La strage dei braccianti nel Materano che viaggiavano in dieci dentro un’auto da 7 posti. “Garantire trasporti pubblici”
- Postato il 5 ottobre 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il più giovane di tutti era Singh Jaskaran. Aveva 20 anni. Il più anziano, si fa per dire, si chiamava Kumar Manoj e ne aveva 34. Singh Surjit e Singh Harwinder ne avevano rispettivamente 33 e 31. Indiani, non pakistani come era stato detto in un primo momento. La loro morte verrà catalogata come “incidente in itinere” nelle statistiche dell’Inail riguardo ai morti sul lavoro. Una colonna che solitamente racchiude coloro che sono vittime di un incidente stradale, ad esempio, mentre ritornano dal luogo sul quale avevano prestato la loro fatica. Alcune volte è il fato, in tanti casi stanchezza. Resta da chiarire cosa sia invece in questa circostanza, se non qualcosa che racconta – ancora una volta – come si lavora nelle campagne italiane, a quali braccia e con quale grado di sfruttamento si consegni la raccolta di frutta e verdura che riempiono gli scaffali dei supermercati e poi le tavole delle famiglie.
Perché Kumar e gli altri braccianti agricoli viaggiavano con altri sei connazionali a bordo di una Renault Scenic. Un’auto che ha sette posti, eppure loro erano costretti a viaggiarci in dieci. Una situazione che ha certamente inciso sul bilancio della strage: 4 morti, sei feriti. Un’imprudenza evidentemente “necessaria”, ci si passi il termine, se il gruppo di lavoratori aveva deciso di rischiare così tanto. Si sono schiantati contro un furgone Iveco Eurostar lungo la la strada statale 598 Fondovalle dell’Agri, in territorio di Scanzano Jonico, in provincia di Matera, zona a forte vocazione agricola per l’ortofrutta. Cinque altri connazionali, feriti, sono stati trasferiti all’ospedale di Policoro, l’ultimo occupante della vettura – il più grave tra i sopravvissuti – è al San Carlo di Potenza.
Il triste peana si è alzato immediato. Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha espresso il proprio cordoglio e a nome di tutta la comunità lucana “si stringe intorno alle vittime e ai loro cari”. E poi? Cosa c’è oltre la commozione e le belle parole? Quanti Singh e Kumar, oggi e domani e ancora lunedì e così via, non avranno altra scelta per tornare a lavorare nei campi, spesso sottopagati e senza tutele? La Cisl e la Fai Cisl della Basilicata hanno ricordato che esiste una necessità, di fronte all’ennesima strage sul lavoro, quello più povero e invisibile: “Davanti ad una tragedia di tale portata – hanno dichiarato i segretari generali regionali Vincenzo Cavallo e Raffaele Apetino – non possiamo limitarci al cordoglio e alla solidarietà: serve rilanciare l’impegno di tutti per affrontare con urgenza e maggiore incisività il tema degli infortuni in itinere, troppo spesso dimenticati ma purtroppo sempre più frequenti tra i lavoratori agricoli e stagionali”.
Per il sindacato, che ha chiesto un tavolo specifico alle istituzioni, “è necessario e non più rinviabile investire nel rafforzamento del trasporto pubblico locale, garantendo soluzioni sicure e dignitose per le migliaia di braccianti che ogni giorno si spostano per raggiungere i luoghi di lavoro. Non è accettabile – hanno detto – che uomini e donne che quotidianamente danno un contributo fondamentale alla nostra economia debbano rischiare la vita per il lavoro. Serve responsabilità e maggiore cooperazione tra istituzioni, imprese e parti sociali per costruire una rete di sicurezza che metta al centro la vita e la dignità del lavoro, a partire da una riprogrammazione del trasporto pubblico locale”.
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