L’aereo precipitato in India era un Boeing 787 Dreamliner, già al centro di un’inchiesta per l’uso di pezzi “scadenti”

  • Postato il 12 giugno 2025
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C’è un’inchiesta della magistratura italiana che risuona nell’incidente aereo che ha coinvolto un volo dell’Air India diretto a Londra. Il velivolo schiantatosi su una zona residenziale dopo il decollo da Ahmedabad era un Boeing 787 Dreamliner, lo stesso modello al centro di un’indagine della procura di Brindisi per l’uso di componenti della fusoliera non conformi al progetto e ritenuti scadenti, tanto da mettere a rischio la sicurezza dei voli in determinate circostanze. Boeing e Leonardo – incaricata dal colosso americano dell’aviazione di produrre i pezzi della fusoliera del Dreamliner – sono entrambe parte lesa nel procedimento.

Al centro dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza ci sono due società – la Processi Speciali e la Manifacturing Process Specification – che fornivano due componenti a Leonardo. Processi Speciali e Manifacturing Process Specification, secondo l’ipotesi investigativa, li fabbricavano con materiali ritenuti non conformi e quindi con proprietà di resistenza “largamente inferiori” agli standard provocando un “pericolo di cedimento” che avrebbe potuto comportare il “collasso” anche del pavimento. Quei pezzi erano stati montati su 477 aerei di quel modello, che erano poi stati al centro di una campagna straordinaria di manutenzione degli aeromobili coinvolti.

Non si sa, al momento, se componenti dell’aereo precipitato di Air India – che attualmente ha circa 30 Dreamliner nella sua flotta – siano state prodotte in Italia, sicuramente dopo l’inchiesta la compagnia indiana ha ordinato decine di aerei le cui parti saranno prodotte nel comparto aerospaziale della zona. Il velivolo era stato prodotto nel 2014 e assemblato a Everett, negli Stati Uniti. Lo scorso anno Sam Salehpour, ingegnere del produttore di aerei americano, in una lettera indirizzata al al numero uno della Federal Aviation Administration (l’autorità Usa che vigila sulla sicurezza nei cieli), Mike Whitaker, aveva parlato di “mille Boeing 787 e circa quattrocento 777 a rischio di cedimenti strutturali”, ma l’azienda aveva respinto le accuse.

I 477 vettori montavano un totale di 4.829 componenti in titanio commercialmente puro “risultati non conformi” poiché diversi dalla pattuita lega specifica e altri 1.158 componenti prodotti in lega di alluminio “non certificato”. Tutti avevano “proprietà di resistenza strutturale, sia statica che a fatica (e di costo d’acquisto), largamente inferiori” a quanto previsto dal contratto e quindi in condizioni di stress, soprattutto in caso di atterraggio di emergenza, c’era un pericolo di collasso per il pavimento passeggeri della fusoliera.

I 7 indagatil’inchiesta è stata chiusa lo scorso ottobre – rispondono di attentato alla sicurezza dei trasporti, inquinamento ambientale e frode in commercio. A corroborare le ipotesi investigative ci sono due consulenze tecniche, una redatta dagli ufficiali dell’Aeronatuica Manuele Bernabei e Guido Zucca e l’altra dagli ingegneri dell’Enac Paolo Privitera e Annamaria Dallan. All’inchiesta hanno partecipato anche il Dipartimento di giustizia americano e gli agenti dell’Fbi, chiamati in causa per la richiesta di rogatoria avanzata dalla procura brindisina: le autorità statunitensi hanno raccolto le dichiarazioni di tre dirigenti della Boeing e di un funzionario della Federal Aviation Administration, confluite nel fascicolo del pubblico ministero.

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