La voce di Mario Vargas Llosa si è spenta, ma il suo lascito continuerà a risuonare nella letteratura universale
- Postato il 15 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Io sarò uno scrittore. Non sarò un giornalista, non sarò un avvocato, non sarò un professore… Dedicherò il meglio del mio tempo e il meglio della mia energia a scrivere”.
Queste parole di Mario Vargas Llosa riassumono l’impegno assoluto di questo genio verso la letteratura. Un impegno che lo ha accompagnato fino alla fine e che si incarna anche nel titolo del suo ultimo romanzo: Le dedico mi silencio. La sua voce si spegne all’età di 89 anni, ma il suo lascito continuerà a risuonare nella letteratura universale.
Lo scrittore peruviano, Premio Nobel per la Letteratura nel 2010, è morto domenica 13 aprile 2025 a Lima, come hanno confermato i suoi tre figli Álvaro, Gonzalo e Morgana Vargas Llosa attraverso un comunicato. Con lui si chiude definitivamente il capitolo del cosiddetto boom latinoamericano, quello straordinario fenomeno letterario degli anni Sessanta e Settanta che ha portato la narrativa ispanoamericana alla ribalta mondiale.
Insieme a Gabriel García Márquez (Colombia), Julio Cortázar (Argentina), Carlos Fuentes (Messico) e José Donoso (Cile), Vargas Llosa ha fatto parte di una generazione di scrittori che ha rivoluzionato il linguaggio, la struttura e il modo di raccontare le realtà di un continente turbolento, appassionato, contraddittorio.
Mentre García Márquez esplorava il realismo magico, Vargas Llosa si addentrava nelle complessità del potere, del conflitto sociale e della psicologia dei suoi personaggi con un realismo feroce e meticoloso.
Vargas Llosa è stato anche un intellettuale globale e nel 2021 è stato ammesso nella prestigiosa Académie Française, diventando il primo autore a entrare nella cosiddetta “immortalità francese” senza aver mai scritto in questa lingua. Un riconoscimento che ha simboleggiato la portata della sua opera, ben oltre i confini linguistici e culturali.
Nato ad Arequipa nel 1936 e naturalizzato spagnolo decenni dopo, Vargas Llosa è stato un narratore brillante, un saggista lucido e una voce critica. Ha attraversato diverse fasi ideologiche: dal fervore rivoluzionario e il marxismo sartreano della giovinezza, al liberalismo della maturità. Come lui stesso ha scritto nella sua autobiografia El pez en el agua: “Il percorso che mi ha portato dalla mia giovinezza impregnata di marxismo e esistenzialismo sartriano al liberalismo della mia maturità.”
Nel corso della sua vita, è diventato un acuto commentatore della realtà latinoamericana e mondiale, generando forti consensi ma anche dure critiche. È stato un liberale combattivo, critico implacabile dei populismi e delle dittature, soprattutto quelle di sinistra. Non ha esitato a condannare i regimi di Cuba, Venezuela e Nicaragua, e negli ultimi anni ha mostrato simpatia per figure della destra radicale come Jair Bolsonaro o José Antonio Kast. Nel 2022, le sue dichiarazioni contro il popolo colombiano per aver eletto Gustavo Petro come presidente hanno generato forti polemiche.
Nel 1990 Vargas Llosa decise di portare la sua visione politica alle urne e si candidò alla presidenza del Perù. La sua campagna fu segnata dalla difesa del libero mercato e della democrazia liberale. Tuttavia, perse al secondo turno contro Alberto Fujimori, la cui successiva deriva autoritaria sembrò dargli ragione, anche se lo scrittore non tornò più alla politica attiva.
Le sue opere hanno segnato generazioni: La ciudad y los perros, Conversación en La Catedral, La casa verde, La guerra del fin del mundo e La fiesta del chivo sono solo alcuni dei titoli che oggi fanno parte del canone della letteratura ispanoamericana. La sua penna è stata uno strumento per comprendere — oltre gli stereotipi — la complessità del potere, dell’identità, della storia e della condizione umana in America Latina.
Negli ultimi giorni della sua vita, Vargas Llosa ha scelto la riservatezza. Ha celebrato il suo 89esimo compleanno lo scorso marzo a Lima, circondato dall’affetto dei figli, dell’ex moglie Patricia Llosa — con cui aveva condiviso cinquant’anni di matrimonio — e del suo cerchio più intimo. Ha anche visitato alcuni dei luoghi che hanno segnato la sua opera: il Colegio Militar Leoncio Prado (che ispirò La ciudad y los perros), il bar La Catedral, il quartiere di Cinco Esquinas. Un ritorno simbolico negli spazi che avevano dato vita alle sue storie, accompagnato dal nipote e dalla memoria viva della sua letteratura.
La sua cremazione si è svolta in una cerimonia privata, nella capitale del Paese che lo ha visto nascere. Così si conclude il viaggio terreno di Mario Vargas Llosa: il peruviano universale, l’intellettuale controverso, il narratore ineguagliabile. Più che risposte, ci lascia domande ancora attuali sulla libertà, lo sviluppo, la democrazia e la cultura. Domande che continueranno a ispirare dibattiti e letture per molte generazioni.
Perché se c’è qualcosa che Vargas Llosa ha saputo fare è stato dedicare tutta la sua vita alla letteratura — e con essa, a un modo di pensare, immaginare e trasformare il mondo.
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