L’ape Maia compie 50 anni. È stato il primo cartone ecologista
- Postato il 18 aprile 2025
- Cinema & Tv
- Di Artribune
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Il 1° aprile del 1975 le televisioni giapponesi trasmisero la prima puntata di un cartone animato la cui protagonista non era una supereroina dotata di poteri straordinari, bensì un piccolo ed esile esserino goloso di miele, che esplora con curiosità e passione il mondo circostante. In un esempio di proto-ecologismo, la televisione giapponese NET mostrava al mondo il primo episodio della serie animata che, nel nostro Paese, sarebbe stata conosciuta come L’ape Maia. Le prime cinque puntate furono realizzate dallo studio Zuiyo, celebre per opere come Heidi e Vicky il Vichingo, per poi passare nelle mani della Nippon Animation. La serie non trae origine da un manga preesistente, bensì da una storia scritta da un autore dal passato complesso: il tedesco Waldemar Bonsels, che nel 1912 scrisse il romanzo per l’infanzia L’ape Maia e le sue avventure, seguito nel 1915 da Il popolo del cielo. La produzione del cartone animato fu una collaborazione congiunta tra Germania (ZDF), Austria (ORF) e Giappone (ABC) e si rivelò un successo, capace ancora oggi, a cinquant’anni dalla prima trasmissione, di evocare una profonda nostalgia in chi ha riscoperto lo spirito dell’avventura grazie a quella piccola, biondissima, ape riccioluta.
Le avventure della mitica ape Maia
La forza narrativa de L’ape Maia risiede innanzitutto nei suoi personaggi, accuratamente delineati per rappresentare un piccolo mondo brulicante di personalità. Maia è la protagonista: una giovane ape dal folto caschetto biondo, curiosa, vivace e dal cuore d’oro. Appena nato nell’alveare, l’insetto non resiste al richiamo dell’avventura e fugge dalla sua arnia per esplorare il prato e il bosco circostanti; in tutta la sua ingenuità e coraggio incarna lo sguardo di un bambino che scopre il mondo per la prima volta. Al suo fianco c’è sempre il migliore amico Willy, un piccolo fuco dall’aria sonnacchiosa e golosa: spesso pigro e timoroso, segue lealmente Maia, offrendo spunti comici e dimostrando un profondo affetto per l’amica. È interessante notare che il personaggio di Willy non compare nel romanzo originale di Bonsels, essendo stato creato appositamente per la serie animata, scelta che ha donato alla storia un duo protagonista tenero e divertente.

I protagonisti del cartone animato
Accanto a Maia e Willy si affaccia una colorata galleria di amici insetti. Il più celebre è Flip, un’allegra cavalletta verde con cilindro, noto per i suoi salti prodigiosi e per il suo motivetto che accompagna ogni balzo. Flip funge da saggio mentore, conoscitore di ogni angolo del prato e capace di dispensare consigli con pazienza ai due giovani esploratori nei momenti di difficoltà. Si aggiunge la Signorina Cassandra, l’ape maestra dell’alveare: premurosa educatrice incaricata di crescere Maia e le piccole api. Altri comprimari popolano il microcosmo della serie: Tecla, il ragno violinista intento a tessere tranelli nella sua ragnatela, solitamente a vuoto; lo scarabeo pasticcione Kurt; e un intero esercito di formiche laboriose; e nella seconda serie compare anche Alessandro, un topo saggio con gli occhiali, che diventa un ulteriore punto di riferimento per Maia e Willy. Ogni personaggio, amico o antagonista, svolge un ruolo preciso all’interno del cartone, rappresentando vizi e virtù del mondo umano. Persino i calabroni compaiono come minaccia temibile: sono “feroci” e creano gravi problemi all’alveare di Maia, incarnando il pericolo e insegnando ai protagonisti il valore della solidarietà di fronte alle avversità. Dopo il grande successo della prima serie, negli Anni Ottanta fu prodotta una seconda stagione, portando il totale a oltre cento avventure di Maia e compagni. L’edizione esportata in Europa unificò le due serie, adattando anche la colonna sonora e il montaggio per il pubblico occidentale.

Il successo nel nostro Paese dell’Ape Maia
In Italia, L’ape Maia fece il suo ingresso agli inizi degli Anni Ottanta e divenne immediatamente un fenomeno televisivo. La prima messa in onda, avvenuta su Rete 2 RAI, fu seguita, l’anno successivo, da nuovi episodi che conquistarono schiere di giovanissimi telespettatori, grazie anche a repliche su Rai 1 (dove debuttò in fascia pomeridiana il 26 novembre 1981). Anche nei primi Anni Duemila la serie continuava a essere trasmessa, segno di un affetto mai sopito da parte del pubblico italiano. Impossibile parlare de L’ape Maia in Italia senza menzionare le sigle musicali, divenute veri cult intergenerazionali. La sigla iniziale, L’ape Maia cantata da Katia Svizzero – all’epoca annunciatrice TV e cantante – si caratterizzava per un motivetto orecchiabile e allegro, che inaugurava ogni episodio con il celebre ritornello “Vola, vola, vola l’ape Maia, gialla e nera, nera e gialla…”. Quella canzone divenne immediatamente popolarissima, rimanendo per sempre nel cuore dei bambini cresciuti in quegli anni, e il disco contenente la sigla raggiunse le vette delle classifiche per l’infanzia. La combinazione di una storia accattivante, di personaggi adorabili e di un adattamento italiano di qualità fece de L’ape Maia un appuntamento fisso per generazioni di telespettatori, lasciando un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo.

Il ritorno dell’Ape Maia negli Anni Dieci
Dopo decenni di ronzio nelle memorie dei suoi fan, negli Anni Dieci del nuovo millennio L’ape Maia ha conosciuto una rinascita grazie a una serie di adattamenti moderni. In occasione del centenario del personaggio (1912-2012) e rafforzata dalla sua inossidabile popolarità, la casa di produzione belga Studio 100 ha lanciato, nel 2012, una nuova serie animata in CGI-computer-generated imagery: Maya the Bee. Realizzato in animazione 3D computerizzata, il reboot è stato co-prodotto con emittenti europee e pensato per i bambini della nuova generazione. La serie, composta inizialmente da 78 episodi brevi da 11 minuti, reimmaginava le avventure di Maia con grafica tridimensionale dai colori brillanti e un taglio narrativo più rapido e spigliato, in grado di affascinare il pubblico prescolare abituato a ritmi moderni, senza tradire lo spirito originale del cartone.

La visione nazionalista del romanzo di Waldemar Bonsels
Risulta curioso come il personaggio, creato nel 2012 partendo dall’originale di Bonsels, abbia completamente trasceso il significato dell’opera dell’autore tedesco. L’opera di Waldemar Bonsels era intrisa di sentimenti nazionalisti e di una nostalgia per la “piccola patria perduta”, che incarnava il concetto struggente di “heimat”. Non sorprende, quindi, che Bonsels divenne un entusiasta sostenitore delle deliranti idee nazionalsocialiste, difendendo una inesistente unità di sangue e di terra, concetto che ancora oggi affascina le menti meno capaci di comprendere come la bellezza del mondo derivi dalla sua complessità e diversità. Nel romanzo originale del 1912 si percepisce un’ambientazione che richiama il mondo fiabesco di Wagner, una idealizzazione della realtà ben diversa dalla leggerezza e dalla gioia del cartone animato del 1975. Si può ben affermare che Bonsels diede vita a un personaggio che superò in virtù lo stesso autore, la cui curiosità e apertura mentale oggi rappresentano un luminoso esempio di ecologia e flessibilità intellettuale. Oggi celebriamo i cinquant’anni di un’icona dell’ecologia e della vita all’insegna della natura, un’opera che si è evoluta ben oltre lo spirito originario del romanzo di Bonsels. Ed è proprio in un’epoca in cui il futuro sostenibile passa attraverso il rispetto per le api – custodi di fiori e frutti – che L’ape Maia riveste un ruolo simbolico fondamentale. A volte, in rare occasioni, la serie TV risulta persino superiore al libro: L’ape Maia è uno di questi casi.
Thomas Villa
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L’articolo "L’ape Maia compie 50 anni. È stato il primo cartone ecologista" è apparso per la prima volta su Artribune®.