Landini: “Col referendum si possono cancellare leggi balorde sul lavoro”
- Postato il 6 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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“Il quorum? È certamente raggiungibile”. A dichiararlo è Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, in un’intervista rilasciata a La Stampa alla vigilia del voto sui referendum sul lavoro. Landini sottolinea come la situazione sia radicalmente cambiata rispetto a poche settimane prima: “Quando siamo partiti a metà dello scorso mese il Paese non sapeva neanche che c’era il referendum; oggi invece, nonostante non tutti gli organi di informazione a partire dalla Rai abbiamo informato adeguatamente, quello che sto vedendo è che il nostro messaggio sta passando”.
Per Landini, la partecipazione popolare è un atto di democrazia che diventa ancora più importante in un contesto critico: “C’è una crisi della democrazia e c’è una crisi del lavoro e, secondo me, le due cose sono collegate: quando cresce la precarietà, quando la gente è povera pur lavorando, quando si muore nel lavoro, ci si sente soli e non rappresentati ed è così che più entra in crisi la democrazia”. Secondo il leader sindacale, è proprio per questo che è urgente “rimettere al centro il lavoro rafforzando la democrazia, cambiando le leggi che sono state fatte in questi vent’anni da tutte le forze politiche”.
Un voto per cambiare
Il segretario Cgil insiste sul potere trasformativo del referendum: “Col referendum si tratta di incidere direttamente: e se raggiungiamo il quorum quelle leggi balorde sono cancellate e il giorno dopo per milioni di persone ci saranno più diritti e maggiore libertà nel lavoro”.
In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, il segretario della Cgil precisa il significato della consultazione: “Questa in realtà è la prima volta che il referendum è promosso dalla Cgil e non da forze politiche. Ma io penso che raggiungeremo il quorum proprio perché ci troviamo in una condizione grave. Le leggi una volta tutelavano il lavoro mentre ora occorre tutelarsi da leggi sbagliate”.
A motivare questa scelta è la volontà di utilizzare appieno gli strumenti democratici disponibili: “Non l’abbiamo fatto per ragioni politiche, ma per garantire maggior diritti”. Un’iniziativa che ha avuto anche un forte impatto sul panorama politico: “Noi non siamo andati dai lavoratori per dire di votare un partito o un governo ma per cambiare concretamente la loro condizione. Se questo ha aperto una discussione importante in tutte le forze politiche, lo considero positivamente”, conclude.
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