L’America e Trump esultano, ma di Leone XIV hanno capito solo che è di Chicago

  • Postato il 12 maggio 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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“First american Pope”, il primo papa a stelle e strisce, il prete venuto da Chicago. Potevano gli americani tutti, da Trump in giù, dai cattolici ai cristiani riformati e orgogliosamente anti-papisti, non esultare per l’ascesa al soglio pontificio di un “figlio della nazione”? No, non potevano, anche quando sembrano equivocare la statura pastorale di un costruttore di ponti, loro che sognano muri sempre più invalicabili. Se l’accoglienza trionfale (Trump, il vice JD Vance, il capo dei vescovi Usa, il cardinale Raymond Leo Burke, nemico americano di Francesco) è una rosa di elogi e di buoni auspici, è una rosa più ricca di spine che feriscono che di petali odorosi.

Cominciamo proprio da JD Vance, il cattolico convertito ultimo a veder vivo Francesco ed estensore di una singolare teoria del bene, diciamo così a cerchi concentrici, prima la tua famiglia, poi il tuo vicino, quindi la comunità, la Patria e solo alla fine – se d’amore ne sia rimasta un’oncia – tutti gli altri. “JD Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di dare una valutazione al nostro amore per gli altri”, rispose secco Robert Francis Prevost sul suo profilo X lo scorso 5 febbraio.

Prendendo ancora una volta una chiara posizione contro la linea dell’amministrazione Trump, soprattutto le politiche sull’immigrazione e la deportazione dei migranti. Dobbiamo ricordare che definì “criminale” il taglio  improvviso, unilaterale, spietato del 90% dei finanziamenti Usa al programma di aiuti umanitari UsAid?

I vescovi Usa si sono congratulati con papa Leone XIV ma il primo pontefice nato negli Stati Uniti, non è mai stato membro della Conferenza episcopale americana perché faceva parte di quella del Perù. Il presidente della Conferenza episcopale americana Timothy Broglio ha capito l’antifona. “Sono sicuro che sarà un uomo del Vangelo e della Chiesa. Questo ovviamente lo metterà in conflitto con il governo attuale su alcune questioni, soprattutto quella delle migrazioni e degli aiuti internazionali”.

Contro le espulsioni di massa di migranti

E, infatti, nell’ultimo post su X del 15 aprile, Prevost si definiva “Católico, agustino, Obispo”, ovvero cattolico, agostiniano, vescovo, mentre criticava ancora la politica di espulsione dei migranti praticata dal presidente Trump e avallata dal presidente del Salvador Bukele.

Per Trump e i suoi fan sfegatati conta solo che grazie al tycoon lo Spirito Santo abbia posato il suo sguardo su un figlio d’America. Ma quella Maga (Make America Great Again) è una famiglia composita, non diciamo disfunzionale. I più agguerriti considerano anche questo papa un “marxista”, un comunista, latamente “woke”.

L’influencer Laura Loomer, tra le più ascoltate da Trump, riassume l’invincibile idiosincrasia:  “Anti-Trump, anti-Maga, a favore delle frontiere aperte, un marxista totale come Papa Francesco, solo un’altra marionetta marxista in Vaticano”. Ah, ecco. Muri contro ponti.

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Blitz

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