L'articolo sul Foglio letto dai pro Pal che hanno contestato Fiano a Venezia

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Di Il Foglio
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L'articolo sul Foglio letto dai pro Pal che hanno contestato Fiano a Venezia

Lunedì una trentina di ragazzi e ragazze hanno fatto irruzione in un'aula dell'Università Ca' Foscari di Venezia e protestando hanno impedito al presidente di "Sinistra per Israele-Due popoli e due stati", Emanuele Fiano, di parlare a un incontro a cui era stato invitato. Come racconta Fiano oggi in un'intervista sul Corriere della Sera, il gruppo si è disposto lungo le pareti dell'aula srotolando striscioni in cui si denunciava il genocidio e intimava: fuori i sionisti dalle università. L'ex deputato Pd ha continuato a parlare, mentre una ragazza – racconta – urlava a voce altissima per zittirlo, accusandolo di alcune posizioni su Israele: "Posizioni che non ho mai avuto, sono sempre stato critico con Netanyahu", dice al Corriere. A un certo punto un ragazzo si è avvicinato a Fiano alla cattedra dove era seduto, gli ha strappato il microfono e ha incominciato a leggere questa lettera, che il presidente di Sinistra per Israele ha scritto per il Foglio lo scorso settembre. La ripubblichiamo di seguito. 

 

Critica sì, odio no. Il sionismo è il nome storico del diritto all'autodeterminazione degli ebrei. La sinistra lo ricordi

l direttore - Nessuno con un minimo di coscienza può restare indifferente al massacro del 7 ottobre 2023 e all’azione militare israeliana che da mesi travolge i civili di Gaza. Nessuno può astenersi dal ricercare ogni strada possibile per fermare le azioni militari e terroristiche, far liberare gli ostaggi e tornare a lavorare su di un futuro di pace tra israeliani e palestinesi. Questo però non autorizza, qui in Italia, il salto di qualità che stiamo vedendo negli atenei e non solo: la trasformazione del dissenso in intimidazione fisica. A Pisa, il docente Rino Casella è stato aggredito in aula da un gruppo di studenti che lo bollava come “sionista” e che ne ha impedito lo svolgimento della sua lezione. Episodi simili si moltiplicano: lezioni interrotte, conferenze impedite, docenti e studenti allontanati perché non allineati. 


Non è libertà di espressione: è sopraffazione. Diciamolo senza giri di parole. Il sostegno alle vittime palestinesi e la critica, anche durissima, al governo Netanyahu sono legittimi e doverosi in democrazia. Altro è demonizzare il sionismo, che è – piaccia o no – il nome storico-politico del diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico. Cioè pane per i denti di una cultura di sinistra che si fonda anche sul diritto all’autodeterminazione dei popoli. Quando l’antisionismo diventa negazione di quel diritto, lo scivolamento verso l’antisemitismo è immediato: dalla critica politica alla discriminazione etnica o religiosa. Qui sta il punto: alcune frange estremiste stanno usando lo sdegno per Gaza per alimentare un clima di violenza e di discriminazione che nulla ha a che vedere con la giustizia per i palestinesi o con la pace tra israeliani e palestinesi. Noi non possiamo tollerare nemmeno il primo centimetro di terreno ceduto a chi zittisce con le mani ciò che non sa confutare con le idee. La sinistra italiana, e in primis il Partito democratico, hanno il dovere di dirlo con chiarezza: nessuna indulgenza verso chi ricorre alla forza, nessuna ambiguità lessicale, nessun ammiccamento. La cultura dei diritti non contempla l’intimidazione; la libertà d’insegnamento e il pluralismo non sono negoziabili.


Chiedo quindi due cose semplici e immediate alla sinistra italiana dove milito. Primo: che i partiti democratici, a partire dal Pd, alzino la voce, parlino di più, aprano gli occhi su quello che sta succedendo, assumano una linea netta contro ogni forma di antisemitismo e antisionismo, vecchio e nuovo, e contro ogni abuso del termine “sionista” usato come insulto identitario. Secondo: che i movimenti studenteschi che si battono per la pace isolino, senza alibi, chi vuole impedire il confronto con la violenza. Al di là della solidarietà ai docenti aggrediti e agli studenti che hanno dovuto subire queste scene, serve una presa di posizione limpida: dissenso sì, violenza no. Si sostengano le vittime civili a Gaza, si lavori per la liberazione degli ostaggi e per il cessate il fuoco, si torni alla politica. Ma nelle università italiane non passi il messaggio che la forza difende i diritti. E’ così che si tengono insieme pace, libertà e democrazia.

 

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Autore
Il Foglio

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