L’attacco israeliano al Qatar segna la fine degli Accordi di Abramo. Scrive Mezran
- Postato il 14 settembre 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Non si possono ancora valutare correttamente le conseguenze, sul piano internazionale come su quello interno, del brutale attacco israeliano contro il Qatar, piccolo Stato arabo del Golfo sotto i cui auspici si sono tenuti i primi contatti tra israeliani e palestinesi per arrivare a un accordo complessivo sul conflitto israelo-palestinese (o almeno queste erano le intenzioni dei principali attori).
Che Israele non avesse alcuna intenzione di arrivare davvero a un accordo con i palestinesi, soprattutto se rappresentati da Hamas – che ai suoi occhi è peggio del demonio – è apparso subito chiaro. Anzi, proprio per evitare che ci fosse alcun dubbio, Israele ha scatenato una campagna di omicidi mirati contro i negoziatori palestinesi, uccidendone diversi, senza alcuna conseguenza politica, visto il totale asservimento dei Paesi europei nei confronti di Israele. L’attacco contro il Qatar è soltanto l’ultimo atto, in ordine di tempo, del processo di pulizia etnica che il Primo Ministro dello Stato ebraico, il pluri-inquisito e fortemente impopolare Benjamin Netanyahu, e il suo governo di estrema destra stanno spietatamente conducendo dall’inizio della guerra contro Gaza.
Il fine ultimo, come dichiarato più volte dai vari ministri di questo governo, sarebbe quello di espellere la popolazione palestinese dalla Striscia per colonizzarla e farne ciò che vogliono i dirigenti israeliani e i loro alleati americani. La “liberazione” dei territori arabi occupati – per i sostenitori di Netanyahu si tratterebbe degli antichi territori di Giudea e Samaria – avrebbe luogo a breve. Infatti, i coloni che popolano la Cisgiordania si sono attivati militarmente quasi subito dopo il massacro compiuto dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023, scatenando le loro squadracce di picchiatori e assassini contro le inermi popolazioni palestinesi. Tutto questo è avvenuto nel silenzio occidentale (fatta qualche piccola eccezione, come la coraggiosa Irlanda e con lei Spagna e Belgio), nonché nel silenzio, di fatto, dei Paesi arabi – o meglio delle loro élite, ormai vendute a una politica occidentale neo-colonialista che vede con favore le iniziative militari israeliane tese a spazzare via ogni componente araba o musulmana che possa ostacolare l’egemonia di Israele sul Medio Oriente.
In altre parole, Netanyahu pensa di ottenere rapidamente e con la forza quello che gli americani e altri amici di Israele contavano di raggiungere pacificamente con il cavallo di Troia chiamato Accordi di Abramo. Questi “accordi”, privi di qualsiasi sostegno popolare, sono stati fortemente voluti dalle élite occidentalizzate di alcuni Paesi arabi per entrare nel “club dei potenti”, dominato dai grandi finanzieri, dagli imprenditori soprattutto nel campo delle nuove tecnologie e dai banchieri che controllano il flusso dei capitali a livello globale.
Si può così affermare, quasi senza timore di errare, che una delle principali conseguenze di questa azione israeliana contro il Qatar sia proprio la fine della messinscena chiamata Accordi di Abramo. È impensabile che alcuno Stato arabo e/o musulmano possa aderire a questi accordi, stante la situazione attuale in Palestina. È anche abbastanza facile prevedere l’uscita del Bahrein, Stato a maggioranza sciita, fortemente critico verso il filoamericanismo della minoranza sunnita al potere. Forse anche in Marocco la maggioranza della popolazione, ostile agli Accordi, potrebbe esercitare pressioni sulla monarchia affinché anche Rabat se ne allontani.
A quel punto, tutta la retorica degli Accordi intesi come “ponte” tra i popoli e “forieri di pace permanente” cadrebbe e si dissolverebbe nel nulla. Un rimescolamento delle posizioni politiche e degli schieramenti militari in Medio Oriente potrebbe rivelarsi pieno di sorprese e nuovi equilibri. Mai più applicabile che in questo caso è il detto: “Chi semina vento raccoglie tempesta”.