La solitudine nell’era dei social: quando la rete unisce e quando isola

  • Postato il 16 settembre 2025
  • Di Panorama
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La solitudine ha cambiato volto. Non è più soltanto la carrozza di un treno che parte alle 7.30 del mattino, come cantava Laura Pausini trent’anni fa, ma è uno schermo acceso, un feed che scorre, una chat che vibra. L’indagine “Le solitudini tra noi”, commissionata da Hearts & Science per Villa Futura 2025, racconta come l’esperienza digitale sia diventata il nuovo termometro della vita sociale, generando due Italie contrapposte: quella che sceglie la connessione come fonte di rigenerazione e quella che la subisce come un peso.

Gli studiosi hanno dato nomi ironici e simbolici a questi due profili: Marco e Laura. Non per differenze di genere, ma come metafora di due modi diversi di abitare il digitale. Marco incarna il 26% degli intervistati, chi trova nella rete un ambiente vitale, creativo, un prolungamento delle proprie passioni. Laura, invece, rappresenta il 27%: chi percepisce il digitale come un obbligo, uno spazio ansiogeno che amplifica il senso di vuoto. Tra loro si muove quasi metà del campione, sospeso in un equilibrio ambivalente, senza idealizzare né demonizzare la rete.

Marco: il digitale come rigenerazione

Per Marco, la rete è un luogo che arricchisce. L’80% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e il 64% degli adulti tra i 25 e i 44 dichiara di trarre momenti gratificanti dal tempo online. Non si tratta solo di intrattenimento: serie tv, musica, videogame e podcast diventano strumenti di socialità non invadente. Le community digitali, frequentate quotidianamente dal 28% dei giovani e dal 25% degli adulti, sono percepite come piazze autentiche, dove sentirsi parte di qualcosa senza obblighi di presenza.

Per questo profilo, la rete è anche una fonte di conoscenza: il 57% degli adulti e il 45% dei giovani preferiscono rivolgersi a internet – e sempre più spesso all’intelligenza artificiale – per risolvere dubbi, piuttosto che chiedere a familiari o amici. La connessione diventa quindi libertà: libertà di scelta, di espressione, di stare bene anche da soli, con la sicurezza di non essere mai veramente isolati.

Laura: la rete che amplifica il vuoto

All’opposto c’è Laura, cluster che raccoglie chi dal digitale riceve più insicurezze che benefici. Solo il 34% dei giovani e il 27% degli adulti in questo gruppo dichiara di trovare gratificazione nella solitudine online. La maggioranza si sente più sola dopo aver trascorso tempo sui social: il 47% dei 18-24enni e il 43% dei 25-44enni ammettono di uscire dalle sessioni digitali con un senso di isolamento maggiore.

La difficoltà sta tutta nel non riuscire a trovare un canale di appartenenza: il 51% dei più giovani e il 63% degli adulti del cluster Laura dichiarano insoddisfazione verso le proprie relazioni digitali. Molti vorrebbero allargare la propria rete sociale, ma non trovano strumenti adatti. Il digitale diventa così uno specchio che restituisce fragilità, un luogo percepito come ansiogeno e poco accogliente. Solo una minoranza (6-7%) si sente a proprio agio sui social media: per la maggior parte il vero conforto resta la dimensione intima, quella delle case degli amici o dei piccoli gruppi.

Un’Italia sospesa nel mezzo

Tra Marco e Laura si colloca un cluster neutrale, quasi la metà degli intervistati, che non idealizza il digitale ma nemmeno lo subisce. Per loro la rete è routine, una distrazione, un sottofondo che a volte tiene compagnia e altre resta irrilevante. È la dimostrazione che non esiste un unico modello di connessione: per alcuni è rigenerazione, per altri frustrazione, per molti una semplice abitudine.

La solitudine come termometro sociale

La ricerca mette in evidenza come la soddisfazione rispetto alla propria vita sociale sia l’elemento decisivo. Marco si sente appagato dentro e fuori dalla rete: dichiara un alto livello di benessere nelle relazioni e una forte affinità con l’idea di “stare bene da soli”. Laura, invece, esprime fragilità: «Vorrei avere più relazioni ma non so come fare», o ancora «Non sempre sento comprensione dalle persone che frequento», sono le frasi che più spesso risuonano in questo cluster.

La spaccatura è evidente anche quando si chiede quale rinuncia peserebbe di più: un giorno senza internet o un giorno senza contatto umano. Marco teme l’assenza di connessione, Laura teme l’assenza di persone. Due poli che raccontano due approcci radicalmente diversi alla vita digitale e alla solitudine.

Gli spazi della socialità

L’indagine entra anche nel merito dei luoghi dove le persone si sentono più a loro agio. Marco trova nel digitale la sua piazza quotidiana: il 37% dei giovani e il 31% degli adulti dichiara di preferire le conversazioni online perché meno stressanti rispetto a quelle faccia a faccia. Laura, al contrario, predilige gli incontri di persona: il 39% dei giovani e il 42% degli adulti di questo cluster dichiara di trovarvi maggiore autenticità e comfort.

Nelle attività preferite si conferma la distanza: Marco usa il digitale per rilassarsi (27%), svagarsi (20%), apprendere o coltivare interessi. Laura lo fa per relax (38%), ma anche per allontanare problemi (29%), senza mai associare la rete a rigenerazione o crescita personale.

La voce degli esperti

«Con Le solitudini tra noi abbiamo voluto indagare come la tecnologia modifichi non solo le relazioni, ma anche il modo in cui le persone affrontano le diverse esperienze di solitudine» spiega Emanuele Giraldi, Managing Director di Hearts & Science. «Ci sono profili per cui il digitale è un ambiente sicuro e gratificante, dove rigenerarsi ed esprimersi, e altri per cui resta uno spazio ansiogeno. La verità è che non esiste un unico modo di essere connessi. Il digitale e la socialità si stanno evolvendo insieme, e ognuno di noi lo interpreta in base al proprio vissuto».

Ed è proprio nella scelta di chiamare i due profili “Marco” e “Laura” che si coglie l’ironia più affascinante di questa ricerca: la canzone di Laura Pausini diventa la metafora perfetta per raccontare come la solitudine di una generazione che attendeva un treno oggi si sia trasformata in quella di una generazione che cerca risposte dietro uno schermo.

Autore
Panorama

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