La Transnistria al buio e al freddo dopo la fine dell’accordo sul gas: i black out programmati non bastano neanche più
- Postato il 10 gennaio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Senza acqua calda e riscaldamenti dal primo gennaio case e abitanti. Ferme fabbriche e aziende. Nella minuscola Transnistria, enclave russa incuneata al confine ucraino e moldavo, è in corso una crisi energetica. “Il Paese non si trova solo in una situazione di crisi energetica, ma anche umanitaria” ha detto il primo vice del governo Sergey Obolonik: “La situazione è ancora gestibile, ma se non si troveranno soluzioni rapide, l’industria potrebbe subire danni irreversibili”. Poco faranno i black out programmati per i 400mila abitanti e i 1500 soldati russi mai andati via dal 1992: le riserve di forniture andranno esaurite in un mese, hanno detto due giorni fa le autorità.
La regione è rimasta prigioniera in un triangolo di diatribe legali. Il gigante energetico russo Gazprom e l’azienda ucraina Naftogaz hanno tagliato i ponti con la fine dell’accordo per il transito di gas che gli ucraini hanno deciso di non rinnovare.
In stato di emergenza energetica è finita anche la Moldavia: da Chisinau però Gazprom vuole 709 milioni di dollari mai pagati. Per i moldavi però il debito da saldare è solo di 8, 6 milioni di dollari. Rimane l’alternativa della rotta turca per i rifornimenti, ma ha costi altissimi. Striscia di territorio a forma di spina, la Transnistria, chiosa Chisinau, ha rifiutato i rifornimenti e generatori mentre le temperature scendono sotto zero: si brucia la legna per scaldarsi come hanno suggerito le autorità, che chiedono ai residenti di rimanere tutti nelle stesse stanze riscaldate e sigillare le finestre con coperte. Si fa anche ricorso alle stufe elettriche ma, riportano i media russi, questo “aumenta la pressione sulla rete energetica dell’era sovietica”. È stato breve il passo ai black out programmati per risparmiare risorse ed evitare il collasso totale.
Quando l’elettricità manca, a mancare è anche il rifornimento idrico. Queste emergenze provocano nello stato autoproclamatosi indipendente negli anni ’90, sopravvissuto fino ad oggi solo grazie all’aiuto di Mosca, profondo scontento e senso di abbandono. Poco ha fatto il messaggio di auguri per l’anno nuovo del presidente Vadim Krasnoselsky che ha chiesto ai cittadini di non arrendersi perché “tutto può essere superato”. Ai media locali ha anche detto che proposte da aiuto dalla Moldavia non ne ha ricevute: anzi, accusa Chisinau di voler “strangolare” il territorio. La Moldavia, che pure è sottoposta a tagli ed emergenze energetiche, chiosa contro la Russia: questa è una crisi di sicurezza “indotta per destabilizzare economicamente e socialmente” il Paese, ha detto l’ufficio della presidente filoeuropea Maia Sandu rieletta lo scorso anno, “un’operazione per creare la domanda per il ritorno al potere delle forze russe” alle elezioni parlamentari del 2025.
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