La Torre della Garisenda e l’ipotesi dell’esplosione controllata, nel 2023 si pensò all’esperto impiegato per il Ponte Morandi

  • Postato il 1 dicembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Buttar giù con una esplosione la Garisenda per “salvare” quella degli Asinelli ed evitare rischi per la basilica di San Bartolomeo. Nell’autunno 2023, quando iniziò l’allerta per la Torre Garisenda, la minore delle Due Torri di Bologna, e il Comune creò il primo pool di esperti incaricati di gestire l’emergenza, ci fu anche un momento in cui si ipotizzò l’abbattimento controllato del monumento. Secondo quanto riporta l’Ansa si pensò anche all’utilizzo di esplosivi e fu chiamato Danilo Coppe, l’esperto parmigiano autore della demolizione con dinamite di ciò che restava del Ponte Morandi di Genova.

Nel frattemp, l’allarme è in parte rientrato. Ma all’epoca, fine settembre di due anni fa, lo stesso Coppe realizzò un progetto che prevedeva di intervenire in poche ore se la situazione lo avesse richiesto, cioè se gli strumenti di controllo avessero segnalato un imminente rischio di crollo. L’obiettivo principale di questo ipotetico intervento era limitare i rischi di danno per la Torre degli Asinelli e per la basilica di San Bartolomeo, che si trovano nelle immediate vicinanze. Il piano prevedeva microcariche e una serie di indicazioni sulle misure e le precauzioni da adottare, un’area di sicurezza a 200 metri dalla base della torre, e un brillamento calibrato.

A inizio novembre era stato annunciato che il progetto di restauro è stato ultimato. L’ingegnera Raffaella Bruni, responsabile del team tecnico incaricato, aveva parlato dell’intervento messo a punto insieme a Stefano Podestà (Università di Genova), Filippo Forlani (Università di San Marino), Massimo Majowiecki (Università di Bologna) e Nunziante Squeglia (Università di Pisa), e basato sul metodo osservazionale, previsto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2018, che consente di adattare il progetto in base alle reazioni reali della struttura durante il cantiere.

“Utilizziamo questo metodo perché permette di variare passo passo il progetto a seguito del monitoraggio della reazione della torre alle attività svolte – aveva spiegato Bruni – La Garisenda è un oggetto unico al mondo, costruito con materiali su cui non esiste ampia letteratura. Abbiamo un progetto che definisce obiettivi e finalità, ma la modalità esatta con cui raggiungerli la valuteremo sul campo”. Il professor Massimo Majowiecki, già coinvolto negli interventi sulla Torre di Pisa, aveva ribadito l’eccezionalità del caso: “La torre è un oggetto unico, non esiste un altro ‘paziente’ da cui prendere esperienza”. Quanto alla fase operativa, aveva precisato: “Lavoreremo applicando tiri molto leggeri a circa dieci metri di altezza: questo consente di alleggerire la torre e permetterci di intervenire. Se c’è una deviazione rispetto a quanto atteso, abbiamo macchine progettate per correggere le operazioni”.

I tralicci, già impiegati a Pisa, sono stati riprogettati per Bologna e, dopo i test in corso, potrebbero essere installati in primavera. Il sindaco Matteo Lepore ha collegato l’approccio graduale alla decisione di rinunciare ai fondi Pnrr: “Le scadenze rigide del Pnrr non sono compatibili con un intervento che richiede prudenza. Rinunciamo a quel finanziamento perché non ci rassicura sul fatto di poter completare l’opera in sicurezza”. Quanto allo stato della torre, Bruni aveva spiegato che i dati raccolti negli ultimi tre anni non mostrano anomalie improvvise: “La torre continua a muoversi secondo un trend coerente. Questo ci ha rasserenato rispetto al 2023”.

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Il Fatto Quotidiano

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