La 'scalata' di Ankara all'interno della Nato
- Postato il 19 febbraio 2025
- Di Agi.it
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La 'scalata' di Ankara all'interno della Nato
AGI - Il 18 febbraio del 1952 la Turchia entrava ufficialmente a far parte della Nato. Il 18 febbraio 2025, 73 anni dopo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ospita il collega ucraino Volodymyr Zelensky ad Ankara e rilancia la propria centralità per la pace tra l'Ucraina e la Russia, il nemico di oggi (ma anche di ieri), la Russia non più Urss. Un incontro cosi' importante che, a margine dello stesso il presidente turco ha parlato con il segretario Generale dell'Alleanza Mark Rutte. Dal 1952 a oggi sono cambiati i tempi, ma una cosa non è cambiata: l'importanza della Turchia nella Nato. Per l'Alleanza Atlantica, nata appena 3 anni prima dell'ingresso turco, la decisione di Ankara segno' all'epoca un importante passo nella protezione del fianco sud orientale del blocco proprio dalla minaccia sovietica. Allo stesso tempo la Repubblica turca, fondata appena 9 anni prima dalle ceneri dell'impero ottomano, si garantiva il sostegno e i fondi dell'occidente.
L'interesse comune della difesa del fianco orientale dell'Alleanza portò Ankara a sviluppare gradualmente quello che diverrà il secondo esercito più grande della Nato. Esercito che si rivelerà negli anni così devoto ai valori occidentali da compiere colpi di Stato per evitare che il Paese prendesse 'derive' islamiste o comuniste. Momenti che rimarranno tra le pagine più nere della Storia del Paese, ma terranno fermo il ruolo della Turchia di vero che rimarrà sempre un bastione dell'Alleanza. Negli anni le forze turche si sono mostrate centrali non solo per la difesa del fianco est, ma anche per gli interventi effettuati in Kosovo, Iraq, Afganistan e nei pattugliamenti di tratti di mare del Mediterraneo e non solo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato recentemente che la Turchia è tra "i cinque membri più influenti della Nato". Rutte ne ha elogiato "i risultati nell'industria della Difesa", mentre il suo predecessore Jens Stoltenberg ha più volte mediato con Erdogan nelle crisi degli ultimi anni.
Le cose non sono sempre andate nel verso giusto
Polemiche all'interno dell'alleanza non sono mancate, a partire da quanto avvenuto con la Danimarca per le vignette su Maometto del 2005. Erdogan pretese delle scuse che non arrivarono e si infurio' al punto che il leader turco si rifiutò di votare per Anders Fogh Rasmussen a segretario Generale. Una crisi poi risolta da Silvio Berlusconi (2009). In base a quanto raccontato dall'allora premier italiano, fu proprio lui a convincere Erdogan in una lunga telefonata, a costo di far aspettare la Cancelliera tedesca Angela Merkel che lo attendeva per un vertice dell'Alleanza. Le immagini fecero il giro del mondo. Alti e bassi hanno caratterizzato il rapporto Nato soprattutto con gli Usa, che è il primo esercito Nato seguito proprio da Ankara. Erdogan negò l'utilizzo delle basi per le operazioni in Iraq (2003), accusa (ancora oggi) la Casa Bianca di sostenere i separatisti curdi del Pkk e quando incassò da Barack Obama il no alla vendita dei Patriot rispose comprando i missili russi S-400 (2016). Quello degli S-400 rimane un grande neo, ma anche un segnale forte; unico caso di armi acquistate da un Paese che non fa parte dell'Alleanza, perdipiù la Russia di Vladimir Putin, quello che è diventato il nemico numero uno.
Erdogan la pagherà venendo escluso dal programma relativo i jet da guerra F-35, ma saprà rifarsi. Sarà infatti proprio l'industria della Difesa a far crescere il ruolo di Ankara nell'Alleanza. Dopo le batoste inflitte ai russi ora i droni turchi sono utilizzati anche da Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Lituania e Albania, tutti Paesi membri che hanno inserito nell'inventario armi turche. Presto potrebbe aggiungersi Lettonia e Gran Bretagna, ma la lista e' destinata ad allungarsi con i nuovi gioielli prodotti dall'industria bellica turca. È però la guerra in Ucraina a dare un'ulteriore accelerata alla scalata turca nella Nato. Erdogan è l'unico leader dell'Alleanza ad avere un filo diretto con Putin e incontrare il leader russo più volte creando non poco fastidio all'ex presidente Usa Joe Biden. Allo stesso si guadagna la gratitudine di popolo e governo ucraino con l'invio di droni che infliggono dure perdite ai russi, mentre per più di un anno tiene in sospeso l'allargamento a Finlandia e Svezia. Il semaforo verde arriva solo dopo la promessa di Biden di inviare ad Ankara 40 jet da guerra F-16. Nell 73esimo anniversario dall'ingresso turco nella Nato e' proprio Zelensky a sottolineare la centralita' di Ankara affermando che "la Turchia deve sedere al tavolo per la pace", mentre Erdogan strizza l'occhio alla nuova amministrazione americana e propone di ospitare un vertice, perche', ha detto oggi, "tra Russia e Ucraina è arrivato il momento della paLa sc". E la sua voce nella Nato conta.
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