L’attivista pro-Pal Mahmoud Khalil ha chiesto 20 milioni di dollari di risarcimento all’amministrazione Trump
- Postato il 11 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Era stato arrestato senza nessuna accusa dagli agenti dell’ICE lo scorso marzo, nonostante fosse in possesso della green card. Adesso Mahmoud Khalil, attivista filo-palestinese ed ex studente della Columbia University, ha chiesto un risarcimento di 20 milioni di dollari all’amministrazione Trump. Stando alla richiesta avanzata dai suoi legali, Khalil, uno dei volti delle proteste contro la guerra a Gaza che hanno travolto tra le altre università la Columbia, è stato detenuto ingiustamente e per motivazioni politiche.
Si tratta di uno dei primi ricorsi contro le politiche dell’amministrazione statunitense nei confronti di attivisti pro-Pal e immigrati. Il ricorso per la violazione dei diritti civili e costituzionali di Khalil fa riferimento al Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS), all’Immigration and Customs Enforcement (ICE) e al Dipartimento di Stato come responsabili. Il 30enne, infatti, era stato arrestato in base a una legge, poco utilizzata, che consente l’espulsione di stranieri ritenuti ostili alla politica estera americana. Khalil era stato bollato come antisemita e accusato, senza prove, di avere legami con Hamas, accuse che gli sono costate 104 giorni di detenzione in un centro per immigrati in Louisiana, ben lontano da New York dove nel frattempo sua moglie stava partorendo il loro primo figlio.
“Abbiamo chiesto 20 milioni di dollari di danni per l’arresto incostituzionale e per tutte le condizioni a cui è stato sottoposto”, ha dichiarato uno dei suoi avvocati. Il 30enne, nato in Siria da genitori palestinesi, si è detto non interessato ai soldi quanto piuttosto a un’ammissione di responsabilità dell’amministrazione: “Quello che voglio davvero è responsabilità per quello che mi è stato fatto”. “Non si tratta di arricchimento personale – ha aggiunto – Non voglio questi soldi perché ho bisogno di soldi. Li voglio perché rappresentano una forma di riconoscimento ufficiale del torto subito. Una forma di responsabilità per le persecuzioni e la diffamazione che ho vissuto”.
Il procedimento di espulsione nei confronti di Khalil è ancora in corso, dopo che un giudice federale aveva bloccato la decisione dell’amministrazione Trump di deportarlo. Il suo caso però è solo uno dei tanti: sono molti gli attivisti filo-palestinesi e gli immigrati che hanno subito un trattamento simile da parte delle autorità statunitensi.
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