L’acqua Vera divide la destra a Padova: Fdi contro la Lega sull’allargamento del centro di produzione
- Postato il 26 luglio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’acqua che divide. Il progetto per la costruzione di un nuovo stabilimento per imbottigliare l’acqua minerale Vera ha provocato la reazione della popolazione e una spaccatura all’interno della maggioranza di centrodestra del Comune di San Giorgio in Bosco. In quel lembo di campagna padovana ha sede uno dei punti produttivi della famiglia siciliana Quagliolo che imbottiglia l’acqua con il marchio di proprietà di Nestlé e San Pellegrino. La richiesta di aumentare il centro di produzione è stata presentata avvalendosi dello Sportello unico per le attività produttive che consente di superare il consumo di suolo bloccato da una legge regionale. Si tratta di capannoni per 43 mila quadrati, una attività produttiva che dovrebbe dare occupazione a 35 persone.
Nel luglio 2022 il Comune, che ha come sindaco Nicola Pettenuzzo, segretario provinciale della Lega, si era opposto con un voto che recepiva la volontà popolare espressa da duemila firme di una petizione contraria. Adesso ha cambiato opinione e questo ha comportato una rottura della maggioranza. La vicenda è finita al livello regionale, con è sorto un asse di Vanessa Camani capogruppo del Partito Democratico, Fabrizio Boron di Forza Italia e il meloniano Enoch Soranzo. Insomma, uno scontro tra Fratelli d’Italia e la Lega.
“La famiglia Quagliolo ha un fatturato 71 milioni di euro e produce in tutta Italia 451 milioni di bottiglie d’acqua. – spiega Sebastiano Rizzardi, della lista San Giorgio Bene Comune – Per la concessione dell’acqua si pagano solo 15 centesimi per ogni metro cubo utilizzato, ossia per mille litri di acqua che viene imbottigliata. Un’inezia. Sappiamo che il consiglio comunale in queste materie resta sovrano e quindi la proposta di variante si fermerebbe, se bocciata dal voto del consiglio comunale”. I cittadini si sono riuniti in piazza e gli interventi hanno rimarcato come in Veneto ci siano centinaia di stabilimenti vuoti. Bisognerebbe riempire quelli di attività produttive, prima di consumare nuovo suolo.
Soranzo ha aderito: “Troverei antistorico un dare un ‘sì’ a progetto simile, che non genererà né lavoro, né ricchezza, proprio mentre in tutta Italia il dibattito ruota attorno all’emergenza idrica e alla necessità di realizzare dissalatori per rendere possibile la vita e la continuità dell’agricoltura. Un impianto per imbottigliare l’acqua a San Giorgio in Bosco c’è già: questo territorio ha già dato”. La dem Camani: “I cittadini hanno chiesto di avere voce in un’area che ha già dato molto in termini di consumo del suolo e di impatto ambientale”. Da Venezia è intervenuto il leghista Giulio Centenaro: “Pieno sostegno al mondo imprenditoriale che vuole investire sul territorio di San Giorgio in Bosco con un nuovo stabilimento dell’Aqua Vera. La richiesta è assolutamente rispettosa delle norme urbanistiche e ambientali vigenti. Mi stupisco che Fratelli d’Italia, nostri alleati a Venezia e a Roma, si oppongano allo sviluppo di un’importante realtà imprenditoriale”.
La consigliera regionale del “Veneto che vogliamo”, Elena Ostanel: “Il progetto significherebbe altri ettari di suolo agricolo persi e un modello produttivo che continua a trattare l’acqua come merce e non come bene comune”. È intervenuta anche Cristina Guarda, eurodeputata di Europa Verde: “È ora di archiviare l’impostazione ideologica della Lega, che ha governato promuovendo il mito del progresso a tutti i costi. È un modello di sviluppo superato e dannoso, che il poeta Zanzotto chiamava ‘progresso scorsoio’, che soffoca il territorio e le comunità. Il Veneto è già la seconda regione più cementificata d’Italia. Dobbiamo metterci in testa che non c’è sviluppo, né futuro, senza acqua o suolo”.
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