune è come il doping nello sport, impedisce di gareggiare tutti nelle stesse condizioni. Lo trovo davvero un’umiliazione”: Elio torna all’attacco
- Postato il 13 marzo 2025
- Trending News
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni

Elio (senza le Storie Tese) sta girando l’Italia con lo spettacolo “Quando un musicista ride“. Uno show che mette assieme la musica da Fo a Gaber, da Jannacci a Cochi e Renato, da Flaiano a Marcello Marchesi. L’artista sbarca venerdì 14 marzo al Teatro Colosseo di Torino e per l’occasione è tornato sul chiacchierassimo tema autotune a La Stampa, dopo le recenti dichiarazioni rilasciate a Il Giorno.
In quest’ultima chiacchierata non le aveva, di certo, mandate a dire: “Questo è lo stato dell’arte. Ora mi lascio andare completamente e dico che la mia umiliazione massima è stata ascoltare la canzone vincitrice di Sanremo cantata con l’autotune. Ma di cosa stiamo parlando?”.
Poi è tornato sull’argomento: Anche noi Elio e le Storie Tese nel 2003 abbiamo usato l’autotune in ‘Budy Giampi’ come un effetto per ridere. Il problema è che oggi il 99% dei cantanti se ne serve per correggere l’intonazione. L’autotune è come il doping nello sport, impedisce di gareggiare tutti nelle stesse condizioni. Lo trovo davvero un’umiliazione, sia per chi lo usa che per chi ascolta”.
Parlando dello spettacolo Elio ha detto: “Questa volta non solo in omaggio a Jannacci. Dopo i tre anni di tour di “Ci vuole orecchio”, i miei collaboratori mi hanno proposto di fare qualcosa di nuovo e siamo partiti da Jannacci per aggiungere brani di Cochi e Renato, Giorgio Gaber, I Gufi, Clem Sacco. Un vero concentrato di follia milanese. Milano è sempre vista come una città lavoratrice, grigia, tutta nebbia e fabbrichette, al massimo da bere e berlusconiana, ma per me il suo ingrediente principale è la follia. O almeno lo è stato nel periodo in cui sono cresciuto”.
L'articolo “L’autotune è come il doping nello sport, impedisce di gareggiare tutti nelle stesse condizioni. Lo trovo davvero un’umiliazione”: Elio torna all’attacco proviene da Il Fatto Quotidiano.