La storia dell’Occidente nel rapporto tra Vaticano e Intelligence
- Postato il 25 novembre 2024
- James Bond
- Di Formiche
- 1 Visualizzazioni
“Il Vaticano e l’Intelligence. Osservatore osservato nella storia politica della Santa Sede”. È questo il titolo del convegno che ha inaugurato la XIV edizione del master in Intelligence dell’Università della Calabria, promosso nel 2007 con il sostegno del Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga.
La giornata è stata aperta dai saluti del senatore accademico Luciano Romito ed è stata introdotta dal direttore del master e presidente della Società Italiana di Intelligence, Mario Caligiuri.
Caligiuri ha riepilogato il progetto scientifico e culturale che dalla fine degli anni Novanta è stato svolto costantemente dall’Università della Calabria per il riconoscimento accademico degli studi sull’intelligence, ripercorrendo le varie iniziative relative alla promozione percorsi di studio, collane editoriali, centri studi, società scientifiche.
Dopo aver illustrato il programma delle lezioni e i docenti di questa edizione, ha introdotto il convegno illustrando il tema Vaticano e Intelligence che, nonostante la grande rilevanza, finora è stato poco studiato.
“È difficile distinguere tra storia della Chiesa, dell’Occidente e dell’intelligence – così Caliguri – circostanza che pone un problema definitorio per individuare cosa possa essere considerata attività di intelligence e cosa non lo sia, sempre che nella società della conoscenza sia possibile”.
Per il futuro, Caligiuri ha ricordato “il vantaggio competitivo dell’Italia per ospitare la sede Vaticana”, invitando a “verificare gli effetti del prossimo Giubileo, evidenziando che oggi è complicato distinguere tra turismo e fede”.
“Siamo in presenza al fenomeno globale del disfacimento della sfera pubblica – ha evidenziato Caligiuri – che la visione ecumenica della Chiesa è quella che oggi serve al mondo, dove guerre e disuguaglianze scavano solchi sempre più profondi”.
Quindi ha indicato come punto di incontro l’importanza della parola, che qualifica sia l’azione evangelica della Chiesa e sia le attività delle agenzie di Intelligence.
Ha concluso ricordando la visione di Benedetto XVI che, richiamando lo storico inglese Arnold Toynbee, evidenziava l’importanza di “minoranze creative” per consentire il passaggio da una civiltà morente a una civiltà nascente.
E in tale contesto, ha riportato il pensiero della filosofa francese Chantal Delsol che ha ipotizzato per i cristiani, sempre più minoranza all’interno della società, la necessità della testimonianza, svolgendo il ruolo di “agenti segreti di Dio”.
Dopo l’intervento introduttivo, il convegno si è articolato in una serie di contributi moderati dai direttori dei moduli del master Luciano Romito e Francesco Leccese.
Ha quindi preso la parola Giacomo Pacini, ricercatore dell’Istituto Grossetano della Resistenza, che sulla base di documenti dell’archivio dell’Ufficio Affari Riservati, ha ricostruito le attività del padre domenicano Felix Morlion, singolare figura di religioso in contatto coi Servizi americani fin dagli anni quaranta e che, per conto del Vaticano, svolse delicate operazioni di intelligence e diplomazia parallela col mondo sovietico, in particolare nei giorni della crisi di Cuba dell’ottobre 1962.
Gianluca Falanga, ricercatore e saggista, ha illustrato le risorse archivistiche che consentono di ricostruire a grandi linee una storia dello spionaggio della Repubblica democratica tedesca in Vaticano fra gli anni Sessanta e Ottanta.
Alla perdita degli archivi cartacei, che i funzionari dell’intelligence estera della Stasi, riuscirono a cassare quasi interamente nel 1989/90, si può rimediare con la consultazione delle banche dati del cervellone elettronico Sira, le quali consentono di riconoscere e valutare i flussi informativi nonché di individuare le strategie, i metodi e le principali spie della Stasi impiegate nel monitoraggio e nel contenimento della Chiesa cattolica.
La ricercatrice e saggista Valeria Moroni ha esplorato il ruolo del Vaticano nei documenti della Cia descrivendo le dinamiche attraverso le quali si è strutturato un rapporto nevralgico, una lunga relazione nella quale sincronicamente e diacronicamente sono stati alleati, competitori e avversari nel teatro globale del confronto non convenzionale.
L’analisi documentale ha infatti permesso di ricostruire l’ambivalenza di questa relazione come nel caso della gestione della minaccia comunista dove alla stretta collaborazione tra Cia e Santa Sede nel caso italiano si contrappone una più difficile convivenza in America Latina.
Giovanni Fasanella, giornalista e ricercatore, basandosi sui documenti declassificati dell’ Archivio di Stato britannico di Kew Gardens (studiati insieme a Mario J. Cereghino), ha ricostruito le dinamiche dei rapporti tra Londra e Vaticano negli ultimi 90 anni.
Dalle trattative segrete per sottrarre Mussolini all’abbraccio mortale con la Germania nazista, alla guerra contro De Gasperi e il compromesso costituzionale con il Pci di Togliatti, sino al 1978, l’anno di Moro e dei tre papi: Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II.
Paolo Gheda dell’Università della Valle d’Aosta, ha affrontato il ruolo dei vescovi italiani nel Novecento sotto il profilo diplomatico, sottolineando alcuni momenti chiave della storia del nostro Paese, ad esempio, sotto il fascismo, durante la II Guerra Mondiale, nel quadro della Guerra Fredda e fino al pontificato di Giovanni Paolo II.
Inoltre ha evidenziato che queste attività potrebbero essere state oggetto di attenzione da parte dell’intelligence di vari paesi, in considerazione della loro capacità di influenza sull’opinione pubblica.
Dall’altro lato, ha sottolineato come, dalle fonti interne dell’episcopato, sia possibile considerare molte delle iniziative diplomatiche intraprese a livello individuale e collegiale anche come una forma implicita di “intelligence ecclesiastica”.
Domenico Giani, comandante della Gendarmeria Vaticana dal 2006 al 2019 ed in servizio come vice comandante dal 1999, ha offerto uno sguardo sulle operazioni di sicurezza sottolineando il ruolo della Gendarmeria nel proteggere non solo il Papa, ma anche l’integrità delle informazioni, in un contesto di crescenti minacce globali, e l’incolumità delle folle che il Santo Padre abitualmente incontra.
La giornalista Maria Antonietta Calabrò, partendo dal suo libro di recentissima pubblicazione “Il trono e l’Altare. Guerra in Vaticano: una storia inedita, edito da Cantagalli, ha esplorato le lotte di potere all’interno del Vaticano durante i pontificati di Benedetto XVI e Francesco, descrivendo vicende che stanno influenzando forse profondamente la politica della Santa Sede.
Roberto Regoli della Pontificia Università Gregoriana ha ribadito che il tema del convegno non è mai stato affrontato finora attraverso basi documentali.
Ha quindi presentato l’Intelligence pontificia come strumento di difesa e adattamento, rispetto alle velocissime trasformazioni sociali, facendo riferimento soprattutto alle vicende dell’Ottocento, quando la Santa Sede era oggetto di insistente spionaggio da parte delle potenze nazionali europee.
Virgilio Ilari, presidente della Società Italiana di Storia Militare, ha sottolineato l’esperienza millenaria della Chiesa nella raccolta e nell’archiviazione delle informazioni e la sua capacità, forse non raggiungibile e neppure pienamente compresa dalle intelligence laiche, di “saper leggere” le fonti e i contesti, considerata la sottigliezza e la capacità di penetrare senso, portata e implicazioni culturali e ideologiche sviluppata dalla tradizione cattolica.
L’azione diplomatica, molto apprezzata durante la guerra fredda, sembra peraltro oggi assai limitata da un lato dal pregiudizio laicista e dall’ideologia radicale dominante in Occidente, e dall’altro dalla perdurante identificazione della Chiesa e del Vaticano come espressione della supremazia occidentale.
Ha concluso le relazioni l’ambasciatore Sergio Vento che, soprattutto sulla base di esperienze dirette, ha illustrato diffusamente il rapporto tra il Vaticano e le principali agenzie di intelligence mondiali, descrivendo aspetti sconosciuti di vicende note e rivelando circostanze inedite. Una testimonianza dal vero che conferma gli incroci inevitabili e antichi e sempre più importanti tra diplomazia e intelligence, confermando il ruolo globale della politica Vaticana.