La Vigna Persa di Cuffaro, paradigma di un costume millenario trasversale ed incolore in Sicilia (e non solo)

  • Postato il 9 novembre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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La frase che non ti aspetti, a parte alcuni, la pronuncia su Salvatore Cuffaro l’ex presidente dell’antimafia siciliana Claudio Fava: “Non sono sorpreso, ma sarei molto dispiaciuto, sul piano umano, se le accuse venissero dimostrate. Perché lui era l’unico ad aver pagato il suo conto con la giustizia in quaranta e passa anni di impunità”.

Per Claudio Fava politico di non certo breve, per quanto meditabondo e perplesso, corso l’immoralità è assolutamente trasversale ed incolore. C’è tutto il senso dell’irredimibilità non di Cuffaro, che risponderà difendendosi davanti ai magistrati e alla sua coscienza, ma del destino di un’isola.

Il problema non sono gli uomini, i singoli, questo è un modo miope, fazioso e presso che inutile, di guardare ai problemi di questa terra. Il problema è la cultura, in parte millenaria, che permea la società siciliana.

Il principio vigente in Sicilia

La Vigna Persa di Cuffaro, paradigma di un costume millenario trasversale ed incolore in Sicilia (e non solo)
La Vigna Persa di Cuffaro, paradigma di un costume millenario trasversale ed incolore in Sicilia (e non solo) – Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

In Sicilia vige un principio elevato a dogma della fede. Chi trova un “Amico” trova un tesoro, ed il tesoro va speso. Dalla richiesta di una Tac, viste le lunghissime liste d’attesa, fino a battere gli avversari/concorrenti in un concorso o una gara d’appalto.

Il siciliano pensa se non lo faccio io lo farà sicuramente il mio concorrente, per cui tutti, vincitori e perdenti nella gara della vita si attrezzano cercando un amico, e non confidando su altro, che sia il merito, il diritto o il destino, che il pessimismo cosmico verghiano considera quasi sempre funesto.

C’è il rifiuto nella cultura sociale isolana di una storia diversa, di una speranza. È un’isola che delle tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, promuove a pieni voti,  è il caso di dirlo, la prima, rifiuta la seconda e gestisce “pelosamente” la terza. In Sicilia tutto è baratto, scambio, in primis il voto.

Sia che uno faccia lo spazzino o aspiri a diventare primario, lo scambio, il “che c’è pi mia” è la sintesi del sinallagma del voto in Sicilia, più di qualunque ideologia o opinione, niente per niente.

Perché il senso di miseria che ogni siciliano, di qualunque censo, sente è ancestrale, atavico, per cui tutto, anche i diritti non possono essere esercitati senza uno scambio di convenienza. Se i politici siciliani sono così a, è, e Sciascia lo sapeva e narrava benissimo,  perché la cultura siciliana è questa, non solo questa, forse.

Cuffaro martire o capro espiatorio?

Poi Cuffaro non è un martire, ma non può nemmeno essere il capro espiatorio, il lavacro di una cultura che appena sacrifica l’agnus, ritorna velocemente alla sua consueta, instancabile, cultura dello scambio.

Oggi si apre un altro calvario giudiziario che la riforma attuale della giustizia non risolverà, la sua lentezza. Come ogni avvocato sa se tutto va bene ci vorranno anni, che ai tempi digitali della politica odierna sono secoli.

Ma Totò che visse due volte ha un’altra passione, perché la politica per lui è più patologia, ed è la sua vigna nella Sicilia interna, fa un ottimo vino in particolare, si chiama Vigna Persa.

Forse la “Vigna” elettorale, conoscendo il carattere irriconoscente dei siciliani, che salgono solo sui carri vincenti, non darà i frutti sperati dopo questa, ennesima, mazzata.

Ma anche un condottiero famoso come Cincinnato si ritirò nel suo podere. Il tempo può essere galantuomo, a volte, ma anche se non lo fosse c’è un tempo per ogni cosa.

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Blitz

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