La separazione delle carriere mercoledì in Senato: la maggioranza pensa al canguro per fermare l’ostruzionismo

  • Postato il 17 giugno 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nella maggioranza di centrodestra la definiscono una giornata “importante”, per qualcuno addirittura “storica”. Non è un caso che nelle chat di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia i senatori siano stati tutti convocati per mercoledì mattina quando sarà incardinata a Palazzo Madama la riforma costituzionale della separazione delle carriere, storico cavallo di battaglia del centrodestra dai tempi di Silvio Berlusconi. Mercoledì i senatori di maggioranza sono stati convocati per votare contro la “pregiudiziale” di costituzionalità proposta dall’opposizione.

Poi inizierà l’esame del provvedimento e non sarà un percorso semplice per il governo: dopo la decisione di arrivare in aula senza dare il mandato al relatore per accelerare i tempi, l’opposizione annuncia di voler fare ostruzionismo a Palazzo Madama per stoppare la riforma e rimandarla a dopo l’estate. Un obiettivo che permetterebbe di rallentare ulteriormente l’iter del disegno di legge costituzionale che poi dovrà tornare alla Camera (e un’altra volta al Senato) per la seconda lettura.

Ma la maggioranza ha in serbo una contromossa per approvare il provvedimento in aula entro metà luglio: il canguro parlamentare, uno strumento previsto da regolamento che permetterebbe di contingentare i tempi del dibattito e facendo saltare molti degli oltre mille emendamenti depositati dalle opposizioni in commissioni Giustizia. Uno strumento piuttosto inusuale se riguarda un disegno di legge costituzionale. Secondo il regolamento, il “canguro” dovrebbe essere disposto dal presidente del Senato.

In questo modo, dunque, la maggioranza potrebbe approvare la riforma della separazione delle carriere al Senato a luglio e arrivare alla Camera per la seconda lettura prima della pausa estiva o subito al rientro dalle ferie del Parlamento. Durante la seconda lettura non sarà discusso tutto il testo e i relativi emendamenti ma la maggioranza si esprimerà con un unico voto – “sì” o “no” – in commissione e poi in aula.

Se così fosse la riforma sarebbe approvata entro fine anno e a quel punto il referendum confermativo si terrebbe nella primavera del 2026 rispettando l’iter più volte annunciato dal Guardasigilli Carlo Nordio. In caso di vittoria del “sì” resterebbero tempi stretti per approvare le norme attuative della riforma costituzionale, a partire dalla legge elettorale per i due nuovi Consigli Superiori della Magistratura per sostituire quello in scadenza a inizio 2027.

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Il Fatto Quotidiano

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