La vera musa di Giorgio Armani? La sua mamma: “Con pochissimi soldi, lei era elegante. Vestiva quasi sempre di grigio, con giacche da uomo, era molto sciolta”
- Postato il 5 settembre 2025
- Moda E Stile
- Di Il Fatto Quotidiano
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Per capire l’essenza di Giorgio Armani, l’origine del suo stile pulito, la radice della sua avversione per l’ostentazione, non bisogna guardare alle passerelle di Milano o ai red carpet di Hollywood. Bisogna tornare a Piacenza, negli anni della guerra, e osservare una donna. Suo nome era Maria Raimondi, sua madre. È lei, la musa primigenia e inconsapevole, il vero codice genetico dell’impero Armani.
“Con pochissimi soldi, mia madre era molto elegante”, ha raccontato più volte lo stilista. “Mi ha insegnato molte cose, tra cui la semplicità e il rigore dell’eleganza: solo ciò che è necessario per rendere qualcosa bello e niente di più”. Questa lezione, appresa nell’infanzia, è diventata il pilastro della sua filosofia estetica e imprenditoriale. Sul suo yacht, teneva una foto in bianco e nero che lo ritraeva bambino su una spiaggia, accanto a questa “bellezza dagli occhi scuri” vestita con una gonna a colonna e un costume da bagno di una sobrietà statuaria.
Ma l’ispirazione più potente, quella che avrebbe cambiato la storia della moda, arrivò osservando il suo guardaroba: “Prima della guerra vestiva quasi sempre di grigio: abiti a girocollo, di lana molto leggera, e giacche da uomo, le giacche quadrettate degli anni ’40. Aveva un aspetto molto sciolto”, raccontò lo stilista a Vogue. In quell’immagine c’è tutto. Una donna che si appropria di un capo maschile per necessità, ma lo fa con un’eleganza naturale, “sciolta”, priva della rigidità e delle imbottiture tipiche dell’epoca. Quell’idea—che comodità ed eleganza possano coincidere—Armani la incamera bambino e non la dimenticherà più: è il seme della giacca destrutturata, la sua più grande invenzione. Una manciata d’anni più tardi, eccolo infatti che sfodera, alleggerisce, toglie dove tutti aggiungevano. Fa aderire la giacca al corpo senza imporlo. Come Coco Chanel, che si ispirò alla funzionalità degli abiti dei suoi amanti e dei marinai, anche Armani ebbe la sua illuminazione osservando come i suoi genitori si vestivano in tempo di guerra, dove la comodità era centrale, ma senza mai perdere la dignità. Se Chanel partì dalla comodità della vita reale per liberare le donne, Armani ha aperto l’armadio di casa per rifondare l’idea stessa di eleganza.
Da lì, decenni dopo, nascerà l’uniforme del power dressing, la sua rivoluzione per liberare uomini e donne dalle costrizioni sartoriali conferendo loro un’autorevolezza non urlata. Quell’intuizione, così semplice e radicale insieme, venne poi consacrata dal film American Gigolò con un allora semi-sconosciuto Richard Gere: il resto è storia. “Solo ciò che è necessario per rendere qualcosa bello, e niente di più”: è la lezione di Maria, che diventa metodo. Colori sussurrati, linee nette, nessuna concessione all’effimero. Non minimalismo freddo, ma umanesimo dell’abito: i vestiti servono alle persone, non il contrario. Ecco perché quello stile attraversa mode e decenni senza appassire.
Questo legame profondo e mai reciso con mamma Maria è stato celebrato da Re Giorgio nei simboli più intimi del suo successo. Ha battezzato le sue due magnifiche barche con i vezzeggiativi della madre: la prima, di 50 metri, “Mariù“. “È il diminutivo di Maria… lo spirito di mia madre permea la barca. La sua anima è qui”, disse ad Architectural Digest. La seconda, un super-yacht di 65 metri, “Maìn“, dal soprannome dialettale che Maria aveva da piccola. Un modo per portarla sempre con sé, nei suoi rari momenti di quiete. Ma anche un rito privato: tenere la rotta ricordando la sorgente.
Una donna “dura”, come la definì lui stesso, ricordando quando, durante un bombardamento, gli diede uno schiaffo per insegnargli a non avere paura. Ma anche una presenza costante, un modello di rigore ed eleganza che ha continuato a guidare la mano e il pensiero del “Re della moda” per tutta la sua vita. Nessuna retorica: la vera eredità materna è un’etica prima che un’estetica. Dignità, lavoro, misura. Armani la traduce in un linguaggio globale che democratizza l’eleganza e insegna che la modernità può essere senza tempo. Dal quinto piano di Piacenza ai red carpet, il filo non si spezza: fare molto con poco, e farlo bene. È il lascito di Maria Raimondi. È il segreto di Armani. L’impero di Re Giorgio, in fondo, è nato proprio così, dallo sguardo ammirato di un bambino per sua madre.
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