“La verità su Emanuela Orlandi è in due dossier custoditi in Vaticano, so dove sono”: parla il fratello Pietro

  • Postato il 1 luglio 2025
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Tutta la verità su Emanuela Orlandi potrebbe essere scritta in delle carte, per questo, secretate. Ci sono due fascicoli che potrebbero fare luce su uno dei misteri più oscuri d’Italia.

I dossier segreti
Uno dei due dossier si intitolerebbeEmanuela Orlandi’ e sarebbe custodito in un archivio riservato dello Ior, la banca vaticana. “Ad averlo confidato e poi confermato – ha detto Pietro Orlandi – sono un prelato e un laico che non si conoscono e quindi non possono aver concordato una versione comune. Il documento è depositato in una zona dell’archivio a cui hanno accesso pochissimi autorizzati“, ha specificato il fratello della cittadina scomparsa il 22 giugno del 1983 domenica scorsa nel corso di un incontro a Forte dei Marmi L’altro fascicolo è quello che dal 2013 è stato per un periodo sulla scrivania dell’allora Papa Ratzinger come disse a Pietro Orlandi il maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, coinvolto anche nella fuga di notizie “Vatileaks”. “Di questo fascicolo – ha sostenuto il fratello di Emanuela Orlandi – era a conoscenza l’allora comandante della gendarmeria vaticana Domenico Giani che aveva informato anche Alessandro Diddi, promotore di Giustizia del Vaticano. Giani temeva che circolassero copie di questo fascicolo e non si fidava di Paolo Gabriele pensando che lui potesse aver fatto delle fotocopie del documento. Ho già richiesto più volte un incontro con il nuovo Papa Prevost – ha concluso Orlandi – e spero che Leone XIV mi riceva e mi ascolti perché un suo intervento potrebbe essere decisivo per arrivare alla definitiva verità e avere giustizia. Papa Francesco così come il suo predecessore Ratzinger non hanno mai voluto parlare del nostro dramma e neanche dare un fondamentale contributo per svelare tutti i misteri. Io continuo a sostenere che in questa drammatica vicenda Emanuela è stata usata per ricattare qualcuno molto in alto, probabilmente del Vaticano”. (fonte: Ansa)

L’ultima audizione
Questa mattina intanto, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sul mistero della Vatican Girl, si è seduto Alfonso Montesanti che all’epoca dei fatti aveva una relazione sentimentale con Patrizia De Lellis, che in quegli anni aveva frequentato per un paio di mesi il corso di canto corale a cui era iscritta anche Emanuela Orlandi. Sua madre all’epoca lavorava nella scuola di musica “Tomaso Ludovico Da Victoria” che aveva sede nel Palazzo di Sant’Apollinare. Giuliana De Ioannon, questo il suo nome, era factotum e impiegata nella segreteria della direttrice della scuola suo Dolores. “Ho conosciuto De Lellis perché io lavoravo al cinema e l’ho incontrata in un film dove faceva la segretaria di edizione”, ha raccontato Montesanti aggiungendo che all’epoca “faceva il fonico”. A Montesanti è stato chiesto anche di Bruno Mattei, regista di film hard più volte tirato in ballo in questa vicenda. “Ho conosciuto Bruno Mattei, me lo ha presentato Patrizia e abbiamo fatto un weekend insieme: sapevo che faceva il regista, dopo un po’ scoprii che faceva il regista di film a luci rosse; ma io non ho mai fatto film a luci rosse”, ha detto Montesanti aggiungendo di non aver mai lavorato con lui. Montesanti ha ricostruito davanti alla Commissione il suo rapporto proprio con Patrizia De Lellis, affermando che il matrimonio durò pochissimo, circa un mese. “Entrambi avevano problemi di tossicodipendenza, frequentavamo piazza San Cosimato a Trastevere perché era un luogo di spaccio, la mia vita in quel periodo era dedita solo a quello, a rimediare un po’ di soldi e trovare le droghe”. Alla domanda se tramite l’ambiente della droga trasteverino sia mai entrato in contatto con esponenti della Banda della Magliana, l’uomo ha risposto di no: “noi cercavamo giusto una dose al giorno, per tirare avanti, non eravamo proprio considerati, entravi in contatto con esponenti di livello se magari compravi qualche etto”. (fonte: Ansa).

“In un’occasione – ha aggiunto l’audito – il regista (Matttei, ndr) venne “al lago a casa di Patrizia, è venuto con una macchina di una ragazza dai capelli rossi, non l’ho mai visto con le macchine, penso si spostasse con i taxi”. Questo quindi escluderebbe qualsiasi collegamento con l’uomo con la Bmw che fu visto parlare con Emanuela all’ingresso e all’uscita di scuola. Quanto al 22 giugno 1983, giorno della scomparsa di Emanuela, Montesanti ha affermato di non ricordare dove fosse e ha ricordato di essere stato sentito all’epoca dalla polizia: “Ero fuori casa, ogni tanto telefonavo per sentire mia madre e in una telefonata mia madre mi disse che mi stava cercando la polizia e di presentarmi alla questura. Io mi sono presentato alla questura, mi hanno chiesto se conoscevo Emanuela, se l’avevo frequentata e sapevo qualcosa. Mi è sembrata fosse una cosa dovuta. Ebbi l’impressione che non credessero neanche loro che io potessi c’entrare qualcosa con questa storia. Quanto alla scuola di musica, io sono sicuro al 90% di essere andato una sola volta in quella scuola ma lì prendevano il nome quindi risulta quante volte ci sono stato”, ha aggiunto. (fonte: Adnkronos).

Secondo quanto emerso dai lavori della Commissione, alla fine del luglio 1983, la Digos di Roma avrebbe sviluppato indagini o e approfondimenti sui coniugi De Lellis la cui figlia Patrizia aveva attirato i sospetti circa i suoi rapporti con Emanuela Orlandi. Del ruolo di Patrizia De Lellis e del marito Alfonso Montesanti si era parlato anche nel corso dell’audizione del 30 aprile scorso di Lidano Marchionne, ex dirigente proprio della Digos. Tuttavia aembra che i rapporti della Orlandi con la De Lellis non andassero oltre la mera conoscenza legata ai corsi frequentati da entrambe. Questa pista del resto era stata già percorsa all’epoca senza portare a nulla di nuovo sul mistero della scomparsa della cittadina Vaticana.

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Il Fatto Quotidiano

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