“L’arte della gioia” di Valeria Golino fa la storia ai David 2025: ecco perché

  • Postato il 10 maggio 2025
  • Di Panorama
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Alla 70ª edizione dei David di Donatello, L’arte della gioia ha fatto la storia: è stata la prima serie televisiva a competere fianco a fianco con i film nella manifestazione dedicata al meglio del cinema italiano. Non solo ha partecipato con ben 14 candidature, ma ha anche trionfato, conquistando tre premi di enorme prestigio:

  • Miglior sceneggiatura non originale, riconoscimento al team formato da Valeria Golino, Francesca Marciano, Valia Santella, Luca Infascelli e Stefano Sardo;
  • Miglior attrice protagonista, andato alla ventunenne Tecla Insolia per la sua intensa interpretazione della protagonista Modesta;
  • Miglior attrice non protagonista, vinto da Valeria Bruni Tedeschi per il ruolo della decadente principessa Gaia Brandiforti.

Un riconoscimento non solo artistico ma anche culturale, che segna un’apertura importante verso prodotti seriali di alto livello autoriale, capaci di superare i confini tra cinema e televisione.

Un’opera che scuote: disturbante, femminile, potente

Diretta da Valeria Golino e tratta dal celebre romanzo di Goliarda Sapienza, L’arte della gioia è stata presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2024, prima di approdare su Sky e NOW il 28 febbraio 2025. Nel centenario della nascita della scrittrice catanese (10 maggio 1924), la serie si configura come una celebrazione visiva coraggiosa, spregiudicata, mai accomodante. È un racconto disturbante, femminile, potente – tutto ciò che raramente si vede nel panorama italiano.

La protagonista, Modesta, non è un’eroina da romanzo morale. Nasce povera, nella Sicilia rurale dei primi del Novecento, in una famiglia che la maltratta e la abusa. Ma Modesta non accetta il ruolo della vittima: si fa strada con ambizione, erotismo, intelligenza e spietatezza. Uccide, tradisce, mente, si concede – ma lo fa per affermare un diritto radicale: il diritto alla felicità.

La visione di Valeria Golino

La serie, sviluppata in sei episodi, racconta la trasformazione di Modesta da bambina abusata a donna potente. Dalla fuga tra i campi siciliani all’approdo in convento, dove viene accolta da suor Leonora (Jasmine Trinca), passando poi per la nobiltà e le trame di palazzo, Modesta non smette mai di reinventarsi. Tra passioni saffiche, intrighi aristocratici e dichiarazioni di guerra all’ipocrisia sociale, la sua storia è un’odissea di autodeterminazione.

La regia di Golino è elegantissima e mai compiacente, capace di bilanciare crudeltà e bellezza, introspezione e respiro epico. È un’opera scomoda, di quelle che disturbano e fanno discutere. Proprio per questo, necessaria.

Chi è Tecla Insolia, la rivelazione di una generazione

La vittoria del David di Donatello come miglior attrice protagonista ha consacrato Tecla Insolia come uno dei volti più promettenti del panorama artistico italiano. Sul palco, visibilmente commossa, ha portato tutta l’emozione di chi ha conquistato con talento, disciplina e dedizione un traguardo che pochi alla sua età possono vantare. Ha appena 21 anni.

Nata a Varese da genitori siciliani, Tecla è cresciuta a Piombino, in Toscana, terra con cui mantiene un legame profondo. La sua formazione artistica è iniziata prestissimo: a soli cinque anni ha cominciato a studiare musica presso la Woodstock Academy. La popolarità arriva nel 2019 quando vince Sanremo Young, che le permette di accedere al Festival di Sanremo 2020 nella categoria Nuove Proposte, dove si classifica seconda con il brano “8 marzo”. Nella stessa occasione ottiene anche il Premio Enzo Jannacci, assegnatole per aver saputo raccontare con sensibilità il ruolo della donna in contesti sociali complessi.

Il suo percorso attoriale inizia nel 2018 con una piccola parte nella serie L’allieva, ma è dal 2020 che il suo volto inizia a farsi notare grazie al ruolo nella fiction Vite in fuga. Nel 2021 interpreta Nada da adolescente nel film TV La bambina che non voleva cantare, confermando la sua versatilità e intensità interpretativa.

Con L’arte della gioia, Insolia affronta il ruolo più complesso e profondo della sua carriera: Modesta, personaggio simbolo di autodeterminazione e ambiguità morale. La sua interpretazione è un equilibrio perfetto tra candore e inquietudine, potenza e fragilità.

Quando una serie TV cambia le regole del gioco

Con L’arte della gioia, i David di Donatello aprono le porte a una nuova fase dell’audiovisivo italiano, in cui le serie TV non sono più solo intrattenimento, ma cinema a puntate. Un passo che riflette l’evoluzione del linguaggio, dei formati e delle aspettative di un pubblico sempre più esigente.

In un’Italia televisiva spesso rassicurante, L’arte della gioia è un grido: disturbante, sensuale, scorretto. E finalmente libero.

Autore
Panorama

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