La svolta di Milei, togliere la briglia al peso

  • Postato il 20 aprile 2025
  • Di Agi.it
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La svolta di Milei, togliere la briglia al peso

AGI - Cambio di rotta per Javier Milei che ha cambiato strategia, abbandonando la politica monetaria che ha sostenuto finora la lotta contro l'inflazione e che gli aveva attirato le critiche degli investitori. Dal suo insediamento, per frenare l'aumento dei prezzi, il presidente argentino aveva fatto affidamento in parte sui rigidi controlli valutari in vigore da tempo in modo tale da rafforzare il peso in termini reali. La maggior parte degli analisti si aspettava che Milei avrebbe mantenuto questa strategia fino alle cruciali elezioni di medio termine di ottobre, dal momento che il rallentamento dell'inflazione è stato il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale.


E invece, una settimana fa, il colpo di scena: il presidente ha dato il via alla liberalizzazione dell'acquisto di valuta estera per i privati, in modo tale da lasciar parzialmente fluttuare il peso, la valuta locale. Il nuovo sistema di fluttuazione del cambio, che consente l'intervento della Banca Centrale se il dollaro scende sotto i 1.000 pesos o supera i 1.400, è partito con un dollaro intorno a 1.210, il che implica una svalutazione del peso di circa l'11% rispetto al cambio di 1.097 pesos dei giorni scorsi.

Allo stesso tempo, il mercato valutario clandestino, noto come blue, ha registrato un notevole calo del valore del dollaro, fino a quasi il 7%, attestandosi a 1.280 per unità. In realtà la decisione, secondo gli analisti, è stata - almeno in parte - forzata dalle casse quasi vuote della banca centrale. Il crollo del peso nelle ultime settimane aveva costretto la banca a utilizzare una parte consistente delle sue riserve in dollari per difendere la valuta, aumentando il rischio di una svalutazione ufficiale destabilizzante.

Con il prestito del FMI, Milei è invece riuscito ad imprimere una svolta. Solo una settimana fa, gli argentini non potevano acquistare più di 200 dollari al mese, e molti di loro nemmeno quella cifra e ora invece questo limite non esiste più. Si tratta di un passo cruciale perché nel paese delle svalutazioni selvagge e dell'inflazione incontrollata, la riserva di valore della classe media è il dollaro. Ora, affermano gli analisti, mantenere la calma sarà fondamentale in un Paese in cui anche piccoli cali del tasso di cambio possono alimentare l'inflazione, perché le imprese sono abituate ad aumentare i prezzi per proteggere i propri margini.

La maggior parte degli economisti, secondo il FT, prevede un leggero aumento del tasso di inflazione mensile nel breve termine, dopo un aumento significativo dal 2,4% di febbraio al 3,8% di marzo. "Questa è la grande sfida", ha affermato Cristia'n Buttie', direttore dell'istituto di sondaggi CB Consultora a FT. "Se dovessimo assistere a un aumento dell'inflazione, il governo riuscirà a mantenere la sensazione che le cose stanno migliorando? O inizierà a emergere un clima di incertezza?"

"Per i governi che vivono o muoiono grazie alla fiducia della popolazione, quest'ultima può avere conseguenze incontrollabili", ha aggiunto. I fattori stagionali sono dalla parte di Milei nei prossimi mesi, con il raccolto di soia di aprile-giugno che attira regolarmente un afflusso di dollari per aumentare le riserve. Ha esercitato pressioni sugli esportatori affinché vendano rapidamente i loro raccolti, avvertendo che la recente riduzione delle tasse sulle esportazioni scadrà a giugno.

E gli investitori finanziari dovrebbero portare dollari per effettuare operazioni in pesos rese redditizie dagli alti tassi di interesse argentini. Milei ha dato il via a questa operazione potendo contare su un credito ingente di 20 miliardi di dollari da parte del FMI, che è servita a rimpinguare le casse della Banca centrale, oltre al rinnovo di un prestito di 5 miliardi di dollari da parte della Cina e alla promessa di "pieno sostegno" da parte del segretario al Tesoro Usa Scott Bessent.

Ora il focus degli investitori è puntato proprio alle relazioni tra il paese sudamericano e gli Stati Uniti. Una ventata di ottimismo è stata assicurata proprio dalla visita lampo a Buenos Aires di Bessent il quale ha affermato che "grazie all'audace leadership del presidente Javier Milei, le relazioni tra Stati Uniti e Argentina sono più solide che mai". In questo scenario, un ruolo importante lo avrà la politica commerciale: Washington ha imposto all'Argentina l'aliquota più bassa, pari al 10%, nel mezzo della guerra dei dazi lanciata dal presidente americano Donald Trump e ora Milei sta negoziando affinché tale dazio sia azzerato su una lista di prodotti. Ma al di là di questo, gli osservatori annusano la possibilità che la Casa Rosada riceva un sostegno deciso dalla Casa Bianca sotto forma di una linea di credito diretta dagli Stati Uniti.

Le elezioni di medio termine di ottobre, guardando al futuro, saranno decisive visto che, secondo CB Consultora, il sostegno popolare a Milei ha subito una leggera flessione, passando dal 51,8% di dicembre al 46,1% di marzo e che il presidente spera di rafforzare la sua esigua minoranza congressuale in una forza in grado di consolidare il suo programma riformista nella legge. I sondaggisti ritengono che Milei possa ottenere buoni risultati, con la principale opposizione peronista di sinistra che fatica a trovare un messaggio convincente dopo che il suo ultimo governo ha gravemente aggravato la crisi economica. Ma il leader argentino ha rifiutato di stringere alleanze con i suoi naturali alleati conservatori.

Cosa farà nei prossimi mesi considerando che la prima prova elettorale di quest'anno, le elezioni locali nella provincia di Santa Fe della scorsa settimana, si sono concluse con i libertari al terzo posto? Un risultato deludente a ottobre rischierebbe di minare la fiducia degli argentini e dei mercati finanziari nella capacità di Milei di mantenere una valuta fluttuante e sconfiggere l'inflazione. E nel frattempo, secondo Toma's Tagle stratega di Bull Market Brokers a Buenos Aires interpellato da FT, la pressione sul tasso di cambio potrebbe aumentare dopo giugno con l'avvicinarsi della scadenza elettorale.

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Agi.it

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