Landini chiude la campagna referendaria: “Non si vota per un partito, ma per migliorare i diritti delle persone”
- Postato il 6 giugno 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Il nostro obiettivo esplicito è il quorum, se non lo raggiungiamo abbiamo mancato l’obiettivo che dobbiamo raggiungere”. Non si nasconde Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a margine dell’evento di chiusura della campagna referendaria a Piazza Testaccio, a Roma, in vista del voto dell’8 e 9 giugno. “Noi abbiamo raccolto le firme perché non siamo eletti, noi in Parlamento non ci siamo. Non le abbiamo raccolte per fare un atto politico, ma per cancellare leggi balorde. Noi, sindacato e cittadini, non abbiamo altro strumento che il referendum”, ha continuato il segretario Cgil.
Per poi avvertire anche chi, tra i partiti di centrosinistra che sostengono i quesiti su lavoro e Jobs Act promossi dal sindacato, si accontenterebbe di un buon risultato. Magari superando la soglia psicologica dei 12 milioni di voti raccolti alle ultime politiche dal centrodestra, come evocato anche in casa Pd. “Chi evoca asticelle, anche nel centro-sinistra? Sciocchezze. Perché quando fai un referendum l’obiettivo è il quorum. Inutile fare delle menate”.
E non mancano gli attacchi di Landini a Giorgia Meloni, dopo che la presidente del Consiglio aveva dichiarato la sua volontà di andare al seggio, ma di non voler ritirare le schede elettorali, con l’obiettivo di affossare il quorum. “Chi dice alla gente di non votare non sta difendendo le sue idee, ma sta cercando di fare saltare il referendum. È pura ‘paraculaggine’, oltre a essere un atto irresponsabile, perché se uno crede nelle leggi che ha fatto non ha paura e non invita la gente a non votare”, ha continuato Landini. “Quando una persona ha responsabilità politiche ha il dovere di difendere le proprie idee e non inventarsi cose che non capisce nessuno: andare al seggio per non votare è come andare a Palazzo Chigi per non governare”, ha concluso.
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