La spallata di Stalin per far crollare il Terzo Reich
- Postato il 12 gennaio 2025
- Di Agi.it
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La spallata di Stalin per far crollare il Terzo Reich
AGI - Il fallimento annunciato dell'offensiva delle Ardenne, voluta da Adolf Hitler contro il parere dei suoi generali, agli inizi del 1945 aveva avuto come diretta conseguenza l'indebolimento dell'intero fronte orientale. Da qui erano state risucchiate forze che necessitavano per contenere la pressione sovietica, ormai non più gestibile dagli strateghi della Wehrmacht messi sempre più all'angolo non solo dallo strapotere nemico in uomini e mezzi ma anche dalle follie dell'ex caporale austriaco che dopo l'attentato del 20 luglio 1944 che non si fidava più di loro. Tutto il peso dell'Armata Rossa, a partire dal 12 gennaio, viene riversato lungo la linea del fiume Vistola per sfondare in Polonia e puntare verso il Reich. L'esercito di Stalin si era fermato sulla sponda orientale mentre a Varsavia divampava la tragica ed eroica rivolta che i nazisti avevano stroncato nella battaglia urbana costata centinaia di migliaia di vittime, e si erano vendicati radendo al suolo la capitale; da qui, grazie anche alle teste di ponte che i tedeschi non erano riusciti né a impedire né a debellare, riprendeva la spallata decisiva che in quattro mesi avrebbe chiuso per sempre i conti con la Germania hitleriana.
I generali della Wehrmacht avevano allertato Hitler sul rischio di tracollo
Il piano era stato elaborato già alla fine di ottobre a Mosca e il tempo trascorso era stato utilizzato per far tirare il fiato ai soldati, ricostituire i ranghi e ammassare truppe e mezzi corazzati. I marescialli in prima linea erano Georgij Zukov (1° Fronte Bielorusso), Ivan Konev (1° Fronte Ucraino), Konstantin Rokossovskij (2° Fronte Bielorusso, quello competente sulla Prussia Orientale) e Ivan Cernkachovskij (3° Fronte Bielorusso). Il colpo di maglio, nelle previsioni, sarebbe stato sferrato il 15 gennaio e l'offensiva avrebbe riguardato anche l'Ungheria. I segnali erano forti e il capo di stato maggiore generale Heinz Guderian, uno dei più abili comandanti delle truppe corazzate, vi intravedeva il crollo del fronte orientale fin allora tenuto abilmente da Walter Model ma ora pericolosamente logorato: ne aveva parlato in maniera schietta con Hitler, prospettandogli la necessità di sospendere le operazioni a occidente e di accorciare le linee evacuando la Curlandia, richiamando nel frattempo almeno due divisioni corazzate SS dall'Ungheria. Il Fuhrer aveva respinto il piano con uno dei suoi consueti attacchi d'ira, dando credito all'ipotesi di un diversivo. Invece a est erano stati schierati oltre due milioni di soldati, più di 30.000 pezzi d'artiglieria, circa 7.000 panzer e quasi 5.000 aerei: un terzo dell'intera fanteria sovietica e poco meno della metà di tutti i corazzati in linea. In Polonia (Gruppo d'Armate A del generale Josef Harpe, Vistola e Slesia) e nella Prussia Orientale (Gruppo d'Armate C agli ordini del generale Georg-Hans Reinhardt opposto al 2° e 3° Fronte Bielorusso) le difese tedesche erano nettamente inferiori (meno di un quarto le truppe, un decimo i carri armati), gli organici di divisioni e armate erano assai ridimensionati e le riserve insufficienti. Inoltre Hitler aveva già diramato il suo folle ordine di difesa a oltranza, per di più con prima e seconda linea di combattimento talmente vicine, come da lui incredibilmente preteso, da cadere sotto il fuoco simultaneo delle poderose artiglierie nemiche.
L'Armata Rossa dilaga. L'obiettivo è arrivare a Berlino prima degli Alleati
Stalin non aveva nascosto che il suo obiettivo strategico era Berlino, dove pretendeva di arrivare prima degli angloamericani, nonostante la scontata resistenza tedesca che sarebbe stata pagata carissima in termini di vite umane. Questo non gli aveva impedito di preannunciare esplicitamente agli inglesi l'imminente offensiva su grande scala lungo la Vistola, anticipata dal 20 al 12 gennaio: alle 05.00, nonostante le sfavorevoli condizioni meteorologiche, il fragore delle artiglierie che illuminava a giorno il campo di battaglia annunciava l'attacco in forze, sferrato dalle fanterie nel primo pomeriggio, successivamente ai raid dell'aviazione con la stella rossa in stretto coordinamento con i carri armati. I tedeschi, colti di sorpresa nella primissima fase, non riescono a impedire lo sfondamento ma si battono con la consueta tenacia e dove possibile ripiegano in ordine per evitare l'accerchiamento. Varsavia, o quel che ne resta, viene attaccata il 14 oltrepassando la Vistola. Lo strapotere dell'Armata Rossa su questo fronte è inarrestabile. La strategica Kielce cade il 15, giorno in cui fallisce un tentativo di contrattacco, aprendo all'avanzata dei corazzati e mettendo a rischio di annientamento un intero corpo d'armata della Wehrmacht che riesce però a manovrare e a sottrarsi alla morsa sovietica. Cracovia viene abbandonata dalle truppe tedesche il 19; appena quarantotto ore prima le SS hanno dato l'ordine di evacuazione di Auschwitz-Birkenau, costringendo 60.000 deportati a una delle famigerate “marce della morte” nella neve e al gelo che li avrebbe decimati. A mezzogiorno del 17 le truppe polacche inquadrate nell'Armata Rossa erano sfilate nelle vie spettrali di Varsavia trasformata in un cumulo di macerie. La via del fiume Oder, a circa 80 chilometri da Berlino, è ormai aperta; la ricca regione della Slesia è a portata di mano e cadrà in breve tempo. I sovietici sono avanzati in profondità per decine di chilometri. Guderian ha chiesto incessantemente a Hitler l'invio di rinforzi dall'Alsazia e dall'Ungheria, ma gli sono stati rifiutati e le sue proteste sono cadute nel vuoto; la notizia della caduta di Varsavia, dove i difensori si sono ritirati invece di combattere fino all'ultimo uomo, ha mandato il Fuhrer su tutte le furie: appena il giorno prima aveva sostituto diversi generali nella convinzione di poter respingere i russi, che invece sfondavano pure con Rokossovskij sul fronte della Prussia Orientale ormai abbandonata al suo destino.
L'esodo di massa dei civili dai territori investiti dalle truppe russe
Per le popolazioni tedesche iniziava un biblico esodo di massa, nel caos più totale, in condizioni impossibili: neve, ghiaccio, temperature abbondantemente sottozero e in testa l'eco della propaganda che aveva amplificato stupri, assassini e violenze indicibili sui civili, registrati sul Baltico e in alcuni villaggi (come Nemmersdorf) nell'autunno del 1944, prima della riconquista della Wehrmacht di lembi della Prussia Orientale. Il repertorio degli orrori nella narrazione enfatizzata del ministro Josef Goebbels, che doveva spingere all'estremo la volontà di resistere quando la guerra avesse investito il territorio tedesco, terrorizzò invece la popolazione. Così aveva scritto nel suo Diario, in data 26 ottobre: "Goring mi telefona in serata per comunicarmi alcuni particolari sugli orrori commessi dai bolscevichi nei villaggi e nelle città della Prussia orientale che abbiamo riconquistato. Sono delitti in effetti terribili. Li userò come spunto per una grande campagna di informazione destinata alla stampa, affinché anche gli ultimi, ingenui osservatori della nostra epoca si convincano di che cosa il popolo tedesco deve aspettarsi qualora i bolscevichi dovessero realmente impadronirsi del Reich". Nelle settimane successive all'offensiva generale di gennaio accadrà molto peggio. E non sarà purtroppo, propaganda.
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