La suggestione erotica delle gemelle Kessler nella Rai di Andreotti: tra collant sempre meno neri, la coscienza della Dc e la sentinella vaticana
- Postato il 18 novembre 2025
- Televisione
- Di Il Fatto Quotidiano
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C’è una foto che gira online in queste ore. Quella del festeggiamento del giorno della Befana al ministero dell’Industria nel 1967. Nella foto in bianco e nero c’è Giulio Andreotti, ancora giovane, ancora senza occhialoni, sorridente, giulivo. Alla sua destra c’è Alice Kessler, poi Bice Valori, e l’altra gemella Kessler, Ellen. L’allora ministro pare al settimo cielo. Del resto la passionaccia del Divo Giulio per le gemelle tedesche che rivoluzionarono la presenza femminile in tv a partire dal 1961 è nota. Una specie di inconscia vertigine democristiana per il proibito che non può passare inosservata. Ai cronisti Alice ed Ellen offrirono sempre la versione dell’incontro casuale a Bonn con Andreotti. La chiacchierata (“lunga”), il saluto, lo sbilanciamento: “Venite a trovarmi a Fiuggi, disse lui. Ci spiegò che sarebbe stata presente la moglie che avrebbe cucinato per noi. Non siamo mai andate”. Eppure la foto malandrina è ancora lì. Il Divo e le “dive”. Nel gennaio del ’61 quando Alice ed Ellen esordiscono a Giardino d’Inverno in Rai per la regia di Antonello Falqui, Andreotti è già ministro della Difesa. Mentre da pochi giorni è diventato direttore generale della RAI, Ettore Bernabei, un fanfaniano (quindi agli antipodi di Andreotti nella DC), vicino all’Opus Dei, che Giuliano Ferrara definì una volta “distillato purissimo del regime democristiano al suo colmo di pervasività, efficienza e civiltà politica”.
E ancora, citando la Rai di Bernabei, “strumento di propaganda del regime dc, il regime para-vaticano dei mutandoni alle ballerine”. I “mutandoni” (o body) li indossano proprio le Kessler mentre cantano Pollo e champagne, ma soprattutto indossano delle calze nerissime che nel bianco e nero delle trasmissioni del 1961 fanno pendant con lo sfondo della scena. Quei collant coprenti un metro di gambe che fanno girare la testa ai maschi italiani (e anche parecchio alle signore) li volle Bernabei in persona. “Non si doveva mai vedere la pelle”, hanno spesso ricordato le gemelle tedesche spiegando che durante le prove generali c’era sempre un funzionario del Vaticano che vigilava, bloccava, censurava, modificava. Scollature, lembi di bacino, ginocchia, qualche parola di troppo. Via tutto. Eppure, come spiegò Andrea Minuz sul Foglio: “Ci si muoveva sul filo della censura ma intanto si modernizzava il paese”. Basta qualche flashforward. Da-da-un-pa, La notte è piccola per noi, Su e giù. Tutte sigle di Studio Uno fino al 1966 e le Kessler sempre con i collant scuri. A dire il vero, ma forse è l’occhio andreottiano che ci spinge a vedere un dettaglio, le calze sembrano sempre meno scure. Nel 1962 le Kessler girano uno dei primi spot per la Omsa, quello del celebre refrain “che gambe!”.
E quando Don Lurio si accascia in ginocchio sul pavimento, rimane incastrato felicemente tra le gambe, con collant chiaro, di Alice ed Ellen. Nel 1956 però lo scandalo lo aveva dato la ballerina internazionale, ma italiana, Alba Arnova nel programma Rai, La Piazzetta. Le sue calze rosa sono le antesignane di ogni possibile scandalo, ovviamente da superare. Arnova si toglie la gonna larga e con due ballerini rimane con le calze color carne e un body nero per qualche saltello di danza. Il Vaticano tuona che quell’apparizione “evoca nudità”. Il predecessore di Bernabei, Filiberto Guala, sospende tutti. Toccherà attendere qualche anno con l’ombelico scoperto di Raffaella Carrà a Canzonissima nel 1970. Ombelico che poi verrà gradualmente coperto da pantaloni a vita alta, ma di nuovo definitivamente mostrato in Rai sul finire dei settanta. Curioso il meeting tra gemelle Kessler, Carrà e Mina nel 1974 a Milleluci: Alice ed Ellen finalmente serene con collant chiari per le loro chilometriche suadenti gambe in bella vista, la Raffa nazionale mostra il pancino scavato, mentre Mina propone una scollaturina e le braccia scopertissime. I tempi stanno cambiando, cantava Bob Dylan. E anche la Rai si adegua. Figuriamoci quando prende il sopravvento la tv privata. Già nel 1976 su TeleAltoMilanese c’è Aria di mezzanotte. Enzo Tortora conduce un rotocalco a sera inoltrata con ballerine in bikini, spogliarelli di Anna Maria Rizzoli, atmosfere alla Oroscopone fantozziano insomma. Successivamente sarà l’arrivo del Cavaliere e delle sue tv a chiudere il cerchio, a spogliare le ragazze che, ancora oggi, ancora in Rai, vediamo sculettare discinte tra un quiz e l’altro. Veline, letterine, professoresse: gambe scoperte, sogno erotico degli italiani che continua senza più Vaticano e DC.
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