La vita contro
- Postato il 8 gennaio 2025
- Di Il Foglio
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La vita contro
La rivoluzione di sé avviene in un incontro. E’ in quell’attimo, o meglio in quell’itinerario che da lì prende le mosse, che l’uomo conosce chi è. Lo scoprono – anche se faticano ad ammetterlo – Angela e Umberto, due vite apparentemente segnate. Trafitte dall’assenza di quell’altro che, quasi sempre, è il corresponsabile della definizione dei propri orizzonti.
Lei, poco più di vent’anni, è appena uscita dal carcere veneziano della Giudecca dopo essere diventata suo malgrado ingranaggio di un oliato meccanismo criminale, invischiata in attività di sfruttamento della prostituzione e traffico di droga ordite dalla famiglia adottiva del compagno, Florian, tipico esempio di ragazzo senza arte né parte. Angela vive solo per riavere il figlio, Martin, strappatole dalla giustizia e affidato ai nonni. Proprio quel nucleo da cui è uscita per sfuggire a un pater autoritario, ingabbiato in una religiosità ipocrita che non conosce Cristo e la bellezza della sua misericordia. E perciò non sa essere padre. Umberto è un uomo alle soglie della pensione, cresciuto in un esperimento di aggregato popolare affacciato sulla laguna (il Cep), che si è autoimposto con certosina durezza una solitudine esasperata e annegata nell’alcol. La sua colpa? Una tragedia involontaria, ma da lui propiziata, che ha finito per disintegrare l’adorata famiglia e allontanare per sempre moglie e figlio. Si conoscono al banco della macelleria di un supermercato di Mestre, dove Angela deve svolgere un percorso di abilitazione professionale procuratole dai servizi sociali, che sopporta di malavoglia, e dove Umberto tira a campare gli ultimi mesi prima del congedo.
E’ sullo sfondo di una Venezia spettrale e grigia che si svolge la storia di queste due anime marginali e distanti, che finiscono per incrociarsi, e guarirsi, a un attimo dal precipizio. Una storia che ha per fulcro la relazione con la paternità, e che Rita Ragonese, oggi assistente sociale in Veneto alla sua prima bella opera narrativa, esprime con autenticità e senza retorica. Una relazione determinante, nella quale – anche grazie alle “autocoscienze” dei due: rispettivamente Grace, compagna di stanza di Angela, e la coppia Oreste e Giusi, osti vicini di casa di Umberto – l’uno ritrova la figlia che non ha potuto crescere, e in qualche modo si redime; l’altra fa esperienza di quell’autorità (per quanto acciaccata) che la spinge a maturare e l’aiuta non a farsi venire “la vita contro”, ma ad andare incontro alla vita. Perché la salvezza è scoprire – insieme – che “impacchettato nel quotidiano, noi trasportiamo senso”, come dice la figura più luminosa del libro, don Bressanello. E l’unico passaporto per la felicità “non è fantasticare la vita”, ma “esserci, nelle cose”.
Rita Ragonese
La vita contro
Fazi, 288 pp., 18 euro