La semplificazione della ministra Casellati: spende 52mila euro per far sapere ai cittadini che ha tagliato 30mila decreti regi
- Postato il 7 ottobre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non accade tutti i giorni di mandare 30mila leggi al macero. Tanto più se sono regi decreti approvati tra il 1861 e il 1946 ormai ritenuti “obsoleti, duplicati o non più applicabili”. Così la grande battaglia della ministra delle Riforme e della Semplificazione Maria Elisabetta Alberti Casellati deve essere premiata e fatta conoscere al grande pubblico: il 25 settembre Palazzo Chigi ha deciso di realizzare una campagna di comunicazione per informare i cittadini del “taglia leggi” voluto dalla ministra berlusconiana. Costo totale: 52mila euro.
La delibera del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria di Palazzo Chigi, che Il Fatto ha letto, risale al 25 settembre ma la richiesta è del 20 maggio scorso: in quella data, si legge nell’atto, la ministra Casellati aveva chiesto al sottosegretario Alberto Barachini (anche lui di Forza Italia) di ideare e realizzare “una campagna di comunicazione istituzionale che mira a informare il pubblico sull’importante semplificazione dell’ordinamento giuridico ottenuta attraverso il riordino e l’eliminazione di un altissimo numero di norme finora vigenti, ma ormai prive di efficacia perché risalenti al periodo 1861-1946”.
Alla fine così Palazzo Chigi ha deciso di realizzare la campagna per un costo di 52mila euro affidandola alla società di comunicazione e consulenza Spin Factor con sede a Napoli. L’abolizione di 30mila decreti regi è stata la principale battaglia della ministra Casellati di questi mesi. Il premierato, la grande riforma costituzionale del governo, infatti è stato accantonato e forse tornerà negli ultimi mesi della legislatura per celebrare il referendum dopo le elezioni del 2027. Così la ministra di Forza Italia si è concentrata sull’altra sua delega, cioè la Semplificazione.
I decreti regi sono stati aboliti con un disegno di legge votato in via definitiva dal Senato a fine marzo, anche se l’iter parlamentare è stato piuttosto accidentato. Nel primo passaggio alla Camera, infatti, il governo si era accorto – su richiesta di diversi ministeri – che nel falò normativo erano finite anche alcune leggi che in realtà sono ancora applicate e, anzi, necessarie perché istituiscono scuole o confini tra comuni. Legge corretta con altrettanti emendamenti.
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