L’aridità colpisce tre quarti della Terra
- Postato il 4 dicembre 2024
- Di Focus.it
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Una delle cose che sappiamo sulle conseguenze della crisi climatica è che i fenomeni meteorologici diventeranno sempre più estremi e polarizzati: ci sono zone che saranno sempre più soggette a inondazioni e piogge torrenziali, mentre altre si ritroveranno ad affrontare un clima sempre più arido.
E proprio quest'ultimo trend viene raccontato in un report delle Nazioni Unite (che potete leggere qui) che presenta dati e proiezioni aggiornate su quella che viene chiamata "crisi dell'aridità", e che si può riassumere così: la Terra è sempre più secca.. L'esplosione dell'aridità. Il report, che contiene sia un punto della situazione globale sia una serie di proiezioni e previsioni per il futuro, è ricchissimo di dati e informazioni, e sarebbe impossibile riassumerli tutti. Eccone qualcuno, per capire la gravità della situazione: innanzitutto, negli ultimi trent'anni il 77,6% delle terre emerse ha sviluppato condizioni più aride di quelle del trentennio precedente.
Le zone aride si sono espanse di 4,3 milioni di km2, e oggi coprono il 40.6% delle terre emerse (Antartide esclusa, quindi ancora più grave). Sempre negli ultimi trent'anni, il 7.6% del territorio del pianeta ha superato una qualche soglia di aridità, passando per esempio da "zona non arida" a "zona arida" o anche da "zona poco arida" a "zona molto arida". E da qui al 2100, ci si aspetta che la situazione coinvolga un ulteriore 3% delle terre emerse, e l'aridità globale colpirà, in un modo o nell'altro, cinque miliardi di persone.. Una piccola speranza. Per quanto riguarda le aree più colpite, quelli che vengono definiti "hotspot di aridità", si segnalano gli Stati Uniti occidentali, il Brasile, l'Africa centrale e l'intera area mediterranea. E visto che all'inizio parlavamo di alluvioni e inondazioni, negli ultimi trent'anni appena il 22,4% della Terra è diventata più umida.
Una crisi che sembra irreversibile, ma sulla quale migliaia di scienziati stanno lavorando in cerca di soluzioni: un esempio è questo studio dell'università di Osaka, che descrive un nuovo materiale in grado di raccogliere acqua dall'aria a basse temperature (35 °C invece dei "soliti" 100), e che potrebbe quindi diventare essenziale nelle zone aride o in caso di emergenze idriche..