L’allestimento tra design e tecnologia di un piccolo museo nelle Madonie in Sicilia
- Postato il 25 agosto 2025
- Design
- Di Artribune
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Nel Parco delle Madonie, nel nord della Sicilia, la lentezza è quasi una condizione necessaria. Serve tempo, infatti, per muoversi in un territorio di 40mila ettari spesso impervio, con valli profonde e scarpate, che però nasconde al suo interno un eccezionale patrimonio di biodiversità. Qui, tra un bosco e una pietraia cotta dal sole, è possibile osservare una varietà di specie animali e vegetali senza eguali sull’isola e con poche corrispondenze nell’intero bacino del Mediterraneo. Si va dagli alberi monumentali vecchi di secoli ai fiori rari come la viola dei Nebrodi, dai ricci ai daini e ai grifoni, una specie che era scomparsa ed è stata reintrodotta a partire dal 2021.

Il rinnovato Museo Naturalistico delle Madonie
Per chi si trovasse in zona e non volesse – o non potesse – avventurarsi fisicamente nel parco, da un mese a questa parte esiste un’alternativa che sfrutta la tecnologia. Il Museo Naturalistico Minà Palumbo di Castelbuono, dedicato a un’originale figura di scienziato “en plein air” e collezionista di reperti naturalistici vissuto nell’Ottocento in quelle terre, ha da poco cambiato pelle grazie a un intervento dello studio milanese Dotdotdot, già autore di numerosi allestimenti museali “intelligenti” e lavori di interaction design.
L’esperienza di visita è stata completamente ridisegnata, con un’app che permette al visitatore di muoversi liberamente all’interno delle sale attivando diversi contenuti al proprio passaggio e due diorami digitali che lo trasportano nella realtà del parco, a caccia di piante e animali o in dialogo con i “mannaroli”, gli ultimi epigoni di una tradizione presente nelle Madonie fin da tempi antichissimi.
Al Museo Minà Palumbo arrivano i percorsi accessibili e personalizzati grazie ai fondi del PNRR
L’accessibilità è il perno intorno al quale si è sviluppato l’intervento dello studio: le teche e i pannelli informativi, per esempio, sono posizionati a un’altezza tale da poter essere letti anche da chi si sposta in carrozzina, mentre le informazioni scritte e le immagini sono affiancate da riproduzioni tridimensionali dei reperti e testi in braille. Ma non solo. “Questo progetto è stato reso possibile dai fondi del PNRR per l’accessibilità dei luoghi della cultura, che consente ai musei di rinnovarsi allargando la loro audience per raggiungere un pubblico trasversale”, racconta Laura Dellamotta di Dotdotdot. “Il tema da risolvere non è soltanto quello dell’accessibilità fisica, c’è anche l’accessibilità cognitiva ed esperienziale dei contenuti. L’audioguida, uno strumento che abbiamo sviluppato durante la pandemia e abbiamo già sperimentato in diversi contesti, consente di offrire visite tarate su target diversi. La fruizione è semplicissima, un’infrastruttura di beacon riconosce la posizione del visitatore e sblocca contenuti e approfondimenti tematici mirati, anche in più lingue”.









Un’installazione immersiva e un video per rendere visibile l’invisibile: il lavoro di Dotdotdot
Due installazioni, o diorami, portano dentro al museo cose che senza l’aiuto della tecnologia sarebbe impossibile proporre tra quattro mura, cioè la natura del parco delle Madonie e l’esperienza dei raccoglitori di manna, una risorsa così tipica del luogo da essere considerata un patrimonio immateriale a rischio di estinzione e riconosciuta come tale dall’UNESCO. La prima permette di esplorare la natura grazie a una serie di scansioni ambientali in 3D e campionature di suoni e di evidenziare con una “lente di ingrandimento” virtuale una selezione di specie vegetali e animali che in molti casi non sarebbero visibili a occhio nudo. La seconda presenta attraverso delle video interviste il lavoro di due “mannaroli”, o raccoglitori di manna, appartenenti a due generazioni diverse.

Due generazioni di mannaroli a confronto
“Mario Cicera e Giulio Gelardi, questi sono i nomi degli intervistati, hanno due approcci molto diversi ma quasi complementari tra loro”, spiega Antonio Cioppa, exhibition designer dello studio. “Cicera, il più giovane dei due, è più razionale e si concentra molto, per esempio, sul tipo di insetti che si posano sul tronco dei frassini quando questi sono carichi di manna dolce e pronta per essere estratta. Forse non tutti lo sanno, ma questa sostanza è una linfa che sgorga dalle crepe di un particolare tipo di frassino. Gelardi è più anziano ed è un’autorità locale, con un modo di fare quasi da sciamano. In uno spezzone molto divertente del video racconta di come ‘sussurra’ a ogni singolo albero e riesce a carpire i suoi segreti”.
“Quello che abbiamo fatto è cercare di valorizzare il territorio attraverso il racconto, portando nelle sale delle esperienze collegate al territorio stesso. In questo modo un museo può diventare ‘parlante’”, chiarisce ancora Laura Dellamotta. “Non si tratta, però, di un’esperienza estetica fine a se stessa. La tecnologia ci aiuta a dare valore a ciò che esiste e a farlo arrivare agli altri nel modo giusto ma l’effetto luna park non ci interessa, il focus deve rimanere sui contenuti”.
Giulia Marani
L’articolo "L’allestimento tra design e tecnologia di un piccolo museo nelle Madonie in Sicilia" è apparso per la prima volta su Artribune®.