Landini e la cortigiana: chi vuole il disarmo è all’ultimo stadio o è al soldo di chi si arma
- Postato il 26 ottobre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Landini ha definito la Meloni una “cortigiana”. Il sindacalista sembra ignorare l’importanza delle cortigiane nella storia. Pensiamo ai tempi di Luigi XIII, quando il cardinale metteva una ragazza bella ed acculturata nel letto del sovrano, per spiarne i pensieri intimi. Pensiamo alla contessa di Castiglione inviata da Cavour alla corte di Napoleone III per “fare l’Italia”.
La Castiglione era figlia di un nobile ambasciatore, parlava cinque lingue, capiva le questioni di Stato e sapeva comunicare in codice. L’unica affinità tra la Castiglione e la Meloni è la padronanza delle lingue.
A me pare che Landini abbia usato il termine “cortigiana” solo per segnalare che la Meloni è all’ “orecchio” di Trump; è entrata a far parte di una corte e interpreta i desideri del sovrano che esaudisce a comando come sarebbe avvenuto per l’acquisto del gas liquido e delle armi. La vera incazzatura di Landini è che la Meloni non usi il suo ascendente seduttivo nell’interesse del paese, millanti cioè di essere una vera “cortigiana” secondo le aspettative degli italiani.
Se di questo si tratta bisogna ritornare agli anni in cui gli ex comunisti diventati “democratici” andavano alla corte dei presidenti Usa per farsi accreditare negli ambienti della politica. A quando i governi della sinistra “riconvertita” affidavano tutte le commesse militari e tecnologiche del nostro paese ad aziende americane. A quando i segretari del PDS eliminavano dalla memoria del partito Karl Marx per sostituirlo con Kennedy e Martin Luther King.
Landini e il Pci

(foto ANSA) – Blitz quotidiano.it
Nelle mie ricerche storiche non ho trovato un solo caso di politica estera in cui i governi di sinistra italiani si siano dissociati dai desiderata della Casa Bianca, con la sola eccezione dell’episodio di Sigonella che, forse, è costato la vita a Bettino Craxi.
L’altro evento mediatico di questi giorni è lo scontro verbale tra la segretaria del Pd e la Meloni. Nel suo intervento alla conferenza del Partito dei Socialisti Europei, Elly Schlein ha dichiarato che in Italia la libertà e la democrazia sono a rischio.
Che la politica nazionale arrivi al punto di delegittimare in sede europea un governo italiano, fa ormai parte della schizofrenia degli esponenti di partito che votano nella UE le leggi che osteggianoin Italia.
Non mi risulta che ci siano militanti del campo largo scappati a Parigi per sfuggire agli artigli della polizia segreta italiana. So invece per certo che alcuni colleghi francesi della Schlein avevano remato contro l’estradizione in Italia degli assassini che terrorizzavano il nostro paese durante gli anni di piombo, in forza della “dottrina” del socialista Mitterand.
La ricerca di un linguaggio “politicamente corretto” è oggetto di dibattiti infiniti tra i “democratici” americani ed europei, peraltro senza alcun risultato concreto. Basti vedere lo spot di Trump che lancia escrementi sui manifestanti che lo contestano.
Nessuna persona al mondo può pensare di darsi alla politica se non è nelle condizioni psicologiche di infischiarsene delle inevitabili azioni scandalistiche architettate ai suoi danni non appena entrato in campo. Ed è proprio il consiglio di “infischiarsene” delle reciproche contumelie, che mi permetto di dare alle due signore della politica italiana.
Resto invece preoccupato per le dichiarazioni di esponenti della sinistra, secondo cui non bisogna regolamentare i cortei, bensì trovare un lavoro agli immigrati, raddoppiare il numero dei poliziotti e pagarli di più.
Governi e bilanci
A parte che un governo si deve porre problemi di bilancio e di fattibilità dei provvedimenti deliberati, tali proposte sono in contrasto con la linea ufficiale dei partiti storici della sinistra, secondo i quali “Se aumentiamo il numero dei poliziotti, prima o poi verrà fuori un ministro dell’Interno che li utilizzerà contro di noi”.
Perché la sinistra addebita alla destra di non riuscire a mantenere l’ordine pubblico e a contenere l’immigrazione, dal momento che quando era al potere la stessa sinistra dimostrava la sua totale impotenza? Rimane il fatto, ti rispondono, che la destra “non sta facendo quanto promesso in campagna elettorale”.
In realtà la sinistra non è più di “sinistra” e la destra non è più di “destra”. Al punto che non si capisce perché la Schlein e la Meloni non pensino ad una grande coalizione per eliminare i partiti minori di tipo ricattatorio.
Il vero dibattito in campo riformista sollevato da Renzi e Calenda è il seguente: perché dobbiamo consentire a persone senza qualità di andare a coprire ruoli internazionali soltanto perché sono aghi della bilancia nella politica? Perché dobbiamo consentire a dei replicanti incolti di rappresentare la sinistra nei dibattiti televisivi?
La risposta è: perché le attuali regole della democrazia parlamentare consentono alle minoranze di condizionare le maggioranze. Se due soci possiedono ciascuno il 49% del capitale, il vero padronedell’azienda sarà il terzo socio che possiede il 2%. Per questo si mettono le soglie di sbarramento che tuttavia alzano la percentuale di tipo ricattatorio ma non la eliminano. L’unica difesa delle maggioranze è mettersi assieme. In conclusione la regola democratica della “proporzionale” deve essere necessariamente aggirata se un governo vuole svolgere il proprio ruolo istituzionale.
I fondatori della UE hanno previsto la regola dell’unanimità che è quanto di più democratico esista perché tutela le minoranze. Ma questa regola favorisce il potere ricattatorio di piccoli paesi come l’Ungheria e paralizza ogni decisione dell’Europa. L’Ungheria è nella comoda situazione di pretendere continue utilità in cambio del suo voto.
A Putin basterà corrompere il governo ungherese per stare tranquillo sulle sanzioni che, infatti, sono state rinviate a fine anno. Al contrario, la Cina può decidere le sanzioni in una notte e per questo è più credibile nel consesso mondiale ed efficace sul piano dissuasivo. L’idea di cambiare la regola dell’unanimità sarà ovviamente contrastata dai paesi di tipo ricattatorio che non consentiranno di modificarla.
La politica del disarmo è quanto di più democratico esista perché dà conto del grado di civiltà di un popolo. Ma se tutte le democrazie disarmano e le autarchie no, alla fine gli “armati” disporranno di un enorme potere condizionante verso le democrazie “disarmate”. Il disarmo presuppone l’unanimità della scelta e l’esistenza di un credibile ente sovranazionale di controllo. Quindi, l’anima bella che vuole il disarmo “a prescindere” è un cretino all’ultimo stadio oppure è al soldo dei paesi che si armano. Le nostre forze politiche “democratiche” che pensano allo stato sociale anziché alle armi, sono chiaramente della seconda specie.
L’Europa dei “principi e del diritto” deve sottomettersi all’unica forza armata democratica che in cambio della protezione pretende i dazi, cioè quanto di meno “democratico” possa esistere in economia.
L’indipendenza della magistratura è un valore democratico assoluto ma non difende il cittadino dalla corruzione ideologica (quella mercantile è inevitabile) del singolo giudice e dei gruppi “autonomi” interni. Ne abbiamo avuto un esempio con la magistratura del lavoro che, per mezzo secolo, ha imposto una giurisprudenza favorevole per una parte ma dannosa per il sistema produttivo.
La recente sentenza della Cassazione nel processo Dell’Utri/Berlusconi che assolve gli imputati perché “non esistono prove del reato” ci dà conto dell’esistenza di Pm e di giudici al servizio di interessi politici. Una percentuale di assoluzione del 50% degli indagati/processati, non si riscontra in alcuna parte del mondo. La durata del processo (trent’anni) dimostra la complessiva inefficienza di questa istituzione. La riforma della Magistratura è ostacolata dalla sinistra in nome della democrazia, perché è stata fin qui la sinistra a trarre i maggiori vantaggi dell’occupazione interna di questo corpo separato.
La libertà sindacale è un diritto costituzionale. Tuttavia, l’occupazione degli aeroporti da parte del sindacato dei piloti è stata una delle cause della chiusura dell’Alitalia. Al vantaggio dell’aumento degli stipendi di alcuni piloti è corrisposto un danno erariale mille volte superiore. Lo sciopero dei lavoratori dell’Ilva non sta avendo risultati pratici. Ciò è dovuto alla politica green che ha messo fuori legge gli impianti, la cui riconversione ha costi insopportabili per le imprese di settore.
Una politica green “accelerata” che condiziona lo sviluppo nel medio periodo delle aziende europee a vantaggio di quelle cinesi o indiane, dovrebbe essere contestata sulle piazze dai sindacati. Queste manifestazioni non sono programmate perché i governi di centro-sinistra sono condizionati dal Green Deal europeo.
L’Italia è divisa in due tronconi: zone in cui si trovano imprese guidate da tecnocrati che possono stabilire elevati salari per gli addetti “specializzati” e zone che vivono di agricoltura e di artigianato, le cui aziende non possono permettersi neppure il salario minimo voluto dai sindacati. Il che determina interessi sociali contrapposti e inconciliabili che non puoi intercettare organizzando “democratici” cortei.
Nonostante che il mondo sia cambiato, i sindacati e la sinistra continuano a presentare ogni problema come un contrasto perenne: lavoratori contro dirigenti, produttori contro consumatori, poveri contro ricchi. Come se i profitti di un gruppo sociale fossero sempre a scapito di un altro. Nel libero mercato salari e profitti vanno di pari passo e ogni lavoratore ha interesse a che vi siano alti investimenti di capitale per acquistare i macchinari più avanzati. D’altra parte, gli stessi capitalisti non guadagnerebbero senza una mano d’opera efficiente.
Se vuoi mantenere i capitali nel tuo paese o fai come Hitler che arrestava senza processo chi esportava marchi oppure devi ricorrere ad una tassazione che favorisca gli investitori, evitando imposte patrimoniali. Devi sapere che ad ogni aumento di un punto delle imposte sui redditi di capitale corrisponde una fuga di risparmiatori di centinaia di miliardi.
Il replicante naif ti dice che la Meloni è succube dell’Europa perché non fa politiche di bilancio in deroga da destinare al welfare. Ma questa ameba non capisce che un bilancio in pareggio migliora il rating. Visto che l’Italia ha un enorme debito pubblico il rating “ragionevole” fa risparmiare, in termini di interessi, risorse statali superiori a qualunque manovra di bilancio sul welfare.
In conclusione, partiti, sindacati e magistrati sono “cortigiani” al servizio di interessi particolari, che mettono a rischio la nostra democrazia.
Mentre ci stiamo occupando di economia e di diritti, nessuno affronta il problema dei problemi: la “denatalità” che colloca il nostro paese agli ultimi livelli della scala mondiale.
Una disordinata vita sessuale, il consumo esagerato di droghe, lo scadimento della classe dirigente per la sterilità dei più capaci, la progressiva diminuzione delle famiglie, le lotte di classe, sono le cause per cui le civiltà del passato hanno avuto fine.
Sono proprie queste le condizioni di crisi che sta attraversando il nostro paese su cui bisognerebbe intervenire.
A questo riguardo, i governi italiani non hanno mai avuto programmi, si preoccupano solo di mantenere il tenore di vita degli “elettori” e leggono ogni giorno con apprensione i risultati dei “democratici” sondaggi d’opinione.
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