L’arresto del giornalista Mario Guevara, emblema dell’involuzione della libertà di stampa negli Usa
- Postato il 24 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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È al quarto giorno di arresto, e ora rischia l’espulsione dagli Usa. Succede a Mario Guevara, giornalista salvadoregno, radicato da vent’anni negli Stati Uniti, arrestato entre trasmetteva la manifestazione anti-retate “No Kings”, che si è svolta sabato 14 giugno a Doraville, nell’area metropolitana della città statunitense di Atlanta. In un primo momento Guevara, trattenuto nel carcere della contea di Dekalb, era stato rilasciato sotto cauzione. Ma, ad un certo punto, le autorità federali hanno deciso che la pena non bastava più, emettendo un ordine di fermo migratorio per impedirne il rilascio.
Ora il suo caso è sotto l‘Immigration and Custom Enforcement (Ice), che potrebbe dare avvio a un processo finalizzato alla deportazione. Le accuse contro Guevara sono: ostacolo alla pubblica autorità, riunione illegale e l’aver attraversato la strada. I suoi legali, Giovanni Diaz e Zach Gaeta, stanno preparando una mozione di rilascio su cauzione, sperando nella smentita dei capi d’accusa nei confronti di un giornalista che “non era lì a protestare, ma filmava le manifestazioni”.
L’episodio e il volto – L’arresto di Guevara è avvenuto in mondovisione, in diretta Facebook, quando un agente lo ha avvicinato per chiedergli le generalità. “Sono membro della stampa, ufficiale”, ha risposto il giornalista. D’altro canto lo si poteva intuire, in quanto indossava il giubbotto antiproiettili con la scritta “Press”. Guevara è stato arrestato subito dopo lo scambio con l’agente, chiedendo, sempre in diretta: “Qualcuno, per favore, chiami l’avvocato Giovanni Díaz, il mio legale, perché possa muoversi di conseguenza”.
E ancora: “Fategli sapere ciò che mi sta succedendo”. Nella diretta trasmessa da Guevara si vede anche l’utilizzo di gas lacrimogeno da parte degli agenti, oltre alla detenzione di una decina di manifestanti. La trasmissione è stata poi interrotta dall’arresto, e serve in parte ai legali per ribadire che Guevara non aveva commesso alcun reato. “È stato arrestato per aver documentato la manifestazione”, denunciano Diaz e Gaeta.
Quanto allo status migratorio del giornalista, in possesso di regolare permesso di lavoro, si attende l’esito della procedura per l’ottenimento della Green Card. Il giornalista vive inoltre con la sua famiglia e ha un figlio statunitense.
Chi è Guevara – Vincitore di un premio Emmy nel 2023, in riconoscimento del suo impegno giornalistico, Guevara è arrivato in Usa nel 2004 fuggendo da minacce e persecuzioni a causa delle denunce pubblicate in qualità di reporter politico. L’anno scorso ha fondato la testata indipendente MGNews, nata per documentare la realtà dei migranti in Atlanta, ed è un punto di riferimento per i latinos negli Usa, con un audience che su Facebook raggiunge quota 782mila follower, mentre su Instagram lo seguono circa 92mila utenti.
La sua tendenza a intrecciare giornalismo e Social è stata spesso criticata dai suoi detrattori, che lo accusano di spettacolarizzare la notizia. Tuttavia qualcuno ne riconosce l’impegno, come il giornalista della Cnn, Gustavo Valdés, che pochi giorni prima dell’arersto parlava di lui come professionista con “la scaltrezza di un influencer e l’etica di un vero giornalista”. Un’altra critica che spesso gli viene rivolta riguarda la sua presunta collusione con agenti che corpi di polizia, da lui negata più volte. Il suo impegno è stato documentato nel 2017 dal New York Times e nel 2019 da The Columbia Journalism Review.
Il contesto – Il caso Guevara potrebbe rappresentare un precedente assai pericoloso, in un clima già ostile nei confronti dei giornalisti. Trentuno le aggressioni nel corso delle manifestazioni, secondo Reporters Sans Frontiers, di cui 27 perpetrati dalle forze dell’ordine. Tra i casi più emblematici c’è quello della giornalista Lauren Tomasi, colpita da un proiettile di gomma mentre trasmetteva dal vivo, così come il giornalista del New York Post Toby Canham, colpito mentre filmava, da una distanza considerevole, le manifestazioni sull‘autostrada 101.
Più simile al caso Guevara è la detenzione del giornalista Cnn Jason Carroll, arrestato insieme ad altri colleghi e poi rilasciato dalle autorità. Secondo l’agenzia Associated Press, gli episodi sono stati trasmessi alla segretaria per la Sicurezza nazionale, Kristi Noem, da parte di diverse associazioni, tra cui il Comitato per la protezione dei giornalisti, che in un lettera hanno denunciato la risolutezza con cui agenti federali hanno aggredito giornalisti che “facevano solo il lavoro”.
Ma al momento Noem non ha rilasciato nessuna dichiarazione sull’argomento. Anzi, certi giornalisti non sono graditi a Washington: vale la pena sottolineare che, tra le prime misure applicate dall’amministrazione Trump spuntano il divieto di accesso ad Associated press alla Casa Bianca e lo smantellamento dell’Agenzia di media globali degli Usa. Ma non c’è solo Trump: già nel 2024 la Press Law, norma federale nata per tutelare i giornalisti e le loro fonti, è rimasta senza approvazione per la seconda occasione consecutiva. E anche nei singoli stati, almeno in dodici, si segnalano costanti restrizioni alla stampa.
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