La scuola di cucito pietrese che rischia di essere spazzata via dalla ferrovia a monte: “Ho scoperto dell’esproprio durante un corso”
- Postato il 1 novembre 2025
- 0 Copertina
- Di Il Vostro Giornale
- 4 Visualizzazioni

Pietra Ligure. “Ma non è che alla fine i binari passeranno di qui? Fammi un po’ controllare”. Stefania Aicardi, titolare della scuola di cucito Arte&Moda di Pietra Ligure, ha scoperto così – per caso, per curiosità – che il progetto della nuova ferrovia a monte tra Finale e Andora passerà esattamente dove oggi sorge la sua scuola.
Una scoperta che le ha tolto il fiato. Anche perché di raddoppio se ne parla da quasi cinquant’anni, e l’opera è diventata una sorta di leggenda metropolitana anche a Pietra Ligure. Oggi però la musica sembra essere cambiata: “Vogliamo finanziare il progetto con l’ultima Legge di Bilancio di questo Governo”, Rixi dixit, a Roma, il 22 ottobre scorso.
E il progetto c’è: è scritto nero su bianco. E su quel plico di oltre mille pagine – più allegati – ci sono anche i nomi e i cognomi di chi vedrà, suo malgrado, espropriata una proprietà o, come nel caso di Stefania, letteralmente un pezzo di vita.
“Una settimana fa, durante un corso – racconta ai microfoni di IVG – ho scoperto che proprio qui, dove siamo ora, passeranno i binari della nuova fermata di Pietra Ligure“. Forse, un tempo, una notizia così avrebbe strappato una risata: “Sì, ma non la faranno mai, se ne parla da una vita.” Oggi però nell’aria si respira una consapevolezza nuova. E Stefania Aicardi lo sa bene.
La sua scuola, fondata dieci anni fa, è un piccolo laboratorio di creatività e pazienza. È una realtà più unica che rara in provincia di Savona. Dentro, si impara a cucire, a tagliare, a riparare, ma anche a ritrovare sé stessi: “Qui si insegna un mestiere che ormai si sta perdendo. Ci vengono bambini di sette anni e signore di ottanta. È un luogo di condivisione, di passione. Una seconda casa”, chiosa Stefania.
Ed effettivamente, entrando nell’edificio di Regione Corte, abbiamo avuto la sensazione di fare un salto nel tempo. Sembra il set di un film degli anni in cui le macchine da cucire erano protagoniste silenziose di ogni casa, simbolo di pazienza e di cura. Una realtà agli antipodi rispetto a quella che viviamo oggi, immersi tra intelligenza artificiale e virtuale. Se il mondo contemporaneo ci spinge a fare tutto a distanza – senza toccare, senza sentire – nella scuola di Stefania è tutto “dannatamente” materiale.
I tessuti si piegano tra le dita, i fili si intrecciano con i pensieri, le forbici scandiscono il tempo. Quasi ci siamo sentiti a disagio a filmare le riprese con il nostro smartphone, come se la tecnologia stonasse tra quelle mura. Come se quell’obiettivo freddo rischiasse di incrinare l’alchimia perfetta di un luogo che profuma di passato, di mani che lavorano, di vita vera. Un passato che, forse, ci sarebbe anche bisogno di riscoprire.
Oggi quella casa rischia di sparire sotto i binari. Ma Stefania non è di certo una che si arrende, e così ha lanciato una petizione online per chiedere che il progetto venga riconsiderato, che il tracciato sia spostato più a monte: “Non è solo una questione mia, personale. Qui ci sono attività, terreni, famiglie. Se il percorso fosse spostato più su, gli espropri diminuirebbero nettamente”.
Perché quella della mitigazione degli effetti negativi del raddoppio tra Finale e Andora non è una battaglia solo di Stefania Aicardi. È una questione che riguarda un intero territorio, una comunità, un modo di vivere. Dove oggi si sente il rumore delle macchine da cucire, domani potrebbe passare un treno: “Dove ora cuciamo, un domani si starà seduti in una carrozza. Si passa di qui”, ricorda Stefania indicando con la mano la linea immaginaria dei futuri binari.
Lo abbiamo detto: lo scenario del raddoppio si fa sempre più concreto. Ecco perché per Stefania, così come per tanti savonesi toccati dall’opera, pensare al dopo non è un tabù: “Ora noi andiamo avanti come sempre, qui non cambia nulla e non voglio ancora pensarci troppo. Certo a caldo un po’ ci ho pensato, ma è passata solo una settimana da quando l’ho saputo, siamo tutti sotto shock”.
Eppure, il vero nodo non è solo la perdita di un edificio. È la perdita di un pezzo di vita. Chi frequenta la scuola di Stefania non riesce a crederci. “C’è chi è sbalordito: Ma come, possono davvero farlo? Altri più anziani dicono che se ne parla da anni, ma non ci credevano più. Tutti però sono uniti: nessuno vuole che la scuola venga toccata. Qui si sono create amicizie, legami, una comunità vera”.
E poi c’è il verde. Quello che circonda Arte&Moda: “Questa scuola è immersa nel verde. Se davvero dovesse sparire, non sarebbe solo un danno per me, ma per tutto il territorio. Qui ci sono falde, ci sono reperti archeologici sotto i nostri piedi. E poi il rumore, la polvere, gli anni di cantieri. Dobbiamo capire che sarà l’inizio di tanti disguidi e tanta distruzione”.
“Trasferire una realtà come questa non è semplice. Non è solo trovare un altro locale: è ricreare un’anima. Questo posto era il mio sogno. E ora pensare di rifarlo da un’altra parte… è dura.” La speranza, però, resta: “La speranza è l’ultima a morire. E voglio che la Liguria non paghi un prezzo così alto per lo sviluppo infrastrutturale”, conclude.
Intanto, le firme della petizione continuano (si può firmare qui). E tra un punto e un orlo, tra un filo rosso e uno bianco, Stefania continua a cucire e a formare professionisti. Con la stessa pazienza di sempre, ma con una determinazione nuova. Perché certi sogni, anche quando li vogliono espropriare, resistono.