La tolleranza zero sugli abusi e l’opacità della Curia: gli equilibrismi di Bergoglio dopo lo scandalo dei “chierichetti del Papa”
- Postato il 22 aprile 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“C’è troppa frociaggine nei seminari”. La frase pronunciata da papa Francesco durante l’assemblea della Conferenza Episcopale Italiana, nel maggio dell’anno scorso, non fu solo il segno di un malessere profondo percepito nella vita della Chiesa, ma anche la manifestazione di una consapevolezza personale grave e non sorprendente. Durante il proprio pontificato Francesco ha conosciuto e affrontato la sofferenza del più grave scandalo sessuale venuto alla luce nella Città del Vaticano, gli abusi che si sono verificati nel Preseminario San Pio X, a pochi passi dalla residenza di Santa Marta, dove Bergoglio abitava. All’interno di Palazzo San Carlo si trovava una piccola comunità, allontanata nel 2021 a seguito di quei fatti, che si dedicava alla formazione dei chierichetti per i servizi liturgici nella Basilica di San Pietro. Per questo erano chiamati i “chierichetti del papa”.
Le attenzioni sessuali da parte di un ragazzo (poi diventato sacerdote) nei confronti di un suo compagno più giovane, si erano protratte per anni, dal 2006 al 2013, durante il pontificato di Benedetto XVI. È stato però durante il governo di Bergoglio che si sono verificate le coperture e le reticenze da parte delle autorità ecclesiastiche, nei loro diversi livelli di responsabilità, che costituiscono lo scandalo vero dell’indifferenza, se non della connivenza che ha avuto come protagoniste le alte gerarchie. Di quanto era accaduto all’interno del Preseminario (come ha ricostruito il libro Vizio capitale edito nel 2024 da Paper First) furono informati con lettere di denuncia almeno sette cardinali e tre vescovi, oltre al papa, anche se non è chiaro il momento in cui egli ne venne a conoscenza per la prima volta. Almeno un’altra quindicina di religiosi, tra sacerdoti e monsignori, hanno avuto un ruolo e alcuni di loro hanno anche testimoniato durante il processo canonico.
La vicenda del Preseminario ha marcato le decisioni del pontefice e lo ha indotto a quella tolleranza zero che ha contraddistinto la sua impostazione in materia di abusi sessuali e pedofilia. C’è stata però una sorta di ambivalenza, perché se da un lato Francesco ha pronunciato parole chiare di condanna, dall’altra ha dovuto fare i conti con le opacità della Curia, che in nome dell’autodifesa dell’istituzione ha insabbiato per anni le denunce.
Gli interventi e i discorsi sono stati numerosi. Il 7 luglio 2014 nella cappella di Santa Marta aveva incontrato tre uomini e tre donne, provenienti da Gran Bretagna, Germania e Irlanda, vittime di comportamenti moralmente riprovevoli. “Oggi il cuore della Chiesa guarda gli occhi di Gesù in questi bambini e bambine e vuole piangere. – aveva detto – Sento lo sguardo di Gesù e chiedo la grazia che la Chiesa pianga e ripari per i suoi figli e figlie che hanno tradito la loro missione, che hanno abusato persone innocenti”. È solo un frammento rispetto a discorsi pubblici diventati famosi, come quello pronunciato il 27 settembre 2015 nel Seminario San Carlo Borromeo a Filadelfia. “All’interno della nostra famiglia di fede e nelle nostre famiglie umane, il peccato e il crimine dell’abuso sessuale sui bambini non devono più essere un segreto e una vergogna. Vi prometto che seguiremo la strada della verità, ovunque possa portarci. Clero e vescovi saranno chiamati a rendere conto se hanno abusato di bambini o non sono stati capaci di proteggerli”. Lo ha ripetuto nel 2018 anche in Irlanda, un’altra terra di scandali e illeciti sui minori, definendoli “crimini ripugnanti”.
La Chiesa non è mai rapida nelle sue decisioni. Lo scandalo dei chierichetti venne alla luce nel 2017 grazie a una trasmissione televisiva. Solo allora furono attivati gli accertamenti sfociati nei processi di primo e secondo grado contro due sacerdoti, con una condanna per corruzione di minori solo in appello nel 2024 e a carico di uno dei due imputati. La prescrizione o l’assoluzione con il dubbio hanno sanato le accuse più gravi, a cominciare dalla violenza carnale. Le leggi vigenti costituivano un ostacolo apparentemente invalicabile all’accertamento della verità. Ma nulla è impossibile per il papa, visto che lo Stato vaticano è una monarchia elettiva con forma di governo assoluta. Il 29 luglio 2019, con un Rescriptum, Francesco aveva rimosso le cause di improcedibilità, consentendo il processo. Fu il mezzo per arrivare alla verità che aveva promesso e per lanciare un segnale al clero di tutto il mondo.
Quella decisione ha riguardato un caso singolo, ma altri interventi hanno segnato una svolta di sistema. Una lettera apostolica in forma di Motu proprio del 26 marzo 2019 ha fissato un principio: “Sarà efficacemente perseguito a norma di legge ogni abuso o maltrattamento contro minori o contro persone vulnerabili”. Concretamente è stata adottata la Legge CCXCVII sulla “protezione dei minori e delle persone vulnerabili”, composta di 12 articoli, in vigore dall’1 giugno 2019, che ha introdotto la perseguibilità d’ufficio per reati a sfondo sessuale sui minori. Un’innovazione fondamentale perché in precedenza serviva la querela di parte. Inoltre, sono stati allungati i tempi della prescrizione fino a vent’anni dopo il raggiungimento della maggiore età del minore che abbia subito un’offesa. In questo modo la vittima ha il tempo sufficiente per maturare la decisione di una denuncia e per acquisire le condizioni di indipendenza che gli consentono di presentarla. Un articolo ha stabilito l’obbligo per i pubblici ufficiali di denuncia “senza ritardo” quando “abbiano notizia o fondati motivi per ritenere che un minore sia vittima” di reati.
La rivoluzione copernicana si è completata con le modifiche del codice di Diritto canonico del giugno 2021, che ha trasferito i reati come l’abuso sessuale sui minori e la pedopornografia dal capitolo sui “Delitti contro obblighi speciali” a quello sui “Delitti contro la vita, la dignità e la libertà della persona”. Il focus è stato così spostato dallo status dell’autore a quello della vittima, introducendo il reato di omessa comunicazione di un delitto per chi ne sia obbligato per legge. Il papa è morto, ma quelle leggi rimangono.
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