L’ansia da performance sul palco. La pianista Gloria Campaner racconta come gestirla 

  • Postato il 17 settembre 2025
  • Musica
  • Di Artribune
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Gloria Campaner è pianista e compositrice ma, soprattutto ideatrice di C# – SEE SHARP, un metodo di gestione delle emozioni concepito per i musicisti e, in generale, per chi deve esibirsi davanti a un pubblico, professionisti che generalmente vengono lasciati completamente soli nella gestione di emozioni che, in alcuni casi, possono essere davvero limitanti. E proprio di tutta la tempesta emotiva che deriva dallo stare sul palco la pianista parlerà anche al festivalfilosofia di Modena (19 – 21 settembre 2025) con l’attrice e cantautrice Margherita Vicario; così, nell’attesa, noi l’abbiamo intervistata…  

Intervista alla pianista Gloria Campaner 

Come si gestisce l’adrenalina da performance? Basta il talento oppure occorre una strategia?  
Prima di andare in scena i performer sono letteralmente investiti da una tempesta di reazione biochimiche, a cui si aggiunge l’inspiegabile forza della creatività, innescando una magia che si traduce in esperienze uniche. Tuttavia, è innegabile che l’approcciarsi a una situazione di esposizione mediatica e critica faccia salire lo stress, aumentando i livelli di cortisolo, adrenalina, ormoni che influiscono sullo stato psicofisico.   

È possibile reagire in maniera costruttiva a questa condizione? 
Oggi posso rispondere di sì. Abbiamo il potere di trasformare paure e ansie in emozioni positive atte ad alimentare le nostre capacità espressive.  

In altre parole, possiamo fare uno switch?  
Esattamente, che richiede attenzione, consapevolezza e preparazione, per non finire nella condizione opposta, ovvero nella dipendenza dopaminergica, ovvero da stati perenni di eccitazione ed euforia. 

Quindi, sebbene la tua storia ti abbia portato sul palco molto presto, con il precoce approccio al pianoforte a soli 4 anni e il primo concerto con orchestra sinfonica a 11, ci stai dicendo che la tua capacità di stare sul palco non è innata ma frutto di un percorso?   
Esattamente. Come per il talento, che in parte è innato e in parte si può costruire, anche la capacità di stare sul palco, cambia da individuo a individuo, ed è un elemento su cui si può lavorare. Certo, ho cominciato da bambina, ma allora era tutto un gioco, anche molto divertente; poi, è stato proprio con il primo concerto importante, a 11 anni, che la pressione dall’esterno ha cominciato a farsi sentire; per continuare a crescere, con l’aumentare delle responsabilità (e dell’età) quando ho trasformato la passione in lavoro. Quindi, per quanto fossi “allenata” rispetto ai colleghi che cominciano da adulti, ho sentito il bisogno di fare un lavoro su di me.  

Come hai reagito?  
Prima di tutto riconoscendo che non ero “sbagliata”, perché esibirsi davanti a un pubblico non è una “situazione normale”; mentre è del tutto normale avere delle difficoltà. Così, dopo aver compiuto un percorso su me stessa, mi sono resa conto che l’unica cosa che volevo fare era trasmettere agli altri ciò che avevo capito, riumanizzando l’atto performativo.  

Come si è tradotta questa vocazione? 
Ho disegnato il metodo C# – SEE SHARP per i conservatori, tra cui quello di Modena e Carpi, dove da un anno porto avanti il progetto Palestra delle Emozioni; in cui, applicando il mio metodo, letteralmente, si allenano le emozioni, poste nella massima considerazione. Viviamo in una società che ci chiede di essere sempre iper-efficienti, perfetti, talvolta oltre i nostri limiti; quindi, sembra che tutto si risolva lì, nell’affinamento della tecnica ma questo modus operandi freddo e razionale genera diverse complicazioni, noi non siamo robot… 

Molto interessante, così hai ideato il tuo metodo? 
C# – SEE SHARP è nato oltre dieci anni fa, quando ho cominciato a percepire la richiesta di aiuto da parte dei miei studenti che, poco dopo, è pervenuta anche da quelli di altri colleghi. Da lì ho capito che la richiesta di aiuto era molto più ampia, una vera e propria urgenza di affrontare questi stati d’animo. Del resto, nel mondo dello sport si tratta di una prassi già altamente diffusa. Gli sportivi professionisti associano all’allenamento canonicamente inteso, il mental coaching che li aiuta a performare al meglio, superando tutte le ansie da prestazione; perché non dovrebbe essere adoperato anche nel mondo dell’arte e dello spettacolo? 

Come si allenano le emozioni?  
È un percorso complesso, ho costruito il mio metodo, che, come dicevo, rientra nelle pratiche legate al mental coaching, ispirandomi a diverse discipline, come lo, yoga, le arti marziali, la psicologia, le neuroscienze, la teatroterapia. Il nome stesso C# – SEE SHARP indica che alla base c’è l’obiettivo di “mettere a fuoco”, acquisire una visione chiara e ampia della realtà, andando oltre convinzioni limitanti e la comfort zone.  

Come ti approcci agli studenti?  
Li invito a lasciare un attimo da parte la tecnica per dare priorità alla preparazione mentale. Il primo passo consiste nel soffermarsi sul “respiro”, un atto spesso dato per scontato, perché automatico ma essenziale non solo per la sopravvivenza ma per acquisire una reale consapevolezza di sé, del proprio corpo. 

Qual è il maggior rischio che si corre nel non gestire le emozioni?  
Fermo restando che ogni persona è diversa, c’è chi arriva a provare sensazioni di angoscia e paura fortissime, simili a quelle che sorgono in caso di gravi avvenimenti; quando, di fatto non sta succedendo niente di simile; anzi, è in corso una grande realizzazione personale. Quindi, non bisogna minimizzare, si tratta di stati d’animo che vanno affrontati con serietà. 

Quali sono le difficoltà più diffuse che hai incontrato tra le persone che si rivolgono a te?  
Ho incontrato tantissimi giovani che, seppur dotati di un grande talento hanno mollato, cambiando vita, schiacciati dallo stress; dalle sensazioni negative e frustranti. Perché non hanno mai incontrato nessuno in grado di supportarli nel superare i loro blocchi che, nel tempo, sono diventati ostacoli insormontabili. Questo ha rafforzato la mia motivazione, confermandomi l’importanza di percorrere questa strada, perché la gestione delle emozioni è una dote che si può apprendere, allenare e accrescere.  

Come lo hai capito?  
L’ho testato su me stessa, sono un’emotiva e da adolescente il pensiero del palco era diventato un incubo; ma amavo troppo la musica per rinunciare e così ho cominciato a a farmi delle domande. E mi dicevo: “ma non è possibile vivere una pressione del genere, ci deve essere qualche modo, qualcuno in grado di aiutarmi” e non trovando alcuna figura specifica, l’ho inventata io per non lasciare più abbandonati a loro stessi.  

Oggi come affronti il palcoscenico? 
In realtà, proprio per dedicarmi al meglio a tutto questo, ho un po’ preso le distanze dal palcoscenico. Perché la musica richiede assiduità e costanza. Inoltre, volevo mettermi alla prova con una nuova sfida, varcando i confini della mia confort zone, andando oltre le mie capacità già assodate. Certo, quando oggi salgo su un palco lo faccio con una maggiore serenità, dovuta alla nuova consapevolezza, vivendo come un regalo la possibilità di condividere la mia arte con gli altri.  

C’è un artista che ti ha ispirato, che consideri un riferimento?  
Certo, Yehudi Menuhin (1916, USA – 1999, Berlino), uno dei più grandi violinisti della storia, mi ha fatto capire che ogni essere umano è unico, che corpo e mente in ciascuno di noi sono intimamente collegati. Del resto, lo stesso termine yoga vuol dire unione. Lui ha fondato la sua grande scuola di musica a Londra, la Menuhin School che oggi annovera sedi in tutto il mondo.

Praticamente ha fondato un metodo?  
Esatto, un metodo di consapevolezza di ascolto interiore, di respiro. Prima delle lezioni di violino la sua formula prevede lezioni di yoga per preparare corpo e mente degli studenti allo strumento.   

Ci vuoi anticipare i prossimi appuntamenti? 
In primis il festivalfilosofia, con cui per l’appunto affronterò questi temi con Vicario. Poi, il progetto Dialoghi sulla gioia con un grande poeta contemporaneo, Franco Arminio. Oltre le colonne d’Ercole, Poesie e musica, spettacolo sul viaggio con l’attrice Valeria Solarino, dedicato all’arte di perdersi e viaggiare. Attualmente sono molto interessata alla regia teatrale e musicale, sto lavorando anche una ripresa del Barbiere di Siviglia di Damiano Michieletto che andrà in tour in tutta Italia, una produzione del Maggio Musicale Fiorentino.  

Un consiglio con cui vogliamo lasciare i lettori?  
Respirate. Respirate ma con attenzione, con amore. Perché, come dicevo, si tratta di un gesto da cui possiamo trarre inaspettate energie. Il soffio vitale; il primo elemento a entrare nel nostro corpo e l’ultimo a lasciarlo; è veramente una risorsa incredibile di cui spesso non ci rendiamo pienamente conto.   

Ludovica Palmieri 

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Artribune

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