L'”abbraccio benedicente” del Vescovo Lorefice alle detenute e ai detenuti palermitani

  • Postato il 23 dicembre 2025
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di Gian Piero Corso

PALERMO, 23 dicembre 2025 – (gpc) – È stato il suo primo gesto da Vescovo di Palermo, quello di visitare i carcerati.

Monsignor Corrado Lorefice dieci anni fa, all’indomani della sua nomina episcopale e dell’insediamento a Palermo, volle visitare il carcere dell’Ucciardone e insieme ai detenuti celebrò la prima messa in diocesi.

In questi anni non ha mai lasciato soli i carcerati, visitandoli spesso durante le festività ma anche in momenti meno solenni.

Oggi don Corrado ha inviato loro una accorata lettera in occasione del Santo Natale.   

Carissime Detenute e Carissimi Detenuti delle Carceri dell’Ucciardone, del Pagliarelli e del Malaspina di Palermo e del Burrafato di Termini Imerese, desidero farvi arrivare in questo Santo Natale del Signore tutta la mia vicinanza”, un grande affetto ma anche il “bisogno di assicurarvi che siete costantemente ri-cor-dati (“ri-dati, costantemente ri-portati, al nostro cuore”) da me e dalle nostre Comunità riunite in preghiera e che lo sarete particolarmente durante l’Eucaristia di questo Santo Natale”.

Don Corrado, nella sua lettera alle detenute e ai detenuti palermitani ricorda un autentico martire di Cristo, Dietrich Bonhoeffer, che scrisse ai suoi cari genitori, a ridosso del Natale, il 17 dicembre 1943, dal carcere berlinese di Tegel, dove era stato rinchiuso con l’accusa di aver partecipato alla cospirazione contro il regime di Hitler.

Sono parole concrete nate nel cuore di chi affronterà con signorile dignità anche la morte per impiccagione decisa dal Fürer e avvenuta a Flossemburg il 9 aprile 1945 – racconta il Vescovo –. Sono sicuro che vi saranno di grande conforto:

Guardando la cosa da un punto di vista cristiano, non può essere un problema particolare trascorrere un Natale nella cella di una prigione. Molti in questa casa celebreranno probabilmente un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva che il nome. Un prigioniero capisce meglio di qualunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza di aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini; che Dio volge lo sguardo proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distoglierlo; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annunzio”.

Don Corrado assicura che pregherà, per i detenuti durante i Vespri del tempo di Natale, il Magnificat di Maria e raccomanda “di pregarlo con me ogni sera. Vi dia forza e vi assicuri che lo sguardo di Cristo e della sua Chiesa è rivolto a voi, con amore!”.

E conclude con la certezza che nell’abbraccio benedicente “c’è tutta la Chiesa palermitana che vi abbraccia e vi benedice. La consolazione del Natale del Signore Gesù sia la vostra forza”. (GPC)

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