Lady Gaga: perché è il volto del pop oggi e domani

  • Postato il 15 maggio 2025
  • Di Panorama
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Tra Lady Gaga e le colleghe pop star corre la stessa differenza che c’è tra un’immagine bidimensionale e una in 3D: la prima è la fotografia dell’oggetto, la seconda è l’oggetto stesso. Stefani Joanne Angelina Germanotta è l’arte del pop, intesa come esperienza musicale, ma anche come geniale incrocio tra abilità comunicativa, senso dell’estetica e capacità di adattamento al proprio tempo. Lo hanno visto in diretta streaming dal Festival di Coachella decine di milioni di persone la sera del 20 aprile: Gaga, “imprigionata” da una gabbia coreografica che le impedisce di muoversi, canta l’ultima hit mondiale, Abracadabra: il microfono a cuffia che indossa inizia a “impazzire”, gracchia orrendamente, la voce va e viene a ondate. Un disastro imbarazzante. Per tutti, ma non per lei: «Beh, almeno adesso sapete con certezza che io canto veramente dal vivo». Poche parole che oscurano in un secondo la sua debacle e spostano l’attenzione su una questione incresciosa e di estrema attualità: la finzione di gran parte delle performance pop di questo tempo, tra playback, basi musicali preregistrate e auto-tune. Uno zero per Gaga e palla al centro. 

Lady Gaga: perché è il volto del pop oggi e domani
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È una traiettoria a zig zag la strategia dell’unica diva pop contemporanea di cui si parlerà ancora tra dieci o vent’anni. Non la colgono impreparata nemmeno gli imprevisti, come il flop colossale di Joker: folies à deux in cui si era spesa come attrice e cantante (nella colonna sonora). Mentre il film precipitava al botteghino e la colonna sonora non era da meno, lei stazionava in testa alle classifiche tutto il mondo grazie al duetto con Bruno Mars in Die With a Smile, e annunciava il nuovo album, Mayhem, diventato un best seller in meno di una settimana.

Canta e suona tutto Lady Gaga, che dal punto di vista artistico sceglie chi essere e che personaggio interpretare con la stessa disinvoltura con cui cambia un paio di stivali. Musicalmente parlando occupa tutto lo spazio possibile spostandosi a piacimento sulla linea passato-presente-futuro. L’abbiamo vista in bikini scherzare nel backstage dei Kiss, agghindati e mascherati come quattro supereroi della Marvel, e poi metallara convinta e convincente sul palco infuocato dei Metallica, e ancora perfettamente a suo agio allo Sphere di Las Vegas con gli U2, introdotta in scena da Bono con queste parole: “Signori e signore, la divina Lady Gaga”. Sul palcoscenico della band di With Or Without You ha intonato Shallow, la ballad con cui ha vinto un Oscar nel 2019.

Poco prima era stata in studio con i Rolling Stones per registrare  in duetto con Mick Jagger una canzone splendida come Sweet Sounds Of Heaven. Una credibilità rock abbinata a un’attitudine dance tra suoni elettronici futuristi e inni martellanti da disco club, abbinati ai look più kitsch che ci siano in circolazione. Non esiste nessuno che sappia oscillare con tanta nonchalance tra le canzoni più “maranza” del pianeta e le sofisticate atmosfere swing jazz da locale notturno newyorkese. Guardatela nel leggendario videoclip del brano John Wayne agghindata come una sexy biker che sculetta mentre sfreccia in moto con tanto di cappellaccio da cowboy e poi nei panni della chanteuse dei piani alti di New York in un duetto di gran classe con il re dei crooner, Tony Bennett. E poi, sempre con Mister Bennett, con una parrucca nera tutta ricci e boccoli, trasformata nella Cher degli anni Settanta.

Si traveste, si veste e si sveste insieme, trasformando di volta in volta il tono e le sfumature della voce fino a rendersi irriconoscibile passando da una performance all’altra. In studio di registrazione come sul set dei film. Chi scrive l’ha intervistata telefonicamente all’inizio della sua inarrestabile ascesa, nei primi mesi del 2009. A differenza di molte sue colleghe, non rispondeva a monosillabi e parlava liberamente di tutto, soprattutto del ruolo delle donne nell’industria del pop. Ma c’è una frase, pronunciata poco prima di concludere l’intervista, che spiega tutto: «Andy Warhol predisse 15 minuti di celebrità per tutti. Bene, ma io non sono qui per durare 15 minuti». 

Autore
Panorama

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